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Nessuno tocchi l’ospedale

Marcello Perri
Foto © Acri In Rete
Il ritorno alla propria terra, alle proprie radici, agli affetti e alle tradizioni credo sia una delle cose più belle in assoluto. Ultimamente, però, tornare ad Acri ha significato per me ritrovarsi davanti ad uno scenario al quanto triste: per le strade poca gente, soprattutto pochi giovani, quasi tutti altrove a cercar fortuna e realizzazione.
A compensare questa mancanza solo branchi di cani randagi che gironzolano e invadono il nostro verde indisturbati. Che tristezza! E, a pensarci bene, non è l'unica situazione deludente con la quale devono confrontarsi i miei concittadini. Perché a rammaricarci c'è anche la situazione dell'ospedale.
In un periodo storico di profonda crisi per la nazione, dove ogni giorno assistiamo al lento sprofondare dell'Italia grazie al sempre amato Berlusconi, a risentirne sono anche le realtà regionali. Per far fronte ai vari problemi di deficit determinati dall'enorme buco finanziario della sanità calabrese, il Presidente Scopelliti è stato costretto ad attuare una manovra di rientro che ha causato la chiusura di strutture sanitarie in diverse parti della Calabria, tra cui il presidio Beato Angelo D'Acri. Da quando si è cominciato a parlare di "tagli" numerose sono state le voci che si sono succedute, molte volte illusoriamente "rassicuranti". Ma alla fine, tra una chiacchiera e l'altra, è giunta la chiusura del primo reparto, la ginecologia. E con essa l'inizio di enormi problemi per le partorienti, costrette a "girovagare" tra Cosenza, Corigliano ed altre strutture. Cosa non facile, soprattutto se si considera l'inefficienza dei collegamenti di qualsiasi tipo e lo stato attuale delle strade del nostro territorio.
Da qualche giorno il problema dell'ospedale è tornato d'attualità: questa volta si parla di ridimensionamento generale o addirittura di chiusura. E, a questo punto, le domande sorgono spontanee: cosa sarebbe Acri con un ospedale chiuso o "ridimensionato"? Che ospedale è un ospedale che non può agire nel pieno delle proprie possibilità? Qualcuno ha pensato agli enormi disagi a cui andrebbero incontro i cittadini? Troppe perplessità in merito e poche risposte reali. Rimane l'auspicio che chi governa faccia il possibile e si batta con ogni mezzo per salvare l'ospedale, mantenendo la promessa tante volte ripetuta in questi ultimi mesi: "L'ospedale non si tocca". Troverà attuazione, prima o poi, questa frase? Speriamo!
Non vorremmo ritrovarci a dover dire, con le parole di qualche saggio: "Cambiano i musicisti, ma la musica è sempre la stessa!".

PUBBLICATO 13/10/2011

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