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Le opinioni della chiesa.

Alessandro Meringolo
Foto © Acri In Rete
Negli ultimi decenni il mondo laico si è trovato spesso in disaccordo con quello religioso su temi di carattere sociale e su scelte politiche (l’aborto, l’uso dei contraccettivi, il crocifisso in classe, l’inseminazione artificiale, le cellule staminali, l’omosessualità, le coppie di fatto…).
Ancora oggi ci domandiamo quale debba essere il ruolo della religione, e in particolar modo della Chiesa, nella società. Si sente spesso dire che non è giusto che un’istituzione religiosa si intrometta negli “affari” dello stato o che politica e religione devono viaggiare su binari separati.
Molti pensano che la stampa e il mondo politico diano troppa importanza alle opinioni della Chiesa e pensano che queste idee non dovrebbero essere neanche prese in considerazione, visto che lo stato italiano è uno stato laico e quindi indipendente da ogni concezione religiosa. Ma non è così.
Le scelte politiche ruotano molto spesso intorno a considerazioni morali; ci si chiede, cioè, se queste decisioni facciano parte, nell’universo della condotta umana, alla sfera del bene o a quella del male. Quando il dibattito ruota su questo piano le istituzioni non hanno più valore: tutti gli uomini in quanto tali possono esprimersi e ogni idea ha lo stesso peso di quella di chiunque altro. Se la Chiesa si “intromette” nel dibattito, non è possibile pensare che il suo intervento non sia lecito. Le valutazioni della Chiesa non vanno considerate come minacciose per lo Stato o contrapposte a quelle dello Stato, ma come valutazioni dello Stato stesso.
La Chiesa non è il papa, ma è l’intero popolo che crede in questa istituzione e, soprattutto, nella dottrina e nelle convinzioni su cui è strutturata. Ora, quando una cerchia di uomini decide di credere in un principio a livello generale, la valutazione morale di relative idee particolari risulta conseguente al principio generale. Sicuramente se un credente analizzasse le questioni che interessano la sfera etica, sollevate in ambito politico, come se fossero dei compartimenti stagni o degli organismi a sé stanti, le valutazioni cambierebbero di volta in volta. Ma non è possibile decidere quale debba essere la fonte o la modalità con la quale debbano nascere le considerazioni di ognuno.
Anche se i giudizi specifici sono conseguenti a opinioni più ampie, o se vengono “suggeriti” da istituzioni alle quali ci si affida, questi hanno lo stesso valore di valutazioni partorite in modo autonomo e distaccato. Quindi a ostacolare alcune scelte non sono le poche figure rappresentative, ma è tutto il popolo che pensa in base a determinati presupposti. Sicuramente la stampa e il mondo politico agevolano la diffusione delle idee provenienti dagli esponenti della Chiesa.
Ma non è colpa loro se queste idee creano tanto scalpore. E’ il legame della popolazione italiana con il cattolicesimo a rendere interessante l’intervento dei rappresentanti religiosi. Questi non avrebbero nessun “potere” se non ci fossero persone che la pensano come loro. Molti sono convinti che le idee religiose rallentano il progresso. Il che è sicuramente vero, dato che le religioni sono fondate su principi assoluti che difficilmente si evolvono.
Ma in materia di futuro è un atto di responsabilità, a mio parere, analizzare in anticipo ciò che sarà possibile realizzare nell’avvenire, capire gli aspetti negativi e quelli positivi, discutere se la strada da intraprendere sia giusta o sbagliata. Non dobbiamo subire il futuro, ma volere il futuro.
In conclusione, penso che sia lecito non essere d’accordo con le idee della Chiesa, ma non è giusto pensare che questa istituzione non debba avere voci in capitolo. E’ facile e banale scagliarsi contro le contraddizioni e le negatività delle religioni. Ma perché non proviamo ad interessarci anche degli aspetti positivi, di ciò che ancora possiamo imparare, degli elementi che ancora possono aiutare la nostra umanità?

PUBBLICATO 16/10/2005

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