OPINIONE Letto 7744  |    Stampa articolo

E… le stelle stanno a guardare

Foto © Acri In Rete
Katia Amodio
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Possono farlo, non hanno nessun coinvolgimento emotivo per quello che succede sulla terra (come sono fortunate).
Il mio paese, agli inizi degli anni 70 era un’isola felice, quasi incontaminata. Si viveva senza pretese, ci si aiutava fra vicini ci si scambiava il pranzo, i vestiti, i consigli i soldi. (interessi zero, solo tanta gratitudine). Noi ragazzi andavamo in chiesa dove trovavamo un ambiente permeato di sani valori morali, di buone intenzioni e fermi propositi che hanno accompagnato e segnato le nostre vite. Sistematicamente ogni autunno occupavamo le scuole. In queste “assemblee permanenti” veniva fuori la nostra contestazione per una società che allora ci pareva ingiusta (non potevamo certamente pensare che saremmo arrivati all’ingiustizia di quella attuale). Le occupazioni erano anche un momento per divertirci: suonavamo la chitarra si fumava qualche sigaretta (solo tabacco) ma eravamo ragazzi pieni di ideali e illusioni, convinti che avremmo contribuito a formare una società dove ci fosse un benessere collettivo.
Com’è diversa la Acri di oggi.
Buona parte dei giovani moderni non frequenta più la scuola ma i bar, le salette da gioco le viuzze recondite dove poter fare una fumatina non lecita. Essa è marchiata da un luogo comune indelebile ”I giovani d’oggi sono tutti uguali”. Vogliono solo uscire, portare capi firmati, andare in discoteca comprare telefonini sempre più moderni (sono bravissimi a usarli) tornano a casa tardi, e spesso anziché puzzare ancora di latte puzzano di alcool. Chi  vende alcolici ai minorenni? Chi fornisce loro gli spinelli? Nessuno lo sa.
Probabilmente solo le stelle. (Guai se potessero parlare ne avrebbero di cose da dire). Perché questo cambiamento radicale di non valori nella società di oggi? Com’è lontano il tempo in cui ci ritrovavamo tutta la famiglia a consumare pranzo e cena insieme.. È vero che ad Acri non ci sono sbocchi lavorativi, è vero che i ragazzi sono demotivati, è vero che la comunicazione fra le persone è andata a farsi friggere (basta osservare i ragazzi si parlano tramite facebook o WhatsApp essendo uno a fianco dell’altro). È anche vero che esiste questo spirito di uniformarsi agli usi e i costumi del momento (nemmeno fossimo sotto regime), ma è altrettanto vero che non esistono strumenti e mezzi validi per affrontare queste disfunzioni sociali. Che paese strano quello in cui vivo.
Si cercano i ragazzi che “fumano” ma non chi vende loro il fumo. Si fermano i ragazzi ubriachi ma non si cerca chi vende loro gli alcoolici.
La nostra gioventù ha bisogno di aiuto ce lo chiede quando torna a casa a notte fonda con il viso bianco come cera oppure con le scarpe in mano.
La nostra gioventù ha bisogno di certezze, ha bisogno di famiglie rese forti perché affiancate da istituzioni e servizi sociali efficienti ed efficaci. Ha bisogno di affetto, comunicazione, comprensione e non ultimo uno sbocco professionale capace di riempire il vuoto che la circonda. I suoi errori sono il frutto del nostro fallimento.
Mi nasce spontanea la domanda: Dove abbiamo sbagliato? Quando è venuta meno la nostra attenzione nei suoi confronti? Quando abbiamo abbassato la guardia nel prendere in carico le sue problematiche? Onestamente non lo so. So solo che dobbiamo correre ai ripari.
Se sbaglia non lasciamo che la nostra gioventù venga marchiata. Attiviamoci affinché ci siano strutture, mezzi risorse in grado di aiutarla e di aiutarci. Facciamo prevenzione nelle famiglie nelle scuole nelle piazze contro le dipendenze. È facile imparare a fumare e bere, il difficile è togliersi il vizio. Non lasciamo che le stelle siano testimoni oculari della nostra impotenza rendiamole più luminose facendo brillare la vita dei nostri ragazzi. Sono il nostro futuro e non quello che leggiamo negli oroscopi.


PUBBLICATO 26/01/2016 | © Riproduzione Riservata



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