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Ad Acri in vista la realizzazione di una centrale a biomasse.

Giulia Zanfino
Foto © Acri In Rete
Una centrale a biomasse, ad Acri. Questa una delle priorità della Giunta Trematerra, impegnata in una serie di studi di fattibilità per gli impianti energetici, sul territorio acrese. E se le analisi vertono su tutti i tipi di impianti capaci di produrre energie rinnovabili, compreso eolico e termovalorizzatore, in realtà l'amministrazione acrese punta, in modo più deciso, alla realizzazione di una centrale a biomasse. Almeno come primo step. Il tutto è ancora in fase di programmazione, ma gli studi di fattibilità realizzati sulla possibile costruzione di una centrale a biomasse ad Acri, hanno dato esiti positivi.
Questo è quanto trapela, a oggi, dall'assessorato all'Ambiente del Comune di Acri. In piena sintonia con il momento storico che il paese sta vivendo: quello della realizzazione del piano strutturale comunale, che dovrà essere approvato in tempi brevi. Così, tra le mura del palazzo comunale, si lavora alacremente. In silenzio. Il modello di governance è quello ecosostenibile, in sintonia con le direttive europee. Ma gli ambientalisti potrebbero allarmarsi, vedendo all'orizzonte profilarsi una centrale a biomasse. Il dato da considerare è che dovrebbe trattarsi di un impianto di piccole dimensioni. Nulla a che vedere con il mega progetto della centrale di Panettieri, che ha gettato nello sconforto l'intero paese. Si tratterebbe di una centrale di modeste dimensioni soprattutto perché, al di sotto di 1 MW (megawat) di potenza nominale, il Comune non necessiterebbe di un'autorizzazione alle emissioni e potrebbe procedere autonomamente, attraverso la conferenza dei servizi. Nel progetto preliminare di piano strutturale acrese, però, la centrale a biomasse non esiste. Neanche in fase embrionale. Del resto questo dato aveva già a suo tempo suscitato perplessità, proprio in virtù del modello partecipato di piano strutturale, che il Comune di Acri vuole portare avanti. Della centrale, insomma, si è parlato a voce, in alcuni incontri e in modo piuttosto vago.
Ma non ci sono ancora documenti ufficiali condivisi, che ne testimonino la programmazione serrata. Se si guarda ancora la normativa che regolamenta la costruzione delle centrali a biomassa, questa, nei territori con meno di 50.000 abitanti, non prevede necessariamente la realizzazione del "Piano Energetico Comunale", che ha comunque una sua utilità. Infatti il PEC "consente la pianificazione dell'uso delle fonti rinnovabili di energia e la razionalizzazione dei consumi a livello locale". Insomma, stando alla normativa e alle informazioni che arrivano dall'amministrazione comunale, non dovrebbero esserci ostacoli alla realizzazione dell'impianto nel territorio acrese. Ma dove sarà costruita la centrale a biomasse, se il progetto del Comune andrà in porto? Secondo quanto previsto dalla legge, dovrebbe essere costruita nella zona produttiva del territorio acrese. E anche qui il PSC comunale diventa determinante. Difficile predire quali saranno le reazioni della popolazione acrese, perché sugli impianti di combustione gira sempre una certa mitologia. Soprattutto nelle nostre terre. Infatti, in molte circostanze, laddove dovevano essere bruciate solo sostanze vegetali, si è poi scoperto l'utilizzo di sostanze altamente cancerogene.
Sul fronte "ambientalisti", poi, sono in molti a considerare nocive per l'ambiente non i fumi prodotti dall'impianto, ma anche l'inquinamento dovuto al trasporto del materiale combustibile, in seno alla centrale. Ma dal Comune di Acri si assicura che il materiale verrà reperito entro 70Km dal territorio dove sarà impiantata la centrale. Questo per garantire il massimo degli incentivi statali, al Comune di Acri, e per contribuire a far girare l'economia dei territori limitrofi. Insomma, una boccata d'ossigeno, sul fronte economico, per un Comune isolato e privo di una fiorente economia autonoma.
La centrale a biomasse, attraverso la combustione del sottobosco acrese, potrebbe produrre sia energia elettrica, che energia termica, da distribuire in paese ed eventualmente vendere fuori dal territorio circostante. Inoltre, quando si realizzano questi impianti, sono previsti lauti incentivi statali.
Chi costruirà l'impianto? Chi lo finanzierà? Chi lo gestirà? Questo è ancora tutto in fase di programmazione. Ma se è vero che la zona produttiva è quella su cui sarà costruito l'impianto, potremmo azzardare un'ipotesi: ad esempio laddove a oggi sorge l'ex salumificio comunale. Area possibile?
Forse. Tutto è ancora avvolto nella cortina del mistero.

Fonte: Mezoeuro

PUBBLICATO 13/04/2011

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