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No al MAB, non mi fido!

Foto © Acri In Rete
Luigi Viteritti
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Il Programma MAB (Man and the Biosphere)  è stato avviato dall’UNESCO negli anni ’70 per migliorare, così è scritto, il rapporto tra uomo e ambiente e per ridurre la perdita di biodiversità. Tanta strada è stata fatta e tanti MAB sono stati fatti anche in Italia (ce ne sono 13 in Italia) http://www.unesco.it/cni/index.php/scienze-naturali/biosfera. Ma possiamo fidarci qui da noi di un tale programma? Temo proprio di no.
Non sono uno che ha frequentato la Sila Greca solo a ferragosto e pasquetta. Ho fatto ed organizzato tante escursioni nella Sila Greca, attraversando il fiume Colognati fino a Longobucco, ho organizzato e fatto escursioni all’oasi WWF dei castagni secolari per poi continuare fino all’Abbazia del patire, alla sorgente del fiume Colognati e le sue cascate, sulla vetta del monte Paleparto 1300 mt con veduta spettacolare sul mar Ionio, escursioni con il CAI di Cosenza e di Verbicaro, ho percorso i sentieri natura per  mountain bike, ho visitato miriade di fontane naturali. Ho visto tanta bellezza.
Ma in tutte queste escursioni ho visto tanto degrado, abbandono, abusi e soprusi perpetuati ahimè anche da chi doveva difendere il nostro territorio.  Ho visto pinete rase al suolo senza nessun ordine, con Tir che portavano via la legna, ho visto corsi di fiume deviati, ho visto strade comunali interrotte al transito (con alberi di traverso sulle strada) per non far passare le macchine. Ho visto recinzioni con il filo spinato sul fiume, per difendere i pascoli e ho dovuto chiedere il permesso per passare, subendo tante minacce. Ho visto sventrato il parco letterario della valle del Trionto (il percorso dello scrittore Norman Douglas tra il 1907 e il 1911). Ho visto carrozzerie di macchine abbandonate. Ho visto l’amianto! Ho visto il parco Varrise  derubato di tutto! Ho visto tanta cecità di chi doveva controllare ma non ha fatto  niente, dall’Ente Parco al Comune.
Ho visto negli anni come l’Ente Parco già esistente ed il misero comune non sono stati capaci di gestire  e controllare e potenziare un piccolo parco.
Perché oggi dovrei credere a coloro che fanno politica, a coloro messi a ricoprire questi ruoli? Non posso credere a nessuno di voi politici che forse dovreste piuttosto chiedere scusa per le vostre incapacità politiche e per le vostre ristrette e asfittiche visioni  culturali. Ripetete queste belle storielle che da piccoli si deve iniziare a far capire come si difende la natura. Mi sarebbe piaciuto tanto che il Comune e l’Ente Parco avessero coinvolto in questi lunghi anni scuole associazioni e popolazione su come sviluppare il territorio creando tanta economia, e tanti posti di lavoro.
Io non sono d’accordo con l’aderire al MAB  anche perché date le premesse e le false promesse, non posso aver fiducia nei politici dell’amministrazione comunale. Anche Mario Tozzi geologo, ricercatore CNR e presidente dell’Ente Nazionale Parco dell’arcipelago toscano in un suo articolo http://www.protectaweb.it/ambiente/parchi-a-aree-protette/24-parchi-naturali-tra-limiti-e-opportunita?jjj=1458221909105 dice che le maggioranze governative e gli amministratori cambiano ma i parchi restano e malgrado svolgano un ruolo cruciale di tutela e conservazione della natura, le aree protette non godono affatto di buona salute, sono aree a rischio ed è a rischio anche la loro funzione e la possibilità di diventare un’occasione di sviluppo economico. Sentite cosa scrive tra le altre cose Mario Tozzi:
“Nel 2007 poi, circa 10.000 ettari sono stati bruciati nelle sole aree dei parchi nazionali italiani: una quantità spaventosa, se si considera che in genere si tratta di zone protette e sorvegliate. E prima degli incendi la speculazione edilizia, la costruzione di migliaia di seconde case, che rimangono per la gran parte dell’anno disabitate ma che costituiscono un danno paesaggistico permanente. I parchi e le aree protette in Italia sono stati e sono una resistenza alla cementificazione del territorio che procede al ritmo insensato di 150.000 ettari all’anno (il cosiddetto liberismo edificatorio o bulimia costruttiva). Sono istituzioni che reggono grazie alla saldezza di una legge nazionale (la 394) che è ancora più che buona e che, semmai, deve essere applicata meglio, non mutilata. Sono però migliaia i casi di costruzioni abusive ben dentro i parchi 80 81e le aree protette. Caccia e agricoltura intensiva tengono infine costantemente sotto assedio il perimetro dei parchi non permettendo di funzionare come un polmone di ossigenazione di territori più vasti.”
Il rischio qui da noi a Sud poi si amplifica di centinaia di volte e ci si ritrova a parlare solo di aria fritta, di castelli campati in aria per la Calabria e Acri mentre i danneggiamenti e l’assedio ai parchi diventa la sola realtà.

PUBBLICATO 18/03/2016 | © Riproduzione Riservata





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