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Un altro modo di fare politica è possibile! (?)

Leonardo Marra
Foto © Acri In Rete
Quante volte nella nostra vita quotidiana incorriamo in situazioni, in avvenimenti che ci indignano e ci fanno venir voglia di denunciare a gran voce tutto quello che non va?
Non c’è un campo preciso che primeggi; si va dal sociale, al privato, alla politica, alle distorsioni che quest’ultima, in primo luogo, ha prodotto in periodi recenti.
E a poco sembra valere l’indignazione di coloro i quali nella Politica hanno sempre visto il mezzo per discutere e trovare soluzioni ai problemi delle comunità, di chi in Politica ha prodotto impegno continuo, di chi ne ha fatto una ragione di vita o di chi semplicemente ha sperato di poter individuare in essa la possibilità di migliorare il futuro così da renderlo più vivibile soprattutto per i propri figli.
Non mi va di ripetere cose ormai abusate e, soprattutto, non aggiungerei nulla di nuovo a quella sensazione di abbandono nella quale questa nostra Italia sembra piombata.
E’ come se all’improvviso tutte le aspirazioni, le speranze, le lotte fatte di parole, di gesti, di idee nelle quali credevamo dalla primo all’ultima, fossero di colpo finiti in una sorta di immenso frullatore che fornisca, come unico prodotto, l’appiattimento delle idee, la morte delle sinapsi, la riclassificazione dell’individualità non già come capacità del singolo o riconoscimento alla valenza della singolarità di pensiero, ma finalizzata alla costante ricerca della emulazione. L’esistenza che ritrova una sua collocazione ed un riconoscimento nella società solo se accompagnata dalla notizia del sensazionale.
Siamo bombardati da notizie “sensazionali” (quelle per intenderci che colpiscono gli strati più superficiali delle nostre emozioni, quelle che non hanno bisogno di interpretazioni razionali, ma si abbandonano immediatamente alla supervisione emotiva) omicidi, razzie, soprusi, intrecci di piccole e grandi connivenze, storie di ricatti, di sordidi intrallazzi che passano sopra le nostre teste e rendono vani i tentativi, finalizzati ad attuare dei cambiamenti, di pochi individui e ci collocano negli ultimi posti in tutte le classifiche mondiali.
Sono le notizie che arrivano sulle nostre tavole all’ora di pranzo o cena, tra un secondo piatto ed il contorno, mentre discutiamo con i nostri figli ai quali abbiamo difficoltà a spiegare quanto succede attorno, abituati come siamo a fare spallucce con deprimente rassegnazione alla notizia della “signorina” che, per le sue “virtù” e per la sua “disponibilità” riesce a rappresentare il popolo italiano nelle sue istituzioni locali (comuni, province, regioni) se non addirittura in parlamento. Come spieghiamo loro che c’è chi si arricchire sulle tragedie umane? Come spieghiamo che quello che imparano a scuola - e che una volta si chiamava “educazione civica”- ora è praticamente carta straccia? Come facciamo a farli ritrovare negli ideali ispiratori della nostra Costituzione se coloro i quali di questa costituzione dovrebbero essere garanti la aggirano/ignorano, più o meno intenzionalmente (vedi Capo dello Stato firmatario delle decine di leggi ad personam)? E come si fa a crescerli nei valori di onestà, trasparenza, altruismo, moralità se ogni giorno ricevono esempi contrari proprio da chi (il capo del governo ed i suoi ministri in testa) dovrebbe essere d’esempio con i propri comportamenti ? Come spieghiamo loro tutto questo?
Sarei curioso di sapere quanti di noi alla notizia dell’arresto del malfattore di turno abbiano pensato: “tanto fra una settimana al massimo sarà di nuovo libero”. Sono le distorsioni di uno stato di diritto portato all’esasperazione. Le contraddizioni di una democrazia che garantisce (sigh!) anche coloro i quali tramano e lavorano per sostituirla con forme di governo incentrate sul culto della personalità (non a caso grandi amici di governanti o ex governanti con gli stessi principi).
C’è una sola matrice in questo scenario. Una sola, unica, colpevole matrice che spinge l’individuo a superare i limiti che, non la società, ma la coscienza impone ad ognuno di noi. E’ la matrice che ingenera l’idea che la sopraffazione, il ricatto, l’omicidio, la morte possano essere un mezzo per arrivare al riconoscimento di uno “status esistenziale” ; della serie: uccido quindi esisto (con buona pace del vecchio Cartesio), in una sorta di circo dell’abbrutimento che porti all’apoteosi in un immenso reality dove ogni volta vince chi raggiunge per primo l’omologazione.
Ci sono situazioni nelle quali si vorrebbe poter fare di più che scrivere uno stupido articolo per riportarle all’attenzione di chi queste situazioni le conosce per averle costantemente sotto gli occhi.
Ci sono situazioni in cui ognuno di noi vorrebbe cominciare a “fare” qualcosa invece che aprire ogni volta il libro delle “lamentazioni”. A volte penso:” se tutto quello che sta accadendo in Italia fosse accaduto in Francia?”, ed immagino i nostri cugini incazzati come solo loro sanno fare; noi no, noi restiamo sulla sponda del fiume “sperando di veder passare il cadavere del nostro nemico” o ci indigniamo e facciamo la rivoluzione se il consiglio federale della lega calcio minaccia di retrocedere la nostra squadra del cuore…che strano popolo siamo. Ed intanto diventiamo ogni giorno più poveri (e non solo economicamente).
Io non ho una ricetta riguardo a ciò che ognuno di noi possa fare, ma credo si abbia il dovere morale urgente di interrogarsi su queste criticità e dimostrare in qualunque modo che ci siamo, che contiamo ancora qualcosa, che siamo stanchi di essere le pedine sacrificali su una scacchiera in mano a giocatori improvvisati. Io credo sia il momento in cui il popolo italiano debba mettere da parte pregiudizi e cominciare a collaborare in una sorta di armistizio fra le “parti sane” della politica cercando di arrivare ad un nuovo concetto di politica stessa così da avvicinare la nostra democrazia alle vere, grandi democrazie occidentali (e penso alla Danimarca, alla Norvegia, al Belgio, alla Svezia, alla Finlandia tanto per puntare in alto).

Perdonate la mia visione utopistica del mondo, ma sono (non so per quanto ancora) tra gli irriducibili che pensano che un altro modo di fare politica sia sicuramente possibile.

PUBBLICATO 06/09/2011

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