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A De Sio, Spaziani e Ferroni il premio Arena.

Roberto Saporito
Foto © Acri In Rete
Teresa De Sio con "Metti il diavolo a ballare", per la narrativa, Giulio Ferroni, romano, con "Dopo la fine" per la saggistica e Maria Luisa Spaziani, torinese, con "La radice del mare", per la poesia. Sono loro i vincitori della settima edizione del Premio Letteraio "Giuseppe Arena", intitolato allo scrittore, storico e meridionalista di origini acrese scomparso nel 1995. Sabato sera la premiazione nella sala di palazzo Falcone alla presenza degli autori, di intellettuali e amministratori. In apertura il sndaco Trematerra e il responsabile del Premio, Ferraro, hanno lodato l'iniziativa e sottolineato le doti umani e culturali di Arena.
"Presto gli dedicheremo una strada", ha detto il primo cittadino che poi ha evidenziato l'importanza di questi eventi rivolti anche ai giovani in un momento in cui la cultura è sopraffatta da gossip e tecnologia. Poi gli interventi; per Ferroni la letteratura è in pericolo anche nelle scuole mentre la critica letteraria ed i libri hanno sempre meno spazi sui media. La Spaziani ha invitato tutti a fermarsi ed a riflettere "perché siamo bombardati e non abbiamo più spazio per pensare."
Infine la De Sio; "quando presento il libro al Sud mi entusiasmo ancora di più, siamo un popolo che soffre, come fossimo morsi da una tarantola, ma sempre pronti a combattere ed a non soccombere." Per tutti i premiati in regalo una scultura in vetro del maestro Vigliaturo.
Agguerrita, determinata, emozionata, Teresa De Sio, nella città silana per ricevere il premio alla narrativa, con il suo "Metti il diavolo a ballare", conquista scena e pubblico.
D. Quali le difficoltà incontrate?
R. combattere i pregiudizi. Tutti hanno pensato; ora quella di "Voglie turnà" si mette pure a scrivere romanzi. In effetti è una sfida difficile perché altri colleghi scrivono ma solo biografie.
D. di cosa parli?
R. di sofferenza e della medicina per sconfiggerla. Da una parte l'infelicità, il diavolo, dall'altra la taranta, antidoto potentissimo negli anni '50. Insomma del mito del tarantismo, del morso del ragno. E' una storia dura.
d. in che senso?
r. secondo la cultura popolare chi era infelice raccontava di essere stato morso da un ragno che immetteva nel corpo un veleno. La persona posseduta era poi costretta poi a ballare per un po' di tempo la pizzica del salento, ovvero la tarantella.
d. chi sono i protagonisti?
r. una famiglia, originaria di Procida che si trasferisce nel salento. Qui una delle figlie, Archina, viene colpita da tarantismo ma la vicenda si tinge anche di giallo.
d. ma perché questo libro?
r. penso che ognuno di noi abbia un diavolo dentro, provocato da torti ed ingiustizie, il problema è trovare un mezzo per poterlo tirare fuori e farlo ballare.
d. scriverai ancora?
r. penso di sì, sto preparando altre cose.
d. ma allora che vuoi fare la cantante o la scrittrice?
r. in questo momento mi darei volentieri alla boxe.
d. cosa è per te il Sud?
r. è stato e sarà sempre un luogo di combattimento.








Foto Milizia

PUBBLICATO 16/11/2010

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