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L’aquila ed il pappagallo. Una favola o una metafora dei nostri tempi?

Foto © Acri In Rete
Pino Capalbo
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Faccio mia e propongo questa favola di Bonaventura Ferri.
In una terra vi era un’aquila che sapeva volare in alto, molto in alto, era capace di librarsi in volo così in alto da vedere cose, agli altri, sconosciute.
Dall’alto poteva vedere facilmente risorse importanti. Se gli uccelli avevano sete, l’aquila sapeva dove era la fonte più vicina.
L’aquila, illuminata dal sole, non perdeva occasione per aiutare tutti gli altri uccelli a volare più in alto.
Per condividere con tutti le gioie del volo in alto, ed anche le risorse disponibili, l’aquila spiegava come alzare il più possibile la testa, come allargare bene le ali per mettere la massima forza ed impegno nel volo.
Così, pian piano, in quella terra, tutti gli uccelli iniziarono a volare più in alto, non era importante quanto in alto ma, ognuno di loro, volava più in alto di prima.
A guardare bene sembrava che tutto si fosse innalzato, che tutto fosse più vicino al cielo.
In un’altra terra vi era un pappagallo, sapeva svolazzare appena, poco più di una gallina, aveva sentito parlare delle aquile ma, la natura, lo aveva fatto pappagallo.
Piuttosto che impegnarsi nel volo, per imparare a volare in alto, cercava un modo per convincere gli altri di essere un’aquila anziché un pappagallo.
Un giorno, qualcuno, mise sulla sua strada un piccolo trespolo sul quale arrampicarsi e poter stare, senza fatica, un po’ più in alto del suolo.
Dal piccolo trespolo con le sue penne, quasi inutili ma colorate, il pappagallo esercitava un discreto fascino sui polli che avevano le penne quasi incolori, riuscendo a convincerli che, seguendolo, prima o poi, avrebbero avuto anche loro le penne colorate.
In quella terra accadde una cosa strana, il pappagallo, aiutato dai polli, attaccò al piccolo trespolo la scritta “aquila”, ed impose a tutti gli uccelli di volare più in basso perché era solo l’aquila a poter volare in alto, così, tutti gli uccelli furono costretti a volare rasoterra, rischiando di morire di sete non vedendo più fonti di acqua.
A guardare bene sembrava che tutto si fosse abbassato, allontanandosi dal cielo.
Triste è la terra in cui si fa’ in modo che i pappagalli possano credersi aquile, aiutati dai polli, impedendo a tutti gli uccelli di volare più in alto.

Rigurado la questione ITCGT, noi non abbiamo posizioni particolari da difendere, non sappiamo se il consigliere Intrieri parla in qualità di consigliere comunale o da vice preside dell' istituto professionale, noi abbiamo a cuore le scuole di Acri, laddove sarà possibile cercheremo di mantenere tre dirigenze altrimenti, senza pregiudizi e livore verso nessuno, avremo come unico scopo quello di consolidare le scuole di Acri partendo principalmente da chi rischia di perdere l’autonomia.
Ricordiamo, nel 2018, quando faceva parte della maggioranza, le notevoli sollecitazioni, per usare un eufemismo, di Intrieri per accorpare l’ITCGT, nonostante possedesse l’autonomia, all’istituto professionale ma la proposta non passò.

PUBBLICATO 14/10/2019 | © Riproduzione Riservata





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