RELIGIONE Letto 2869  |    Stampa articolo

Coscienza e legge

sac. Sergio Groccia
Foto © Acri In Rete
Il Vangelo di questa domenica (Marco 7,1-8.14-15.21-23) ci sollecita ancora una volta ad una riflessione fondamentale per la nostra vita personale, per le relazioni, per i rapporti nella società, con le istituzioni e le leggi.
Ci viene riproposta la questione permanente del rapporto fra coscienza e legge, fra le scelte delle persone singole e il bene comune; e come la Parola del Vangelo, senza confusione di piani, possa illuminare, orientare, verificare, rilanciare gli atteggiamenti più profondi, quelli che appunto attengono alla coscienza. Alcuni maestri della legge e farisei pongono a Gesù l'interrogativo sul perché alcuni dei suoi discepoli "non ubbidiscono alla legge religiosa dei padri e mangiano con mani impure", senza cioè averle lavate secondo l'uso religioso, che si concretizzava in altri, numerosi gesti di purificazione riguardanti anche bicchieri, stoviglie, letti...
La risposta di Gesù, che suona come una provocazione per loro, è attualissima anche oggi: "Il profeta Isaia aveva ragione quando parlava di voi. Voi siete degli ipocriti, come è scritto nel suo libro:-Questo popolo dice il Signore mi onora a parole, ma nel suo cuore è molto lontano da me. Il modo in cui mi onorano non ha valore perché insegnano come dottrina di Dio comandamenti che sono fatti da uomini-. Voi lasciate da parte i comandamenti di Dio per poter conservare la tradizione degli uomini".
E poi: "Niente di ciò che entra nell'uomo dall'esterno può farlo diventare impuro. Piuttosto è ciò che esce dal cuore che può rendere impuro un uomo...; tutti i pensieri cattivi che portano al male: i peccati sessuali, i furti, gli assassini, i tradimenti fra marito e moglie, la voglia di avere le cose degli altri, le malizie, gli imbrogli, le oscenità, l'invidia, la maldicenza, la superbia, la stoltezza… Tutte queste cose cattive vengono fuori dall'uomo e lo fanno diventare impuro".
Le leggi e le istituzioni dovrebbero sempre condensare le convinzioni e le aspirazioni di una comunità e di un popolo. Al proposito, si può indicare come esemplare la nostra Carta costituzionale, nata e strutturata seguendo ispirazioni e contenuti insieme pluralisti e condivisi per quelle situazioni irrinunciabili riguardanti la vita di tutti, il bene comune di un popolo intero: la libertà, il lavoro, l'istruzione, la salute.
Le leggi sono da legare sempre, inscindibilmente alla giustizia e alla verità, altrimenti possono diventare leggi dei forti contro i deboli, stabilire discriminazioni e razzismo: basti pensare alle leggi razziali del 1938 in Italia; senza verità, la legge diventa favoritismo a persone (leggi ad personam) e a gruppi, copertura della corruzione, dell'illegalità e dell'impunità. Non ci dovrebbe essere nessun disprezzo pregiudiziale verso la legge; questo atteggiamento tante volte rivela immaturità, incapacità di assumere l'impegno della solidarietà verso comuni obiettivi, scarsa o assente appartenenza alla comunità.
La parola di Dio può ispirare le leggi umane, ma è errato decidere di identificarla in leggi, istituzioni, partiti, proprio perché il Vangelo richiama sempre a quella ulteriorità e profondità che un assetto istituzionale, sempre riformabile, non può mai contenere. La profezia è oltre la legge, anche quando questa ne assume ispirazione.
Certamente è fondamentale una pedagogia permanente delle coscienze, perché non si diffondano l'individualismo capriccioso che fa del sè egocentrico il centro del mondo; perché, invece, ci si educhi al rapporto fra coscienza personale e bene comune; perché quando si esprime l'obiezione di coscienza, sia motivata da grandi ideali che richiedono maggior disponibilità e dedizione. Indimenticabile e permanente l'insegnamento di Don Lorenzo Milani: né anarchismo né conformismo ma coscienza critica e responsabile: "Posso solo dire ai ragazzi che essi dovranno tenere in tale onore le leggi degli uomini da osservarle, quando sono giuste, cioè quando sono la forza del debole. Quando invece, vedranno che non sono giuste, cioè quando sanzionano il sopruso del forte, essi dovranno battersi perché siano cambiate".


PUBBLICATO 28/08/2012

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