La Torre del Castello di Acri e' stata restaurata, ma la cinta muraria e' allo stremo
Francesco Foggia
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Il primo maggio 2018, Giovanni Turano Ferraro, pubblicando il post “L' antica Torre simbolo degli acritani” sul sito facebook “Acri Pandosia Capitale degli Enotri”, ha scosso il mio abitudinario e mi ha stimolato a recarmi nel Centro Storico di Acri per riappropriarmi del monumento e del particolare luogo.
Quanti visitano i ruderi del Castello, che domina la Valle del Mucone (a Sud) e l’abitato di Acri (a Nord), possono informarsi da una targa messa dal Rotary International, Club di Acri, che “La torre civica, quasi emblema della città, è quanto resta di un castello fatto erigere dai Normanni, nel XII sec., a baluardo d’una città “imprendibile per difesa naturale”, come scriveva, secoli dopo, il Pontano. La sua forma doveva essere trapezoidale, con tre torri. Una frana, sul lato sud, ne ha portato via parte. Fino a non molto tempo fa era possibile vedere i resti di altre due torri. Le mura superstiti, a fine ‘700, furono smantellate, per concessione degli amministratori del tempo in favore del cap. Ferrari che, con le pietre ricavate, eresse il palazzo poco distante. Nell’interno si conserva il meccanismo d’un orologio del ‘700, tuttora funzionante, costruito da artigiani locali, come si rileva dalle parti originali, meno soggette all’usura del tempo.” Alla struttura del Castello di Acri è accaduto nel 1700 (ad opera del cap. Ferrari, che si servi delle pietre delle sue mura per erigere il proprio palazzo) quel che è accaduto a tanti altri monumenti di civiltà millenaria per la volontà dei nuovi dominatori (viene spontaneo immaginare che, ad Acri nel XII sec., i Normanni potrebbero aver utilizzato materiali di edifici di epoche precedenti e che le popolazioni antiche avrebbero potuto servirsi dei manufatti di civiltà ancora più arcaiche). Dallo spiazzo adiacente la Torre Civica si può osservare un panorama a 360° perché il Castello occupa la parte apicale della dorsale (ad andamento Est-Ovest) separante i bacini idrografici del F. Mucone (a Sud) e del T. Calamo (a nord). I visitatori non possono non rimanere impressionati dalla Valle del F. Mucone, che sprofonda da quota 762 m s.l.m. del piano Castello a quota 375 m s.l.m. del suo alveo (ben 387 metri di dislivello)! La vista è da mozzafiato! Si ha quasi paura di avvicinarsi al ciglio (a sporgersi manco a pensarci!) e si appura di persona la veridicità della descrizione del Pontano! Sì, il Castello era veramente “imprendibile per difesa naturale”. Il pendio meridionale risulta molto acclive per una serie di profondi franamenti del versante, causati dall’approfondimento del letto del F. Mucone, per la sua forte capacità erosiva. I versanti a settentrione, invece, sono meno acclivi per la quota più alta dell’alveo del T. Calamo (quota 645-650 m s.l.m.) rispetto al F. Mucone (375 m s.l.m.) e per la ridotta capacità erosiva del T. Calamo. La Torre del Castello, nel 1995, ha subito, fortunatamente, un risanamento conservativo che ne ha migliorato la sua resistenza statica, ma la cinta muraria (tranne due pezzi di 5-6 m contigui alla Torre) ha continuato, per tutto questo tempo, a subire l’azione demolitrice degli agenti atmosferici, suoi nemici naturali, che hanno minato ulteriormente la già debole resistenza originaria. Sabato 5 maggio 2018, ho voluto osservare la Torre ed interessarmi anche ai resti delle mura del Castello Badando a poggiare bene i piedi su un terreno alquanto inclinato e instabile, ho potuto osservare le condizioni delle strutture murarie. Le foto di quel giorno sono abbastanza eloquenti del loro stato fisico ed ognuno può rendersi conto che molte parti risultano crollate, altre presentano evidenti lesioni, altre ancora sono minacciate dallo scalzamento del terreno di fondazione: una situazione che deve preoccupare! Da questa sede, si vuole, così, portare la suddetta problematica all’attenzione dei cittadini di Acri (per sensibilizzarli e richiedere gli interventi degli Organi Competenti), tenendo presente che una torre senza il suo castello risulta monca, e che la caduta o la distruzione di un castello costituiva in passato (ma vale anche per oggi) una grave onta per la comunità che proteggeva! |
PUBBLICATO 13/05/2018 | © Riproduzione Riservata

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