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Non è solo questione di SI o di NO...

Foto © Acri In Rete
Mario Romano
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In vista dell'appuntamento referendario del 4 dicembre ritengo che sia opportuno approfondire il tema ed entrare nel merito della proposta di una riforma che sta dividendo il Paese tra i sostenitori del si e quelli del no.
I dibattiti che ogni giorno vengono proposti dai mezzi di comunicazione non spesso sono  abbastanza chiari ed espliciti, non approfondiscono il nuovo iter legislativo, il nuovo bicameralismo, i nuovi poteri del Governo a scapito del Parlamento, la rappresentanza dei cittadini e la sovranità popolare e, soprattutto non sono chiari sul fatto che la riforma faccia risparmiare oppure no. Spesso i rappresentanti dei vari partiti si limitano a parlare il politichese senza dare alcun chiarimento. Eppure, il disegno di legge approvato lo scorso 12 aprile è un testo che prevede la modifica di 47 articoli della nostra Costituzione.
La legge in breve comporterà delle modifiche a cinque dei sei Titoli attualmente in vigore: i rapporti politici, la composizione del parlamento, l’elezione del Presidente della Repubblica, le funzioni del Governo, le autonomie locali e le garanzie costituzionali. Il Parlamento resterà a composizione bicamerale: la Camera dei deputati e il Senato della Repubblica. Il Senato non sparisce del tutto, ma viene trasformato in un Senato delle regioni. I senatori non rappresenteranno più la “Nazione” ma saranno rappresentativi delle “istituzioni territoria li”, tranne che per i cinque nominati dal Presidente della Repubblica (che non saranno più a vita ma saranno nominati ogni sette anni) che non si sa cosa rappresenteranno, cosi come i 21 Sindaci.
I senatori verranno nominati dai consigli regionali, con “metodo proporzionale”, ragione per cui non rappresenteranno le “istituzioni” bensì le forze politiche presenti nei consigli regionali, la funzione legislativa rimarrà, comunque, bicamerale. Verrebbe messo in soffitta il c.d. “bicameralismo perfetto o paritario” sostituito da una serie di sistemi e di rapporti tra le due Camere, con una confusa differenziazione soprattutto nella parte legata alla funzione legislativa. La Camera rimane l’unico ramo del Parlamento a votare la fiducia al governo, mentre  la funzione legislativa, si articolerà in vari procedimenti.
Mentre per quanto riguarda la funzione legislativa, attualmente  l’articolo 70 prevede che “la funzione legislativa è esercitata collettivamente dalle due camere”, il nuovo articolo 70 prevede, invece,  ben dieci procedimenti legislativi diversi tra di loro: per essere ancora più chiari vi saranno quattro modi diversi di fare leggi al posto di uno.
Cercando di semplificare i procedimenti legislativi saranno:
- leggi bicamerali; - leggi approvate dalla sola Camera, con possibile esame del Senato entro dieci giorni; - leggi approvate dalla sola Camera, con necessario esame delle leggi approvate dalla sola Camera, con necessario esame del Senato entro dieci giorni; - leggi approvate dalla sola Camera, con necessario esame del Senato entro quindici giorni.
Mentre per quanto riguarda le autonomie locali ci sarà un’involuzione perché i poteri ritorneranno centrali a danno delle autonomie locali che verranno private di competenze e mezzi finanziari essenziali. Questa riforma non garantisce l’equilibrio tra i poteri costituzionali, perché mette gli organi di garanzia – Presidente della Repubblica e Corte Costituzionale – in mano ad una maggioranza drogata da un premio abnorme.
IO voto No in difesa dello "spirito" della Costituzione e dei diritti fondamentali dei cittadini (rappresentanza ed esercizio della sovranità popolare). Io voto No perché la vittoria del No non comporterà nessun disastro economico.
“Non è solo questione di si o no, ma di come e perché. E’ che vorrei votare per altri cambiamenti, altre urgenze, altre tutele, altra democrazia, altra deontologia, altre riforme, altro avvenire, altre anime, altri referendum. Così com’è dico no”. Alessandro Bergonzoni.

PUBBLICATO 02/12/2016 | © Riproduzione Riservata





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