OPINIONE Letto 5772  |    Stampa articolo

Non fatelo!

Foto © Acri In Rete
Angelo Gaccione
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Ero stato informato male. Mi era stato detto che il Sindaco si era dimesso e che il Comune di Acri era stato commissariato. 
Il giorno di Natale ho saputo da una telefonata dell’amico Filippo Gallipoli che la notizia non era vera, ma che su “Acri in Rete” ne era apparsa una molto più allarmante: quella di una possibile bancarotta. Prima che potessi andare a leggere lo scritto, mi è giunta telefonicamente la conferma dell’autore stesso che me ne ha illustrato tutti i dettagli.
Se davvero le cose stanno così, è grave: sarebbe la prima volta nella lunga storia amministrativa della città.
Il mandato che i cittadini affidano a quanti si candidano a rappresentarli nella gestione della Casa Comune (cioè di tutti), è quello di una buona, corretta, oculata amministrazione. Questi aggettivi raccomandano tutti la medesima prescrizione: non procurare danni al suo patrimonio, custodirne con saggezza e onestà le risorse, difenderne con onore gli interessi, accrescerne ove possibile il decoro, il buon nome, il rispetto.
Va da sé che chi si candida a questo compito (scelto, sia detto per inciso, volontariamente) dovrebbe essere mosso da un’unica motivazione: fare del bene alla terra che gli ha dato i natali e dove egli stesso vive e opera. Lasciarne a fine mandato i conti in ordine e l’organizzazione più efficiente di come la si è ereditata. Dovrebbe essere motivo di orgoglio, onore, vanto farsi ricordare dai propri concittadini con riconoscenza e stima.
Da quanti decenni noi acresi non abbiamo memoria di una tale Amministrazione, e da quanti decenni ci siamo assuefatti alla mala gestione e al cinismo? Anche i più vili di noi, sotto sotto considerano dei miserabili i personaggi che hanno affollato la scena politico-amministrativa degli ultimi quarant’anni, e non ricordano alcunché di rilevante che possa legarli al buon nome della città.
Dallo scritto di cui dicevo all’inizio, emerge, tra le altre cose, la volontà di consegnare la riscossione dei tributi comunali ad un’Agenzia privata con l’illusione di un recupero più sostanzioso degli stessi e di una migliore efficienza.



Esorto Sindaco e Giunta a non farlo, ad astenersi da questo passo sciagurato, perché non ne verrebbe al Comune alcun vantaggio concreto e si troverebbe con una pesante palla al piede per diversi anni. In grandi e piccole città le amministrazioni, seppur di colore politico diverso, stanno andando in controtendenza e anzi, si stanno reimpossessando dei servizi che erano stati esternalizzati. Vale questo, sia nei comuni amministrati dalla Lega, sia dai Cinque Stelle, sia da molte coalizioni di centro-destra. Parigi ha ripubblicizzato la gestione dell’acqua, città e paesi (anche del Mezzogiorno) stanno procedendo ad una gestione diretta dei rifiuti consorziandosi, vendendone le materie prime o creando impianti di trasformazione. Un modo intelligente per creare lavoro, recuperare risorse utili per le esigenze comunali e ridurre le tasse ai cittadini. Acri potrebbe valutare queste opzioni avviando, ad esempio, una rete di contatti con i comuni della destra del Crati, dal momento che i problemi sono simili.   
Ricordarsi sempre che sono le buone gestioni amministrative e l’impiego trasparente e oculato delle risorse, a motivare i cittadini nel versamento dei tributi. Il loro coinvolgimento attivo nelle scelte e nelle decisioni: sapere su quali voci vengono destinati, a quali fini. Il controllo che dal basso se ne riesce a fare per impedire ogni dispersione e spreco. Ma occorre anche che dal basso i cittadini si diano organizzazione e strumenti necessari. Senza questo impegno dal basso da parte dei cittadini e delle varie istanze presenti nella società civile, senza questo diffuso coinvolgimento, non cambierà nulla e non si vedranno risultati apprezzabili.
Lo dico soprattutto perché ho saputo che ci sono progetti e movimenti di cittadini pronti a scendere in lizza per le prossime elezioni amministrative, schifati dagli esiti degli ultimi anni.
Vorrei inoltre metterli in guardia per tempo su alcuni punti irrinunciabili. Il rigore della scelta innanzi tutto. Non accogliere nelle loro liste personaggi chiacchierati; sbarrare la strada a gente che ha fatto della politica un mestiere; obbligare i candidati a firmare un codice etico che li obblighi a dimettersi se non si atterranno al programma che ci si è dati e alle regole di onestà; denuncia pubblica dei loro comportamenti censurabili; ammissione in lista per chiunque di un solo mandato.



Non trascurare fin da ora la verifica di costituire in ogni quartiere Comitati con poteri deliberativi e Consigli di frazione, eletti direttamente dagli abitanti, per operare una saldatura stretta tra Amministrazione Comunale e strutture decentrate, in modo da conoscere per tempo i problemi che vi si determinano e le esigenze delle comunità. Istituzionalizzazione del Referendum attuativo per tutte quelle decisioni di interesse collettivo e di capitale importanza per la Comunità. Censimento e controllo delle risorse presenti sul territorio (boschi, terreni, immobili, ecc.). Preparare sin da ora una moratoria sul consumo di suolo agricolo e la tutela del paesaggio; gestione in proprio di quanto finora dato in affidamento ai privati; acquisizione di conoscenze sull’intero ciclo dei rifiuti per poterlo rendere redditizio per la collettività. A questo proposito ci sono comuni nella stessa area cosentina che hanno avviato progetti concreti e di particolare interesse; bilancio comunale pubblico e discussione del suo impiego con i cittadini. Ristrutturazione della macchina amministrativa interna (tecnici e funzionari) e altrettanto dicasi per gli Assessorati, affiancandone l’operato con Collettivi di cittadini competenti e interessati al loro buon funzionamento. Abolizione dell’Assessorato alla cultura e creare al suo posto un Coordinamento con competenze multidisciplinari, valorizzando le abilità presenti sul territorio. Nell’orbita delle sue competenze dovrebbe rientrare anche la tutela del patrimonio e dell’arredo urbano (alberi, parchi, giardini, colonie, fontane, piazze, palazzi storici, lasciti librari e di natura artistica, chiese, ecc.).
Sono solo alcuni spunti su cui aprire un immediato confronto, tenendo presente che anche i meglio intenzionati e onesti di voi, saranno destinati a fallire se non si avrà consapevolezza di due realtà primarie da tenere sotto controllo: il territorio con le sue risorse e la gestione rigorosa e trasparente del bilancio. 
Ricordando sempre che la tutela degli interessi collettivi, per contrastare quelli privati e di parte, necessitano di un consenso popolare ineludibile. Una sfida non da poco.

PUBBLICATO 29/12/2016 | © Riproduzione Riservata





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