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Avanti un altro

Foto © Acri In Rete
Franco Bifano
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C’è poco da fare quando oramai sei sono convinto di essere abbastanza smaliziato al punto che nulla ormai possa stupirti; invece, accade sempre qualcosa di nuovo che ti costringe a cambiare idea.
La nostra città poi, in quanto a sorprese, si rivela sempre una inesauribile quanto “meravigliosa” miniera.
L’ultima riguarda il Centro per l’Impiego, l’ufficio deputato a censire prima e, orientare poi le persone in cerca di occupazione. Per chi ancora non lo sapesse, da aprile scorso, è stato trasferito da via Roma a via Calatafimi, per capirci, zona Piazza dei Frutti-Monumento. Buona idea! Immagino rientri in quella illuminata strategia di riqualificare il Centro Storico, spostandovi gli uffici di una certa rilevanza, affinché quest’ultimo possa ritornare, non dico agli antichi fasti, ma a ritrovare un po’ di movimento, un po’ più di vitalità. Strategia che comunque andrebbe a beneficio delle poche attività commerciali rimaste che coraggiosamente tengono duro e sopravvivono. Se fosse così, complimenti all’autore della brillante idea!
C’è però qualcosa di strano! L’ufficio è chiuso e, come recita il cartello sulla porta d’ingresso, apre solo due volte alla settimana, martedì e mercoledì dalle ore 9 alle 12. Solo due mattine alla settimana? Allora non è strano, diamine è certamente un buon segno! Vorrà dire che sono diminuite le persone in cerca di occupazione! Insomma sono diminuiti i disoccupati. Magnifico!!
Adesso si capisce anche perché sui social circolano foto che mostrano, sempre più spesso, strade completamente deserte. Ma è chiaro la gente è tutta al lavoro. Ottimo! Acri è in controtendenza rispetto al resto del Sud, dove la disoccupazione registra dati a dir poco allarmati.
E i paesi limitrofi? Se l’ufficio può restare chiuso ben 4 giorni su 6, o avranno anche loro buone notizie sul fronte occupazionale, o sono costretti a rivolgersi agli uffici di Montalto o Cosenza. E le persone che ci lavoravano? Magari saranno in pensione, beate loro!
Oggi è martedì, rincuorato anche da queste buone notizie, mi reco all’ufficio con calma, tanto è ovvio che sarà poco frequentato. Sorpresa!! Sono appena le 9.30 e c’è già un buon numero di persone a fare la fila, sembrano addirittura molti di più in quanto lo spazio è ristretto e i posti a sedere sono esigui. Quelli che sono costretti ad aspettare il proprio turno fuori, con le macchine che passano e la strada stretta, devono stare in campana e pronti a spostarsi ogni volta.
Angela, una cara amica, mi dice: “Franco, ci rendiamo conto in che situazione ci troviamo?”. Anche Raffaele manifesta la sua indignazione: “E’ il solito schifo!”
Non ci crederete, ma siamo fortunati! Proprio così. L’ufficio in questione doveva essere chiuso, in quanto la Provincia lo aveva “accorpato” ad altra sede- Il Commissario Prefettizio, che aveva in mano le redini del Comune prima delle ultime elezioni, aveva infatti predisposto la disdetta del contratto di fitto dei locali di Via Roma.
La parola magica in questi casi è sempre la stessa: razionalizzazione. Nel merito, tagliare l’onere dei cosiddetti “fitti passivi” da parte di un Comune in dissesto come il nostro, e dall’all’altra “sfoltire” il personale ad opera della Provincia. Già, proprio la Provincia! Ente che avrebbe dovuto sparire invece, ad oggi, depotenziato e trasformato in inutile carrozzone a cui i politici fanno a gara (tra loro stessi) ad attaccarsi, consapevoli (a quanto dicono) che non vi sono le risorse finanziarie sufficienti a coprire gli stipendi dei dipendenti. Tuttavia, loro vogliono salirvi lo stesso, ma non è curioso?
L’attuale Amministrazione comunale, mettendo a disposizione il locale di via Calatafimi, ha impedito che l’ufficio sparisse e ha ottenuto che almeno restasse aperto due mattine alla settimana. È un primo passo, ma ancora corto!
In un territorio ad alta densità di inoccupati, un ufficio come quello del collocamento al lavoro, nella mia idea di società civile, dovrebbe essere in prima linea, anello di congiunzione tra la debole (purtroppo!) offerta e la forte domanda; pronto a mettersi a disposizione dell’utenza con sensibilità, professionalità e competenze.
Invece, viene aperto a mezzo servizio, quasi come a voler dire: “Signori, oggi consideratevi fortunati che ci siamo. Avanti un altro!”

PUBBLICATO 20/06/2018 | © Riproduzione Riservata





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