Opinione Letto 1510  |    Stampa articolo

Via 11 settembre 1973
Via 11 settembre 2001

Maurizio Garotti
Foto © Acri In Rete
In uno scambio di battute su questo sito con l'Arch. Angelo Trematerra (chi volesse rileggersi quel dibattito su via 11 settembre lo trova nella sezione Archivio), ho già scritto che non è mio obiettivo risolvere i problemi urbanistici di Acri, a cui deve trovare soluzione l'attuale Amministrazione; del senso del bello di tutte le opere realizzate dal centro destra ne parleremo altrove sottolineando, già da ora, che non farò parte di quella sinistra che aspetta di andare al Governo della Città per demolire ciò che questi amministratori hanno costruito. L'apertura di via 11 settembre, dopo la completa chiusura di Piazza Annunziata, ha (com'era ovvio che succedesse) snellito e decongestionato il traffico, ma ora qui voglio soddisfare un bisogno che da giorni mi insegue, cioè esprimere alcune considerazioni sul nome dato a questa via: 11 settembre. Non per fare polemiche, ma solo per fare un tuffo nella storia contemporanea e proporre una modifica del cartello che indica la via:
  • 11 settembre 1973 colpo di stato in Cile
    ore 9:00 Dopo aver inutilmente tentato di comunicare con i tre comandanti in capo delle Forze Armate, il Presidente del Cile democraticamente eletto, il socialista Salvador Allende, capisce che tutte le forze armate sono passate sotto il controllo dei golpisti e che sono stati destituiti tutti i militari a lui fedeli.
    ore 9:20 Allende parla per l'ultima volta dai microfoni di Radio Magallanes. Con parole commosse si congeda dal suo popolo che lo ha eletto presidente.
    ore 13:30 Al comando del generale Palacios, i militari entrano nel Palazzo della Moneda mentre una fila di prigionieri viene fatta uscire. Al secondo piano, nel salone dell'Indipendenza, il presidente Allende muore, un piccolo mitragliatore viene trovato tra le sue mani.
    Augusto Pinochet, non inviso agli Stati Uniti, sarà per circa due decenni il dittatore sanguinario del paese sudamericano.
  • 11 settembre 2001 attacco terroristico agli Stati Uniti
    ore 8.45 a.m. Il boeing 767 (volo 11 A.A.) si schianta contro l' 80° piano della torre nord del World Trade Center
    Diciotto minuti dopo altri due boeing saranno guidati dai terroristi uno sulla torre sud del WTC e uno sul Pentagono. Un quarto aereo precipita in Pennsylvania.

Così come la cera conserva l'impronta del sigillo, così le targhe col nome delle vie custodiscono non solo il ricordo di un personaggio famoso o di un evento importante, ma custodiscono la coscienza di un'idea che accompagna quel nome o quel fatto. L'idea che è ricordata continua a vivere nella memoria in quanto accompagnata dal flusso della coscienza che attualizza l'idea stessa e dovrebbe, così, improntare di sé il presente.
Ora non so cosa voleva riportare alla nostra memoria la targa posta sulla nuova arteria inaugurata l'ultimo sabato di luglio (anzi in realtà lo so, voleva ricordare i tragici eventi del 2001 negli Stati Uniti), c'è scritto solo "via 11 settembre", una data cronica che non ha anno e non ha un luogo di riferimento, risulta interrotta; cosicché può significare 11 settembre 1973, così come 11 settembre 2001. Un'interruzione che sembra quasi un esperimento di Kurt Lewin che negli anni venti dimostrò che se ad un soggetto è impedito di portare a termine un compito, ricorderà questo compito interrotto assai meglio di un compito portato a conclusione. Ora questa pedante parentesi culturale non vuole dimostrare alcunché, se non che l'indicazione su quel cartello di una data senza il riferimento dell'anno, ha fatto riaffiorare in me in primis il ricordo delle immagini di repertorio che anni fa la Tv trasmise sul colpo di stato in Cile, sulla strenua difesa della democrazia attuata da Salvador Allende che scelse il suicidio, uno di quei suicidi di cui è piena la storia, che non scaturiscono da disturbi mentali, ma da eventi esterni; suicidi politici possiamo definirli, un hara-kiri che ha connotazioni onorevoli ma drastiche, un condannato che si mostra più severo con se stesso degli stessi suoi accusatori. Ha fatto risuonare alle mie orecchie le ultime parole del presidente socialista, trasmesse da radio Magallanes, con cui si congedò dal suo popolo con un discorso da uomo che "fu solo interprete di un grande desiderio di giustizia, che giurò di rispettare la Costituzione e la Legge, e così fece"; da uomo socialista che raccolse il flusso di coscienza dell'idea socialista e la trasmise al popolo cileno, augurandosi che "altri uomini supereranno questo momento grigio e amaro in cui il tradimento pretende di imporsi" e sognando che "più prima che poi, si apriranno di nuovo i grandi viali per i quali passerà l'uomo libero, per costruire una società migliore…Starò sempre insieme a voi. Perlomeno il mio ricordo sarà quello di un uomo degno che fu leale con la Patria. Il popolo deve difendersi ma non sacrificarsi. Il popolo non deve farsi annientare né crivellare, ma non può nemmeno umiliarsi". Il popolo fu umiliato da Pinochet autore di una tragedia umana di più di 60 mila morti.
La data interrotta su quel cartello è quasi metafora dell'interruzione che la dittatura operò nei confronti del socialista Allende che insinuava nell'oppresso e sfruttato popolo dell'America Latina un desiderio di giustizia sociale.
La corrente di idee che il sacrificio di Allende si porta dietro non sarà una cartello denominante una strada a farlo riaffiorare alle nostre coscienze; lascino pure, i nostri amministratori, quel cartello senza un anno preciso, per me sarà l'11 settembre 1973 data in cui gli Stati Uniti d'america non mossero un dito per evitare che la dittatura si affermasse in Cile; per loro ricorderà una tragedia recente negli Stati Uniti, che col massimo rispetto per tutte le vittime, scatenò un solo flusso di idee che si concretizzò nella teoria tanto cara a Bush di guerra preventiva. Un giornalista televisivo amaramente commentò l'atteggiamento degli USA dopo l'11 settembre con questa frase: "se l'11 settembre non ci fosse stato, Bush avrebbe dovuto inventarselo!".
No, sinceramente non mi va di ricordare un paese che appoggiò le dittature più sanguinose dell'America Latina. No, non mi va di ricordare le idee di un paese che esporta guerra e non democrazia, se i nostri amministratori volevano serbare memoria delle vittime del terrorismo avrebbero dovuto intitolare la strada alle vittime del terrorismo.
Non mi si obietti che via Allende esiste già, lo so che esiste! Così come ricordo perfettamente dov'ero e cosa facevo l'11 settembre 2001 e come me lo ricordano tutti quelli che furono emotivamente coinvolti da quella strage e disgustati dalle immagini di giubilo che arrivavano da paesi arabi nemici degli Usa, ma si metta almeno una parentesi sul cartello con scritto:


Via
11 settembre
(alle vittime innocenti del terrorismo)



Affinché si ricordi chi veramente è stato vittima innocente del terrorismo e non un governo statunitense che cercava la scusa buona per aumentare la sua penetrazione in medioriente, in un progetto di espansione imperialistica avviatosi col piano Marshall dopo la seconda guerra mondiale e non ancora conclusosi.
Ma forse all'amministrazione comunale interessa decongestionare il traffico, lasciando che le idee e i ricordi che possono scaturire da una semplice insegna indicante una via, restino semplicemente dei ricordi personali frammisti ad avvenimenti storici senza dover per forza avere un unico senso interpretativo e lasciando, quindi, liberta di esegesi ad ognuno.

PUBBLICATO 3/8/2004

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