A proposito di Aquile e Pappagalli
Luigi Caiaro - Giuseppe Intrieri
Dobbiamo confessare che ci è molto piaciuta l’ennesima fabula che il primo cittadino ha tentato di propinare ai cittadini.
Bella la morale e i sillogismi calzanti. Ci permettiamo – non ce ne voglia l’interessato – solo alcune brevi considerazioni. Prendiamo, anzitutto, atto del fatto che il primo cittadino preferisce sfuggire al merito delle questione, evitando di rispondere in concreto, ossia sul fatto che si sta svendendo un istituto scolastico importante al comune di Bisignano. Sulle motivazioni, con forti connotazioni personali da parte di qualche componente della nuova giunta, sorvoliamo. Avremmo preferito sentire dalla voce del Sindaco che mai lo scellerato progetto di accorpare una nostra scuola, rendendola una succursale di Bisignano, avrebbe avuto seguito. Nulla di tutto questo. Il Sindaco, in preda a un delirio di onnipotenza, si crede un’aquila e ritiene di avere insegnato ai suoi concittadini a volare alto. E’ la sindrome del Marchese del grillo. Il primo cittadino sembra dire « Io sono io (nrd : l’aquila) e voi non siete un c…o ». In preda a un sonno profondo, il primo cittadino sogna mondi migliori, il risveglio, quando avverrà, seppur tardivo, sarà terribile. La nostra aquila si troverà di fronte una città distrutta nelle sue unità essenziali, depauperata nei servizi. L’aquila si scoprirà pappagallo allorquando si ritroverà nel suo pollaio con i pochi polli ad ossequiarlo, mentre tutto intorno crolla. L’ospedale è ridotto ai minimi termini. Il centro per l’impiego e l’I.N.P.S. sono ormai realtà virtuali, come tante altri servizi che in questi anni sono svaniti nel nulla. In tutto questo, il primo cittadino, ben lungi dal prendere coscienza della terribile realtà, si sente come Napoleone. Peccato che non abbia vinto nessuna delle battaglie che si era prefisso. Ad oggi è assimilabile a un allenatore che vede la propria squadra in via di retrocessione e che continua a cambiare calciatori, non capendo che il problema non è la squadra, ma la mancanza di una leadership equilibrata e capace. Stando alla sua metafora, egregio signor Sindaco, ci permettiamo una domanda, alla quale, siamo sicuri, sfuggirà: Chi è il pollo? Chi, intravvedendo la catastrofe, mette in guardia e denuncia o chi sta svendendo una città al migliore offerente, dopo avere tentato di farne una pattumiera? Lei sarebbe l’aquila? Quali sarebbero i voli pindarici che avrebbe osato in quasi tre anni di malgoverno? Signor Sindaco, un consiglio spassionato: se decide di prendere la penna, dopo anni di polemiche e battaglie personali, lo faccia per parlare di ciò che ha fatto, non di come si sente. Che abbia un’altissima concezione di sé stesso, è palese. Ci piacerebbe che questa concezione si basasse su presupposti concreti e non su favolette da propinare ai bambini. Ci dica cosa ha fatto in concreto per la nostra città, e cosa intende fare per impedirne l’ulteriore depauperamento. Il resto è aria fritta e lo sanno persino le persone a lei vicine, le quali, prima a bassa voce, oggi senza tante remore, cominciano a cantare i de profundis a un’avventura che ha portato solo danni e tanto fumo. Per non sembrare da meno, signor Sindaco, ci concediamo da lei con una bella favola di Fedro, nella magnifica interpretazione dialettale fatta da Biagio Autieri, dal titolo emblematico: “Partorisce il monte”: Avia de parturiri ‘na muntagna E li gridati li facia fisc-cari! Tuttu quantu lu munnu ‘ncappa magna Stava ‘ssu granni figliu ad aspettari. Quannu, tutt’a ‘na vota, ‘e ‘nu grupicchiu Èd esciutu, pardiu, ‘nu suricicchiu… |
PUBBLICATO 15/10/2019 | © Riproduzione Riservata
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