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Le fake news come il covid19. I dati in un Rapporto

Foto © Acri In Rete
Redazione
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Anche le fake news sono un virus. Non lo scriviamo noi bensì l’Ital Communications Censis nel suo Rapporto su “disinformazione e fake news durante la pandemia” in cui si legge, tra l’altro, che “il 2020 sarà ricordato come l’anno dell’infodemia comunicativa”, cioè della circolazione spasmodica, incontrollata e superficiale di notizie riguardanti il virus. Che purtroppo ha colpito anche il nostro territorio. Il Rapporto è stato presentato a Roma nei giorni scorsi. Gli italiani intervistati hanno trovato l’informazione sul Covid19 confusa (49,7%), ansiogena (39,5%), eccessiva (34,7%) e equilibrata appena il 13,5%. Confusione, spregiudicatezza e superficialità nel pubblicare notizie ed articoli che hanno generato nella popolazione/lettori un senso di paura (65%), soprattutto nei soggetti più deboli. A provocare questa infodemia è stata l’enorme (giustificata) domanda di informazione su un argomento nuovo e che ha coinvolto tutti. I maggiori danni sono stati provocati dai social, da fonti non attendibili, dalle condivisioni, da semplici cronisti che si sostituivano a virologi ed epidemiologi e da chi, pur di pubblicare per primo la notizia, non ha ritenuto opportuno accertarla. Sempre secondo il Rapporto è emerso che man mano che passava il tempo, solo i siti della Prociv, del Ministero della salute e dell’Istituto superiore della sanità, hanno preso il sopravvento risultando tra quelli più consultati. Infine, sono stati circa 30 milioni (57%), gli italiani che durante l’emergenza sanitaria hanno trovato sul web e sui social notizie che poi si sono rivelate false o inesatte.

PUBBLICATO 16/05/2021 | © Riproduzione Riservata





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