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Il diritto di essere arrabbiati

Franco Bifano
Foto © Acri In Rete
L’altro ieri, il Corriere della Sera ha pubblicato una lettera di un ragazzo di 17 anni disabile. Lo scritto non era solo l’ennesima denuncia di un grave disagio, ma era qualcosa di più. Era una foto, una sorta d’istantanea che prima cattura e poi racconta quanto a volte la realtà possa essere e amara.
Francesco, cosi si chiama l’autore della lettera, non è un ragazzo abituato a piangersi addosso, non se lo può permettere. Del resto è uno che ha dovuto imparare fin troppo presto – come lui stesso scrive – che per sopravvivere la prima regola è lottare. Combattere contro le avversità quindi non lo spaventa, in fondo lo fa da sempre.
Da quando va a scuola però ha trovato nel suo educatore non solo un amico, ma un prezioso alleato su cui contare per alleggerire il carico di difficoltà che la vita ogni giorno gli pone davanti. Una figura indispensabile quindi, che lo fa sentire come tutti gli altri e che nessuna società civile, per quanto sgangherata, si sognerebbe mai di portargli via. Eppure è quello che sta succedendo, forse perché siamo in Italia, in questa nostra Nazione dove ormai a vincere è sempre il più forte, nella quale si sta consolidando la “cultura dell’emergenza” nel cui nome tutto diventa fattibile. Ecco allora che davanti ad una presunta emergenza economica che riguarda, vedi il caso, sempre le categorie più fragili, si tagliano risorse e dunque si continua a togliere a chi ha già poco di suo. Cosi figure fondamentali come quella degli educatori per disabili rischiano di sparire.
Certo, la cosa strana è che l’emergenza economica non tocca mai i partiti politici che, come i recenti fatti di cronaca dimostrano, godono invece di ottima salute ed hanno milioni di euro (di soldi pubblici) da sperperare. Ed allora via di corsa, si va a caccia di affari senza badare a spese, tanto a pagare siamo noi (che bella soddisfazione!). Si incomincia con le lussuose ville, gli appartamenti in esclusive zone della Capitale, per poi passare alle sfarzose feste in compagnia di procaci signore, cene a base di ostriche e champagne fino ad arrivare all’acquisto di diamanti e oro, come si ricorderà opera di quell’intrepido “mattacchione” del tesoriere della Lega (quello che comprava anche i falsi titoli di studio per quell’acciuga del figlio di Bossi). Tutto in barba a quel popolo, che tanto sovrano non sembra, ma di certo un tantino fesso si.
Che modello di società è questo che continua a fare la voce grossa con i deboli mentre si “accuccia” ossequioso con i forti ? Non mi pare un modello da indicare come esempio. Non sarà arrivato il momento di reagire? Francesco lo ha fatto. Ha preso carta e penna ed ha scritto ad uno dei più autorevoli quotidiani nazionali, magari sperando che ognuno di noi si sentisse ferito da questa ennesima ingiustizia e trovasse gli stimoli per scrollarsi di dosso questa sorta di rassegnazione che ci pervade e ci rende, nel migliore dei casi, indifferenti. Magari per rivendicare con forza, insieme a lui, quello che intanto nessuno potrà mai toglierci: il diritto di essere arrabbiati!

PUBBLICATO 20/09/2012

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