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La Filosofia? Un Giano bifronte.

Angela Maria Spina
Foto © Acri In Rete
L'insegnamento della Filosofia nelle nostre scuole è tradizione culturale consolidata. Sono almeno due i paesi nei quali questa tradizione si ripropone in forme e manifestazioni in ossequio alla disciplina: Francia e Italia, sebbene in quest'ultimo paese la disciplina insegnata sia la Storia della Filosofia, che identifica cioè la Filosofia con la sua Storia, ovvero con lo straordinario patrimonio accumulato da una ampissima tradizione culturale di stampo prevalentemente europeo.
In Italia infatti siamo soliti far risalire a Giovanni Gentile, filosofo neoidealista italiano, questa metodologia didattica che in realtà è diventata diffusa impostazione nello studio della disciplina, ancora largamente condivisa.
In Francia invece paese culturalmente tra i più avanzati e con una proiezione storicamente progressista, si insegna quella che in altri paesi è chiamata filosofia teoretica o morale, che pratica cioè un diverso approccio conoscitivo, sviluppando discussioni sui problemi filosofici, soprattutto attraverso le forme della "dissertazione”, elaborate in scritti ed elaborazioni di filosofia, indispensabili ad esporre punti di vista, convinzioni e teorie. In entrambi i casi però, il rigore dei Contenuti disciplinari, si rivela essere un atto dovuto che impone un'organizzazione di testi e fonti accreditati, nelle rispettive comunità scientifiche - come si conviene alla trattazione dei problemi nell'asse meramente filosofico - rappresentando la vera finalità e forse il senso autentico dello stesso insegnamento/apprendimento della filosofia. Perciò la Storia della filosofia, “filastrocca delle opinioni” dei filosofi - coincide con la mera essenza dei più profondi concetti filosofici - ed è un territorio dalle intriganti suggestioni che spinge a preferire l'idea che “l’enciclopedia del sapere filosofico” sia più praticabile e fruibile unitamente all'idea dello sviluppo storico cronologico, anzicché quella del mero filosofare; per la evidente messa a fuoco di rilevanze teoretiche e nodi concettuali, che intrecciano autori a dottrine e problemi della medesima natura. Suscitano perciò un certo interesse o qualche recondita diffidenza, i modi “diversi” talvolta innovativi, creativi o solo banalmente ripetitivi, di insegnare filosofia; che potrebbero risultare apparentementemente slegati dalla consueta attività curriculare – della quale si considerano stimoli, complessità e ricchezza in modo talvolta diverso rispetto a quello del nostro stesso retroterra mentale – e che realizzano invece comuni proiezioni della disciplina. Tutte rigrosamente svolte, per l'arricchimento della discussione metodologica, che concorre a vivacizzare il dibattito sull’importanza di coltivare l’interesse per una disciplina che malgrado tutto - è un delitto - non promuovere e diffondere.
Il diverso atteggiamento verso la filosofia, perciò, resta l’ unico elemento che è in grado di farci percepire la sensazione che proporne lo studio rappresenti un'esperienza utile e importante, che promuove in chi la pratica, (per gli stessi contenuti che sviluppa), un'attitudine alla critica fondata e al dialogo consapevole, e in entrambi i casi, quel “filosofare” si trasforma in un’attività costruttiva, perché attraverso lo slancio prodotto, riesce a promuovere dinamismo e vitalità in chi la esercita e la pratica a vario titolo.
L'influenza della filosofia kantiana perciò, secondo cui insegnare filosofia significa insegnare a "pensare con la “propria testa," è - non troppo banalmente - il principio al quale la nostra migliore tradizione tenta di ispirarsi a partire proprio dall’insegnamento.
Bene ha fatto perciò l’Istituto Secondario Superiore Vincenzo Julia” - Liceo Classico e Scientifico di Acri nel suo ruolo di agenzia formativa, che attraverso il suo dirigente, il corpo docente e l’esperto della disciplina filosofica; consapevoli di essere in qualche modo “custodi” di questo sapere, hanno inteso dare corpo al singolare Progetto di Filosofia LogicaMente (attraverso fondi europei indirizzati a valorizzare le Eccellenze - misura C4 - per rispondere alle istanze della disciplina e ai bisogni formativi dei propri allievi.
Le intuizioni progettuali e didattiche dei docenti curriculari e dell’esperto titolare del corso, hanno perciò concorso e reso possibile l’attuazione di una singolare esperienza formativa che ha favorito la partecipazione per la prima volta, nella storia della scuola, alla XX°competizione della Olimpiade della Filosofia, recepita dal locale liceo Scientifico, con un suo allievo Antonio Servidio , ammesso alla prova regionale tenutasi il 18 aprile c.m presso lo storico Liceo Classico B. Telesio di Cosenza; scelto quest’anno dalla prestigiosa Società filosofica Italiana ideatrice e organizzatrice dell’evento, come sede ospitante. Ben oltre la Competizione perciò sono state lanciate le basi per sviluppare nuove attività specifiche, connesse alla disciplina filosofica, nelle quali specie i licei – titolati della disciplina - dovrebbero scegliere di investire; e sulle quali la filosofia si presta ad elaborare e dilatare suggestioni, garantendo non poche emozioni. Ciò che è accaduto per questa singolare circostanza ha Saputo determinare afflato tra i partecipanti e i docenti, in un clima di vivo interesse in cui tutti hanno trasferito la materia scolastica ben oltre “marginalità didattica” delle “asfittiche” aule scolastiche.
La selezione regionale, è la fase preliminare delle rigorose selezioni, che prevedono di ricercare attraverso fitte maglie selettive un Allievo/a che dopo le prove di Torino e Roma, volerà ad Oslo in Norvegia per la prova finale che attribuirà l’alloro internazionale all’ “atleta/filosofo” della edizione 2012, sulla base del riconoscimento alla migliore dissertazione filosofica prodotta in lingua inglese, francese o tedesca.
Continua dunque il lento e progressivo lavoro di accrescere e potenziare il prestigio dei locali Licei acresi, attraverso l’offerta di concrete opportunità di sano protagonismo, coerentemente alla piena attuazione del principio illuministico della Ragione che illumina e guida.
Conta perciò aver fissato un dato inequivocabile, quello cioè relativo alla realizzazione di un’esperienza didattica e formativa utile a consolidare pricipalmente una maggiore apertura alla disciplina; dimostrando che è possibile insegnare filosofia a chi ha una testa. Condizione facile da accertare, ma ben difficile da prescrivere, anche perché dopo tutto elaborare qualcosa di nuovo, risulta come un’articolazione che deve poter disporre e contare su continui e considerevoli investimenti, non solo sempre di tipo economico. Il primo dei quali è rappresentato dal patrimonio intellettuale giovanile, delle “giovani teste” a cui si riserva rispetto e cura, soprattutto in ragione delle insidie a cui sistematicamente essi risultano esposti, attraverso l’uso scorretto della diffusione dei mezzi di comunicazione di massa, televisione, pubblicità o programmi demenziali; con mezzi per altro senza precedenti nella storia; che talvolta in maniera invasiva e pervasiva condizionano spesso pesantemente quelle teste, talvolta in modo subdolo e latente, cioè senza che ci si possa rendere conto nè degli effetti nè dei Danni prodotti sull’integrità e incolumità trasfuse.
Pertanto si è inteso valorizzare la carica motivazionale, il senso dell’impegno nella cura dei contenuti, nonchè quello della fatica e dell’interesse, per scompaginare e mettere a nudo senza colpo ferire le immaginazioni dei più integralisti o “puristi della filosofia”.
Già Hegel criticava i pedagogisti suoi contemporanei che manifestavano l'ardire di insegnare a “pensare con la propria testa” quasi a volersi inventare ciascuno una propria filosofia, come se la filosofia quindi non esistesse già, o non fosse per così dire, mai esistita prima (Non bisogna trascurare – però - che Hegel intendeva per filosofia la verità scritta nella mente di Dio (Idea) e realizzata nel processo della Natura e nello Spirito).
Fermo restando perciò il fatto che per filosofia si debba anche intendere il pensiero dei “grandi” filosofi – da cui bisognerebbe indubbiamente non trascendere, e con i quali sarebbe bene potersi confrontare e dialogare attraverso la lecita “apertura” alla disciplina - va da sè che attualmente l’insegnamento della Storia della filosofia, sebbene ampiamente validato e riconosciuto come indispensabile strumento di emancipazione e progresso; appaia immotivamente e ingiustificatamente precipitato in “Area Riservata e Protetta” per lo più a precisi ordini di scuola della secondaria superiore i licei e non altresì a tutti gli ordini di scuola; ma anche a specifiche fasce d’età, o classi esclusivamente finali, che si avvalgono del beneficio e del privilegio illuminante della disciplina.
Resta indubbio invece lo straordinario valore e potere riconosciuto alla filosofia, a quella disciplina cioè che non è mai fine a sé stessa, ma che insegna a conoscere i classici a “co- filosofare” con essi, su problemi e temi; che come tali dovrebbero perciò dismettere l'esclusività caratteriale, per essere al contrario ampliate e dilatate magari a ogni ordine e grado di istruzione, ma soprattutto a tutti gli individui.
Qualunque persona invitato a filosofare in prima persona, o magari invitato a partecipare alla costruzione teorica di un problema risulterebbe nella maggior parte dei casi, pronto o per lo meno disponibile a seguirne sviluppi e articolazioni, ponendo in relazione con la propria esperienza (ove possibile e opportuno) sino a formulare opinioni e valutazioni corroborate da una riflessione filosofica talvolta insospettabilmente ambiziosa.
Condivido insieme a molti altri colleghi, la non troppo banale necessità – di salvare la filosofia – dalla condizione di frustrazione e marginalità - non solo perché utile a sviluppare potenzialità formative, anche in ambiti diversi da quelli meramente formativi, esclusive solo degli allievi. L’utilizzazione di occasioni come questa, parrebbero opportune all’indispensabilità di specifici processi di emancipazione e affrancamento della coscienza e della conoscenza del reale, che la filosofia è in grado di sollecitare e promuovere, anche attraverso i suoi buoni docenti.
Stride perciò l’apparente contraddizione in termini - in un'epoca in cui s’invitano tutti a diventare filosofi – inclini cioè da una parte a riconoscere molti come filosofi, anche quelli che in realtà filosofi proprio non sono; e dall’altra che nella società dei filosofi, se ne ravveda in verità anche forse qualcuno di troppo, che proprio filosofo non è.
Mutuando perciò dal senso autentico che accosta la disciplina filosofica al senso della realtà, potremmo concludere certamente che - ad averne di filosofi - aspireremmo a stare forse tutti meglio o certo non peggio di come in realtà siamo condannati a stare senza di essi. (Ma questa è un’altra storia!)
E’ perciò urticante affrontare questi temi assecondando l’impudica improvvisazione o la qualunquistica e cieca superficialità, che talvolta porta ad accostare la disciplina a chi la insegna e non viceversa chi la insegna ai propri interlocutori.
Una dissonanza, che in qualche caso sarebbe portata a confondere metodologia didattica, con la qualità della “servizio” reso agli allievi, prescindendo dai risultati e dalle prestazioni; avvililendo qualche moderato ottimismo della ragione, che ammalierebbe molti altri possibili friutori che altresì sarebbero in grado di “esaltarsi” raggiungendo anche importanti obiettivi, solo dopo aver intrapreso importanti percorsi d’apprendimento opportunamente calcolati ed elaborati a rilanciare l’investimento sulla disciplina.
Sono molti gli allievi interessati e motivati all’apprendimento della filosofia, ignoro se siano speciali proprio perchè vicini alla disciplina o solo se sia la disciplina a renderli “speciali,” in fondo ciascuno di loro sa di poter contare sulle sue incontrovertibili capacità di sapersi provare nelle difficoltà. Per affermare la propria unicità e singolarità attraverso il linguaggio dei contenuti filosofici. Tuttavia è anche l’importante lavoro di tutti i Docenti “visionari” della disciplina filosofica, che esalta considerevolmente quella peculiare apertura mentale di ciascuno, predisponendoci verso gli uni e le altre. Perchè è dalla filosofia che ricaviamo e affiniamo interesse e fiducia, nonostante le drammatiche e temibili difficoltà di questi tempi, in cui ad esempio dei laureati in discipline filosofiche o forse ancor meno dei filosofi, sembrano tutti non sapere davvero cosa farne.
Si tratta perciò di promuovere l'idea che ciascun individuo almeno una volta nella vita dovrebbe aver avuto la possibilità di esperire un'esperienza filosofica nella quale cioè possa misurarsi e affrontare un problema di verità o di senso, svolto in modo filosofico.
Per inciso questo non significa approcciarsi a una fede ideologica né religiosa e neanche ispirarsi a un'autorità riconosciuta come tale, ma al contrario significa avvalersi attraverso la filosofia delle risorse umane della Ragione e dell'Esperienza, in maniera oserei dire “esclusiva” e “singolare” proprio attraverso le “dure e temibili” lezioni di filosofia.
Per Approcciare dunque la Filosofia come qualunque altro contenuto umanistico, scientifico e culturale, occorre la mera curiosità del ricercare, operando cioè un corretto slancio della metodologia dell’apprendimento/insegnamento. Dovremmo poterci tutti avvalere del buon Aristotele che già ci aveva portati ad affrontare quel sano modello apodittico, cioè dimostrabile, verso quel carattere per così dire dialettico e dialogico del filosofare.
Qualche decennio fa un ministro dell'istruzione del nostro paese ebbe modo di prendere in considerazione l'idea di promuovere l'introduzione di elementi di filosofia anche nel primo biennio della scuola secondaria con piena acclamazione della Società Filosofica Italiana che votando una mozione di approvazione sancì per altro il diritto inviolabile di ciascun giovane italiano di fare esperienza, almeno una volta nella propria esistenza, accostandosi alla filosofia, magari semplicemente ai classici esattamente come facciamo con la letteratura la poesia la musica e l'arte. Non credo che praticare e conoscere la poesia, la letteratura, la musica e quant'altro possa voler dire essere o aspirare a diventare tutti quel genere di romanzieri poeti artisti o musicisti. Non si comprende perciò come invece lo si debba concepire per tutti coloro che approcciando la filosofia, forse già non ignorano che filosofi semplicemente non sono ancora; ma nonostante tutto non sono disponibili a sottrarsi alle sfide, misurando le loro capacità, cogliendo i propri limiti, attraversando la propria apertura cognitiva, nel potere incommensurabile di un importante cammino individuale di conoscenza, responsabilizzazione e serietà, che sia aperto al mondo ed alla vita ben oltre la scuola e tutti i suoi pur indispensabili docenti.
Basterebbe soltanto non essere banalmente improbi, precludendosi qualsivoglia esperienza di cultura per esperire ogni possibile percorso di ricerca e creatività; svolto per valorizzare la disciplina e il suo stesso significato, anche attraverso iniziative come quelle proposte in questa circostanza, che ha Saputo ritagliarsi un considerevole spazio e un apprezzato consenso, anche attraverso la coniugazione della sana competizione e del “gioco”; dissodando i campi che fuor di metafora servono a valorizzare quegli stessi contenuti formativi, che quotidianamente si approntano. E’ per questa stessa ragione che sarebbe bene auspicare che tale patrimonio non sarà disperso e smarrito tra indifferenza e leggerezza, ma servirà a individuare e fissare nuovi migliori traguardi verso cui indirizzare nuovi sforzi e investimenti complessivi futuri.

PUBBLICATO 24/04/2012

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