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Ospedale, la protesta degli studenti.

Piero Cirino
Foto © Acri In Rete
A chi, non senza ragione, aveva sottolineato, nella vicenda dell'ospedale, il sonno della coscienza critica di una comunità abituata a lottare, ieri gli studenti hanno dato una bella e convincente risposta.
Una rumorosa e colorata manifestazione di protesta ha svegliato una città che sembra non reagire con vigore alla possibile chiusura del reparto di Ostetricia e Ginecologia dell'ospedale. Un corteo ha sfilato per le vie del centro, con sit-in nella centralissima piazza Sprovieri, gridando slogan ed esponendo cartelli con scritte di protesta contro una decisione che penalizza fortemente un territorio già costretto a fare i conti con una condizione di isolamento che ne inibisce decisamente le prospettive di crescita.
Nella giornata di venerdì una prima forma di protesta studentesca aveva fatto irruzione anche nel Premio Padula, con sit-in nel palazzo Sanseverino-Falcone.
Insomma, al di là di come andrà a finire questa vicenda, è da salutare con orgoglio cittadino la reazione di un universo animato dal sacro furore giovanile di "voler cambiare il mondo" e il rifiuto di ciò che stancamente si trascina con il fatalistico "tanto nulla cambierà". Partiti politici e associazioni finora non hanno fatto sentire, con la stessa energia, la loro voce. Si vive in questi giorni infatti un'attesa che si veste sempre più di pessimismo.
Ai giovani che protestavano, nei giorni scorsi, il sindaco Gino Trematerra aveva risposto rassicurando che "c'è un'amministrazione comunale che sta lavorando per scongiurare il pericolo chiusura". Ma, mentre alle forze politiche, per il momento, la rassicurazione è bastata, per non interferire negativamente negli incontri situzionali con il presidente Scopelliti, i ragazzi preferiscono non fidarsi o fidarsi, ma tenendo alta la tensione.
In ogni caso, si ha l'impressione che anche la pazienza del mondo politico e di quello sindacale stia per scadere. Se non interverranno fatti nuovi, in base a un decreto già firmato il reparto chiuderà il prossimo 10 dicembre, cioè tra tre giorni, con le donne acresi costrette a raggiungere Cosenza o Rossano, con relativo repentaglio per la salute loro e dei nascituri. Il sindaco Trematerra aveva chiesto qualche giorno e ne sono passati nove dall'ultimo consiglio comunale, ora qualcosa dovrà pur dire.
Protestare vivacemente solo dopo venerdì potrebbe essere un errore fatale, anche per una comunità che ha nel proprio Dna la rivendicazione, talora anche sopra le righe, dei propri sacrosanti diritti.













Fonte: "Il Quotidiano della Calabria" del 08-12-2010.

PUBBLICATO 08/12/2010

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