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La sicurezza che non c'č!

Piero Cirino
Foto © Acri In Rete
Si è tenuta una riunione aperta alla partecipazione dei cittadini del consiglio comunale di Acri. Due i punti all'ordine del giorno: lavoro e ordine pubblico.
Con una mozione d'ordine, per consentire ad alcuni amministratori, tra cui il sindaco, di rientro da Catanzaro, di prendere parte alla discussione sulla mancanza di lavoro, l'ultimo punto è diventato il primo e viceversa. In realtà nessuno si attendeva da questa seduta del civico consesso, aperta alla partecipazione di chiunque volesse portare il suo contributo, ricette miracolose, se non la votazione di un ordine del giorno, che, nella migliore delle ipotesi, resterà negli archivi municipali. E' comunque positivo, in ogni caso, che su questi temi si discuta. Sempre.
La riunione ha confermato un grado di "civiltà", nel confronto dialettico tra le forze politiche, di gran lunga superiore a quello che aveva imperato nella scorsa legislatura. Certo non mancano scambi talora anche aspri, ma certe contumelie, proferite solo qualche mese fa, al momento, sembra che siano state lasciate fuori da palazzo Sanseverino-Falcone.
Circa l'ordine pubblico, finalmente si è avuta la franchezza di denunciare situazioni che non appartengono all'immagine di isola felice che Acri si era cucita addosso negli scorsi decenni. Potrà non piacere, ma qui i giovani incominciano a sapere cos'è la droga. E lo sanno per esperienza diretta. Lo stesso sindaco Coschignano ha parlato di madri disperate che si rivolgono a lui, dopo aver parlato con forze dell'ordine e specialisti, e che non sanno più cosa fare. Preoccupano anche le intemperanze conseguenti all'assunzione sempre maggiore di bevande alcoliche. Così come, e qui anche la Sinistra ha dimostrato di avere abbandonato certi tabù, si chiede che si proceda a una sistematica indagine per capire se vi siano sul territorio comunale immigrati clandestini; e se vi sono, di procedere con le leggi vigenti. Un conto è la sacrosanta ospitalità, un altro è fronteggiare situazioni irregolari, potenzialmente esplosive. La soluzione al momento è quella di chiedere un incremento delle forze dell'ordine sul territorio. Oggi i Carabinieri fanno quel che possono, considerato l'organico a disposizione e la vastità, circa duecento chilometri quadrati, del comune acrese.
Quel clima di unità di intenti instauratosi sull'ordine pubblico si è prevedibilmente volatilizzato quando si è giunti alla trattazione del tema lavoro. In realtà qui la discussione è stata incentrata quasi interamente sulla vertenza degli ormai famosi 203. Si tratta di disoccupati che, esasperati dalla pressoché totale mancanza di prospettive, nel 1998 occuparono per diverse settimane la sede municipale. Riuscirono a ottenere il finanziamento di un progetto, presentato dall'amministrazione comunale, di riqualificazione urbana. Riuscirono a lavorare qualche mese, i finanziamenti si esaurirono e i 203 ritornarono alla condizione iniziale. Altre proteste, ma nemmeno una lira per continuare a lavorare. Durante la riunione erano presenti nella sala consiliare e non hanno mancato di rivolgere accuse a destra e a manca. Non è mancata nemmeno la polemica tra le forze politiche, con accuse reciproche di strumentalizzazione dei disoccupati a fini elettoralistici. L'impressione è che gli stessi protagonisti di questa vicenda siano ormai disillusi. Qualche consigliere comunale ha anche invano cercato di inserire nella discussione i circa cinquemila disoccupati che affollano le liste di collocamento, ma magari di questo si parlerà la prossima volta.

PUBBLICATO 20/11/2005

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