OPINIONE Letto 5122  |    Stampa articolo

La Migliore Cura

Foto © Acri In Rete
Giuseppe Via
condividi su Facebook


Cari concittadini,
curare gli ammalati è compito del medico. Il Medico è il solo che può diagnosticare e curare le malattie. Solo il medico ha le competenze adeguate per farlo. Quando ciascuno di noi si ammala vorrebbe essere curato dal medico più preparato ed esperto per la patologia che lo affligge. Ma il bravo medico deve avere anche altre qualità: umanità, serietà, onestà, rispetto della dignità altrui e deve agire nell’esclusivo interesse del paziente che ha in cura.
La condizione di ammalato viene spesso aggravata dallo stato di bisogno, dalla paura, dal dolore, dalla debolezza psicofisica, che alterano la coscienza ed il senso critico, così da essere facile preda dei cattivi medici o peggio, finire nelle grinfie di imbroglioni e maghi vari, che promettono guarigioni miracolose con l’acqua fresca ed in cambio alleggeriscono il portafogli del malcapitato credulone.
Ma le false promesse sono come le farfalle, belle e facili da prendere, ma durano poco, a volte un solo giorno. In fondo le farfalle non sono altro che vermi con le ali. Ci si ritrova alla fine con la malattia non curata, con il portafogli vuoto e la rabbia per essere stati presi per i fondelli.
Queste considerazioni, per analogia possono essere traslate all’amministrazione del comune di Acri.
Il nostro comune è da vari anni un ammalato cronico, che non è mai stato bene amministrato. Negli anni passati era più facile nasconderlo a causa dei soldi che il governo e la cassa per il mezzogiorno elargivano a mani piene per appianare i debiti e non vi era la Corte dei Conti che rompeva le uova nel paniere, bocciando i bilanci comunali. Era più facile essere “grandi” amministratori.
Senza tediarvi con la cronistoria degli avvenimenti e scelte sbagliate fatte dalle cattive ed incompetenti amministrazioni che si sono succedute negli anni, in poche parole, ci ritroviamo con il comune di Acri gravemente ammalato, impoverito ed abbandonato. Nessuno ammette le proprie responsabilità ma accusa quelli che lo hanno preceduto: ma allora chi sono stati i cattivi medici che hanno avuto in cura il comune?
Per “fortuna” ogni tanto ci sono le elezioni a dare speranza. Le elezioni hanno il grande potere di trasformare una comunità addormentata, apatica, depressa, in una pentola a pressione. All’improvviso tutti aprono gli occhi e si accorgono che c’è una ammalato grave da curare (come alcuni parenti che si ricordano del nonno solo quando devono riscuotere la pensione). Ecco, nel giro di pochi giorni tutti vogliono contribuire alla cura, vecchi e nuovi “dottori” si fanno avanti, più di duecento candidati si contendono gli scranni, con a capo quattro candidati a sindaco. Preparano le diagnosi e le ricette di cura, fanno abbondanti e facili promesse elettorali. Tutti dicono che vogliono amministrare per il “bene comune” e non per i propri interessi. Caspita! sono senza parole, finalmente ci siamo, è la volta buona! Ad Acri sta accadendo il miracolo tanto atteso (non è che ci hanno messo lo zampino i nostri Santi?). Un feroce dubbio però mi assale e se qualcuno può dare una risposta alla seguente domanda ne sarei immensamente grato: perché se una qualsiasi azienda è piena di debiti e problemi, nessuno la vuole, neanche gratis, invece ad amministrare il comune, pieno di debiti e problemi, molti fanno carte false per andarci? E’ masochismo, alto spirito civico o… altro? Noi poveri mortali sappiamo da sempre che “senza sordi ùn sì cantanu missi” e facciamo finta di essere ingenui.
Viste le condizioni di salute del nostro comune dubito seriamente che chiunque siederà sulla poltrona di sindaco sia in grado di fare qualcosa di risolutivo a meno di un aiuto dal cielo. La storia della vita di ciascuno di noi influenza inesorabilmente il nostro futuro e questo vale per tutti, sindaci compresi.
Cari concittadini, se vogliamo veramente cambiare le cose non serve solo andare a votare e lasciare il resto al “buon cuore” degli eletti, ma è necessario che si riattivino due grandi poteri in mano ai cittadini che si chiamano “senso civico” e “pubblica opinione” che sono molto temuti dai politici. E’ il costante controllo dei cittadini sull’amministrazione che fa sì che non si ammali e se è già malata, guarisca prima. Finiamo di essere servi del “potente” di turno, di essere peones, riappropriamoci dello status di cittadino.
Mi fermo qui e cedo la parola al nostro illustre e compianto maestro Biagio Autieri che molto meglio di me, con la sua pungente ed elegante satira può mascherare i falsi dottori, tanto dal 1948 ad oggi ad Acri non è cambiato niente.

Biagio Autieri, per le elezioni comunali del 1948, alcuni versi:

Sùsiti, ‘un è cchiù tiempu de dormiri,
ch’a genti è tuttaquanta arrivortata;
tutti vuanu ‘nchianari allu potiri
e ognunu ‘na rizzetta ha priparata,
ppè guariri li chiaghi allu cumunu,
ch’è ridduttu ‘nu piezzu de purmunu.

Pordu, ccù ‘na seringa nova nova,
ha dittu ca ci vo ‘nu lavativu.
Giuseppi Gencarelli nù l’approva
e afferma cà ci vò l’argientu vivu.
Pirillu, ch’è di miedici ù cchiù dottu,
‘e ruospi ha priparatu ‘nu decottu…

…Quand’eccu cumpariri ‘nu dotturu,
ccù ‘nu scimissu a quatriglietti janchi ,
‘nu cappelluzzu a form’ ‘e pumadoru
chi si zichitia supra li scianchi,
e dici:-Si mi dati lu malatu,
iu vi lu dugnu già biell’e sanatu…

…Io vengo da lontan, son forestiere,
e porto medicine ultrapotenti:
cruschello e saponata per clistere
e lumache muffite per unguenti;
e, poi, tengo Pirillo al lato mio,
che per pasticci superar poss’io…

…All’urtim’ura, cumi nu lejunu,
s’affaccia Don Saveriu alla battaglia
e, ppè ssù stragosciatu carrozzunu,
pruminti ciummu e catinell’ a maglii.
Nisciunu n’ha capit’ ù riest’ e nenti
Né de crociati né dindipendenti…
…Accorti, dunque, cumuniallu mia,
‘un capitari ‘mmanu a nù gnurantu,
cà non sulu t’allonga l’agunia,
ma ti manna spurpatu ‘ncampusantu;
vìgila sempri cumi nu vurpunu
e ‘un ti fidari propriu de nisciunu…


Ad maiora.

PUBBLICATO 09/06/2017 | © Riproduzione Riservata





Ultime Notizie

CULTURA  |  LETTO 286  
A proposito del Collegio di Sant’Adriano: ecco cosa scrive Anselmo Lorecchio
Usa la locuzione latina “ab imis” il giornalista Anselmo Lorecchio (1843.... ...
Leggi tutto

OPINIONE  |  LETTO 1305  
Sogno '95
Acri è come un sogno, che ci si arrivi dalla strada della frana o dalla galleria, benvenuti nella città di Sant’Angelo, il centro si stende sonnolento fra il verde e l’azzurro del cielo che copre le s ...
Leggi tutto

FOCUS  |  LETTO 1959  
Focus. Fiori e piante. Passione, formazione e innovazione
Non solo ha deciso di restare ad Acri ma Francesca Orfello ha rinnovato la sua attività che le sta dando molte soddisfazioni. Ama definirsi fiorista, un lavoro che porta avanti con passione, cura, for ...
Leggi tutto

CURIOSITA'  |  LETTO 259  
Charles Didier in tour nei primi anni dell’ottocento a San Demetrio e in altri paesi
“Io partii da Corigliano un bel mattino d’autunno; lasciando a malincuore le sue torri feudali, il suo triplice acquedotto, le sue boscaglie d’arancio, m’avviai verso le colonie albanesi di San Demetr ...
Leggi tutto

EDITORIALE  |  LETTO 1107  
I nostri venti anni con le borse di studio
Nel 2004, era il mese di marzo, precisamente il 24, al giovane Gianluca Garotto, dottore in scienze politiche, viene in mente un’idea risultata essere poi vincente. Quella di creare un sito internet c ...
Leggi tutto