OPINIONE Letto 1704  |    Stampa articolo

Cresciamo insieme

Foto © Acri In Rete
Padre Leonardo Petrone
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Osservare un giovane ed una giovane che si amano e progettano il loro avvenire è come osservare la fotosintesi clorofilliana, il misterioso ma vitale fenomeno che purifica ed ossigena l’aria in cui siamo immersi. L’amore è molto di più di quello che si pensa. Infatti viene pensato e ritenuto fonte di benessere e felicità. Viene visto come emozione capace di aprire il cuore al beato sorriso. Tutto, intorno ai giovani innamorati, parla di forza capace di strappare ed allontanare dall’opacità di una giornata insulsa, e proiettare nell’azzurro del cielo limpido. Veramente l’amore rilancia la vita perché è energia che non si esaurisce. Solo l’amore ha la forza di realizzare: trascina la persona fuori della propria vita, la spinge verso la creatività. Si espande. Il legittimo e naturale amore tra uomo e donna è indice di benessere: ognuno esce da sé stesso e va incontro ad un reciproco desiderio. Veramente l’amore è “potenza di Dio partecipata all’uomo e alla donna”. Questa potenza va oltre il confine del benessere personale. Insomma due persone che hanno imparato ad amarsi nella maniera giusta non si chiuderanno mai nel “dolce tepore del volersi bene”. L’amore, essendo energia, muove a partecipare. La migliore partecipazione ad altri è la vita. E’ come la luce, non si ferma nella lampadina, si irradia e rende tutto luminoso. L’amore che resta chiuso nei confini del personale benessere intristisce e muore, come il fiore strappato il cui incanto poco a poco svanisce. Due domande ai due innamorati: “Perché vi sposate?” La risposta sarà immediata: “perché ci vogliamo bene”! “Cosa vi aspettate”? “Essere felici”! Le risposte sembrano belle e sensate, in realtà non sono completamente belle e completamente sensate. Il fine dell’amore non è la felicità; nessuna esperienza umana produce felicità, la felicità è insita nella crescita a due. Il vero grande compito non è “stare” insieme ed essere felici, ma crescere e dare vita. Se domandate ai due fidanzati dagli occhi sorridenti: “il vostro amore porta alla felicità – oppure il vostro amore apre alla vita”? Apprezzano la prima domanda e la risposta è immediata e affermativa; restano perplessi e indifferenti alla seconda: non sanno che la felicità non è stato d’animo. Ma nasce come il fiore nasce dallo stelo maturo. Chi non ama si culla nella povertà personale, presto avvizzisce e muore. A puntualizzare è San Giovanni nella 1 Gv 3,4 “chi non ama muore”, svanisce l’incanto della vita. La prima energia che Dio ha dato all’uomo e alla donna è l’amore; è con amore e nell’amore che si costruisce la persona felice. E’ errato pensare che la felicità si trova già nel cestino. L’amore ha una sua pedagogia: colui che ama, prudentemente si mette in ombra affinché la persona amata sia in luce, sia luminosa. Chi ama diventa “esportatore”: esporta buoni rapporti. I buoni rapporti sviluppano benessere e felicità. La sposina che aveva letto Paulo Cohelo ogni mattina chiedeva al giovane marito: “mi vuoi bene”? Si sentiva ripetere quello che lei stessa aveva suggerito: “più di ieri e meno di domani”. Una mattina il marito la previene: “ti voglio bene”! “Devi rafforzare: voglio il tuo bene”. E domani, piegandoti sulla culla devi dire: “è nella vita che abbiamo generato che si legge la nostra bella storia”. Il marito con slancio: “in te ho trovato tutto il mondo/ con te lo voglio vivere fino in fondo” (L, Ferrata).

PUBBLICATO 06/03/2022 | © Riproduzione Riservata





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