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Acri, l’acqua del sindaco Tenuta

Foto © Acri In Rete
Redazione - Emilio Grimaldi
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Prima che prendessero piede in Italia le società che hanno iniziato a gestire l’acqua per i cittadini, c’era la cosiddetta “acqua del sindaco”, cioè quella appartenente al territorio retto dall’autorità locale e quindi interamente pubblica. L’Italia, pur se divisa su tutto: partiti e democrazia, interessi per molti e interessi per singoli, ha sempre (in passato) salvaguardato un principio: che il bene primario non può essere svenduto a società orientate più a gonfiare il loro portafogli che a dare servizi ai cittadini. E così, dopo il fiorire delle società miste (mefistofelica condivisione di pubblico e privato, in cui la finalità viene spacciata per pubblica e poi gestita da pochi intimi. In altri termini: un’oligarchia equamente rappresentativa dei poteri che nei fatti comandano) è tornata di moda “l’acqua del sindaco” indicata come la vera “rivoluzione” contro gli sperperi che le società miste stanno dilapidando.
Anche Acri ha la sua “acqua del sindaco”. Ma non si tratta di uno o più pozzi che rendono autonoma la cittadina dal fabbisogno del bene comune più importante, bensì e paradossalmente proprio di quella che proviene dalla So.Ri.Cal. (società di risorse idriche calabresi). Si dà il caso, infatti, che il tubo che approvvigiona alcune frazioni come San Benedetto, Sant’Angelo, Duglia, Vallone Cupo, Ordichetto, Settarie, Macchia di Baffa, Sorbo e San Giacomo passi nel terreno di proprietà del primo cittadino, Nicola Tenuta, in via Niccolò Copernico.
Quando alla fine del 2014 scoppiò la condotta idrica lasciando a secco circa 10 mila acresi intervennero tutti, dipendenti comunali e dipendenti della So.Ri.Cal. Volarono accuse pesanti e reciproche, tra il sindaco e i lavoratori che accorsero numerosi per scavare alla ricerca di questo famigerato tubo per ripristinarlo, e lo trovarono verosimilmente sommerso da una montagna di terra. Oggi, a distanza di quasi due anni, Nicola Tenuta ha ultimato la sua villa proteggendola con un gabbione di cemento e pietre investendo (dei lavori) sia il fosso di scolo che probabilmente la condotta idrica.

- Signor sindaco, ha informato la SoRiCal dei lavori che ha fatto dal momento che, fino a sei metri di distanza dalla condotta, vige il divieto assoluto di movimentazione terra e quant’altro?
- Dov’è la licenza edilizia che le ha permesso di costruire, e come mai non è stata esposta?
- Com’è stato possibile, poi, che lei abbia fabbricato una villa di tre piani - recuperando un ex fienile - su un terreno a regime seminativo e/o sportivo?


I cittadini di Acri hanno il sacrosanto diritto di sapere che il sindaco che li governa non può e non deve in alcun modo essere ricattato dalla macchia dell’illegalità.

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Oggi, sabato 27 agosto, è lutto nazionale per i 300 morti del terremoto che ha devastato alcune città del Centro Italia. Molte amministrazioni pubbliche hanno devoluto indennità, stipendi, gettoni presenze, fatto collette, messo a disposizione appartamenti. Ad Acri, invece, nella villa del sindaco si lavora a pieno ritmo.
 















PUBBLICATO 27/08/2016 | © Riproduzione Riservata



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