Come giusto che sia in queste circostanze, i rancori personali e le diverse vedute, vengono messe da parte. I funerali del prof. Salvatore Servino sono stati molto partecipati. Il lungo corteo era guidato dal sindaco facente funzioni, Luigi Maiorano e dal dirigente scolastico, Giuseppe Straface. Accanto a loro campeggiavano il gonfalone della città e il tricolore in rappresentanza della scuola media “Padula” dove Servino insegnava scienze e matematica.
Tra la folla anche la giunta comunale, l’eurodeputato Trematerra e diversi esponenti di vari partiti ma soprattutto amici di vecchie battaglie come Minisci, Algieri, Rizzuto e Cugliari. Servino era un docente apprezzato non solo per le sue capacità ma anche per le sue doti umane.
Con gli alunni (ieri in migliaia tra vecchi e nuovi) cercava sempre il dialogo ed evitava i rimproveri. Ma Servino, che amava molto la lettura e la fotografia, è stato anche un militante di Rifondazione Comunista, ex consigliere provinciale e comunale, e prima ancora militante della lista civica La Comune e di Democrazia Proletaria. Negli ultimi anni non era più in prima linea ma non disdegnava, appena gli si presentava la possibilità, una riflessione sempre pungente, accorata e mirata.
Una malattia fulminante lo ha strappato alla vita in pochi giorni, lasciando moglie e due figli adolescenti. Sabato pomeriggio, una città commossa e basita, gli ha dato l’estremo saluto ma Servino sarà ricordato a lungo per il suo carattere schietto e per le sue radici politiche soprattutto in quei luoghi, come la libreria Germinal, dove amava soffermarsi per ore ed ore.