Il potere e la democrazia. Il sindaco di Acri, Pino Capalbo, non rappresenta più la maggioranza degli elettori


Francesco Foggia

I sindaci, da qualche decennio, hanno maggiori incombenze e un alto potere decisionale.
Tant’è che essi percepiscono emolumenti che gli amministratori di un tempo potevano solo sognare. All’epoca, però, era più percettibile lo spirito politico che animava le segreterie dei partiti, quando in esse si stilavano i programmi da presentare agli elettori, ma anche quando si perveniva ad accordi fra le forze politiche per costituire le maggioranze nei consigli comunali. Le responsabilità, ora, saranno maggiori, ma la passione politica spesso anima le persone a mobilitarsi forse più di quanto faccia una prescrizione di un medico. Se non ci fossero queste tendenze personali non ci si spenderebbe in comizi pubblici, non si affronterebbero competizioni elettorali, non si passerebbero notti in bianco per organizzare e migliorare la qualità della vita della collettività. Se “il potere logora chi non ce l’ha” fa sentire ancora di più i suoi effetti in chi lo detiene per ascoltare non solo il suo corpo elettorale ma per soddisfare i bisogni di tutti i cittadini. Fra le prerogative che hanno i sindaci c’è anche quella di nominare assessori e, parimenti, a sostituirli con altre persone di sua miglior fiducia ed operatività. Il sindaco di Acri in quasi un anno di tempo si è avvalso di questo potere ed ha destituito dal loro ruolo di assessori Sergio Algieri, Maria Mascitti e Natale Viteritti non considerando che questi fossero stati votati da elettori in suo sostegno. Gli assessori destituiti avevano concorso con i loro 867 voti (Algieri, 382; Mascitti, 360; Viteritti, 125) a far raggiungere al loro candidato a sindaco, Pino Capalbo, 6.063 preferenze su 12.290 voti validi, l’11 giugno 2017. Nel frattempo ci sono state altre variazioni in seno alla maggioranza del Comune di Acri: - il consigliere Mario Fusaro (voti 164) abbandonava il partito “Sinistra Italiana”, che si metteva all’opposizione; - i consiglieri Caiaro Luigi Maria (voti 364) e Intrieri Giuseppe (voti 304), rappresentanti di “Acri in Comune” (voti 2.339) passavano all’opposizione; - Fusaro Salvatore Tullio (voti 177) si dimetteva da assessore del “Movimento Acri Democratica”; - Mario A. Bonacci, rappresentante “Mdp - Leu” con voti 2.098, va a sostenere l’attuale giunta municipale. Adesso, se ai voti del primo turno raccolti da Pino Capalbo sommiamo quelli di Mario A. Bonacci, il sindaco in carica raggiunge un potenziale di 8.161 preferenze. Queste, però, diventano 4.007 se togliamo aritmeticamente i voti di Sinistra Italiana (935 -164 = 771), Acri in Comune (2.339), quelli degli assessori destituiti o dimissionari (voti 1.044). La somma dei voti degli altri candidati a sindaco, Anna Vigliaturo (2.554 voti) e Maurizio Feraudo (1.575 voti), ammonta a 4.129 voti, cioè la minoranza ha 122 voti in più rispetto all’attuale sindaco! In questo calcolo numerico, però, non abbiamo considerato l’altra faccia della medaglia: gli elettori degli assessori destituiti o dimissionari e delle forze politiche costrette a passare all’opposizione, non avranno certamente gradito questi voltafaccia dell’attuale sindaco e vogliono contare, nonostante tutto. I voti, allora, delle opposizioni consiliari diventano 8.283 (4.154 + 4.129), più del doppio dei voti della maggioranza (4.007) che sostiene il sindaco Pino Capalbo. Le prerogative del sindaco sono istituzionali, ma i valori democratici diffusi fra i cittadini non sono da meno. |
PUBBLICATO 09/09/2019 | © Riproduzione Riservata

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