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Lezioni di “Cuore”.

Salvatore Ferraro
Foto © Acri In Rete
Caro Vincenzo,
ti sembra il caso di riscaldarti tanto e creare un caso per le sparate rancorose di un giovane pistolero verde di bile per il proprio narcisismo frustrato chissà da chi… In fondo, chi più chi meno, lo siamo tutti. Narcisisti e frustrati. Ammetto, sono un narcisista, e (ti conosco bene) lo sei anche tu. A volte siamo anche frustrati. Solo che, a differenza di questo fervente fustigatore, le nostre frustrazioni non le sfoghiamo sugli altri. La nostra educazione ed il nostro senso civico ce lo impediscono.
Lui invece ha trovato la sua tribuna (molto autoreferenziale a ben guardare… E poi siamo noi ad incensarci da soli!) per impartire lezioni di calunnia oltre che di sintassi. Perché, giustamente, a lui, se vuole, "non mancherebbe la materia prima di alto interesse etico/morale", per attaccare con l'insulto. Come se l'insulto fosse un'arma di alto valore morale.
E poi lui ha la libertà di insultare e tu non devi assolutamente protestare perché se no lui ti valuta bene e ti dice che Acri Nostra è pericolosa per la democrazia, e, offesa massima per noi, più pericolosa dell'attuale amministrazione di centro destra (però, persino lui ha trovato qualcosa che ci distingue dal centro-destra!).
Probabilmente non ha letto "Paradossi e controparadossi" di Watzlawick della scuola di Paolo Alto in California, ma ha un maestro del calibro e della supponenza di Michele Serra che, anche se in trent'anni non ha azzeccato un'analisi o una previsione politica, continua a vendere aria fritta, luoghi comuni, melassa political uncorrect per la gioia di giovani luogocomunisti in erba.
Io, questo Maurizio Garotti, non lo conosco. Non vorrei nemmeno conoscerlo, perché mi succede spesso che più conosco la gente e meno la stimo. Ho letto solo stasera le sue "opinioni", esternate su questo magnifico sito. A parte la sintassi claudicante del nostro accademico dei Lincei , mi hanno colpito, ma solo di striscio, le sue "opinioni" sconclusionate sul quadro politico e partitico della nostra Acri.. Si vanta di sparare sia sulla destra che sulla sinistra, ma tu prova a leggere il suo capolavoro, Compagnia di marrapielli e vedi che più che un esperto con la pistola, sembra, come dicono a Milano, un pistola, che lecca a destra e a manca. Puoi immaginare la libidine del Senatore!

Lui non mi conosce. E si comporta come quelle persone che hanno paura dell'ignoto.
Sulle carte geografiche dell'antichità, le distese acquee oltre le colonne d'Ercole erano segnate con la scritta "Hic sunt leones" (Lì sono i mostri). Lui crede che noi di Acri Nostra siamo un mostro concepito da un assegno e partorito dalla massoneria.
Ma che vuoi farci. Purtroppo qui da noi, l'onestà è un optional, e, come in ogni altra parte del mondo, essere intelligenti non è obbligatorio.
Lascia stare le querele, caro Vincenzo. Ci sono tanti martiri in questo benedetto paese. Non crearne un altro. la calunnia qualifica chi la ordisce e la scaglia non chi la riceve. Abbiamo ben altro di cui occuparci. Ci sono i nostri adulatori, i nostri voltagabbana da curare. Anzi sai cosa ti dico?
Di' all'amico Gianluca se vogliamo andare a mangiare una pizza con il nostro Santo Maurizio Goretti che così ci conosce meglio e, forse, scoprirà che non siamo gli abominevoli mostri che lui immagina e descrive.
E magari, gli portiamo personalmente questo attestato per il suo curriculum, visto che delega te per il riconoscimento della suo senso civico e della sua libertà. E gli spieghiamo pure che di quello che abbiamo o non abbiamo non ce ne importa tanto, ma teniamo molto a quello che siamo o non siamo ancora.

P.S. A proposito di pistoleri e pistole e per uno studio su chi scriveva su Cuore, seguono estratti dal romanzo autobiografico L'ultimo sparo, un delinquente comune nella guerriglia urbana (edizioni DeriveApprodi, 1998), Cesare Battisti, nel quale il protagonista ripercorre le gesta dell'autore.
Pag102. "La vedevo dondolarsi sui tacchi, sembrava un'innocua signora borghese… impugnai la Browning… feci fuoco. Continuai a premere il grilletto ma non la vedevo più. Non stavo sparando a una donna ma a una sagoma, una figura inanimata dai contorni confusi che finì per abbattersi al suolo. Un getto di saliva mi innaffiò la bocca. Allora mi resi conto che impugnavo la pistola a due mani e che stavo facendo un giro completo su me stesso".
Pag. 90: "Gli altri avevano già arraffato il malloppo. Gli eroi però hanno diritto a una cena premio. Non nella solita trattoria torcibudello, ma in un ristorante vero… Facendo però attenzione a non ordinare piatti troppo cari, giacchè i soldi di un esproprio appartengono al proletariato e i proletari aborriscono il lusso… Era stato messo a segno un colpo contro il Capitale, c'era di che essere euforici. Malgrado tutta la buona volontà, verso la fine della cena il senso civico cominciò a sfumare… l'avvio alle ostilità fu un aristocratico dessert…. E la goccia che fece traboccare il vaso fu la grappa servita in un ditale, ordinata per un brindisi ai compagni che avevano lasciato poche ore prima nella cella della Questura. Insomma, ce n'era abbastanza per demolire il covo borghese".

Un solidale abbraccio.

PUBBLICATO 20/1/2005

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