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Lo spirito dei tempi

Foto © Acri In Rete
Adelinda Zanfini
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Le voci di una Istituzione scolastica sono, o dovrebbero essere, sempre quelle degli alunni che la frequentano. Il valore di quanto una comunità educante svolge non è contenuto solo nei numeri e nel casellario statistico ma, piuttosto, nelle occasioni, nelle opportunità che essa sa offrire e sa cogliere; sta nella capacità di mettere e tenere insieme le trame culturali che il territorio offre.
Accade così che la visita presso il Museo Maca, programmata per l’accoglienza di alcune delle classi prime dell’Ipsia – Iti, diventi prodiga di fortunate esperienze: l’incontro con il Maestro Silvio Vigliaturo; la visita alla mostra dedicata all’Albania, in occasione del 550° anniversario dell’eroe nazionale albanese Scanderberg; il confronto con Salvatore De Vincenti, autore della mostra fotografica “Dissesto” e l’intervista telefonica all’artista albanese Oti Agram.
Accade così che l’attività di accoglienza si amplifichi negli esiti fin da subito e si colori di sfumature nuove, inaspettate.
Ognuna di queste “occasioni” ha dato , infatti, i suoi frutti: Angelica e Lucia raccontano nei loro temi della “Maternità”, realizzata in vetro dal Maestro Vigliaturo e trasmettono con parole semplici tutto il loro incanto; Miriam riflette sulla mostra fotografica dedicata al degrado del rione “Picitti”, lei che vive e sa bene cosa vuol dire abitare nel centro storico; e poi la struggente nostalgia per la loro terra nelle parole di Alexandra e Lela, mentre passano in rassegna la mostra dedicata all’Albania.
Nel tentativo quotidiano di insegnare vi è il miracolo di imparare dai propri alunni; è in questi momenti che arriva il messaggio vibrante che non hai ancora letto nei libri.
E’ in questi istanti che senti di afferrare lo spirito dei tempi, proprio come il fortunato titolo della mostra ospitata al Maca, The spirit of the times.
Lo sguardo di Lela e Alexandra si illumina mentre osservano le opere dei loro conterranei e ritrovano così la loro patria in un pezzetto di Calabria.
Mentre spiegano ai loro nuovi compagni il significato della loro bandiera, scopri che il campo rosso simboleggia il sangue delle vittime della resistenza di un popolo e che l’aquila bifronte volge lo sguardo ad Oriente e ad Occidente, proprio come l’Albania che fa da ponte tra distanti realtà.
Scopri che vivono in Italia da poco e che una è cristiana e l’altra è musulmana; le accomuna la migrazione in questa nuova terra ed è per questo che le loro voci risuonano fiere quando intervistano al telefono, in albanese, l’artista Oti Agran. L’interlocutore è sorpreso, una scolaresca calabrese lo chiama in Albania per discutere delle sue opere parlando l’albanese!
Tutto e tutti siamo qui accomunati dall’erranza, è un evidente segno dei tempi!
Le foto esposte al primo piano raccontano in bianco e nero l’abbandono del centro storico: immortalano i sogni di uomini e donne partiti per le Americhe e mai più tornati; mostrano bauli che contenevano il loro tutto e il nostro niente; fermano le lancette del tempo in fessure di muri distesi al sole.
Le opere all’ultimo piano, in vetro colorato, ricordano epiche battaglie e la lotta di cui è fatta la storia dell’uomo con i quattro elementi naturali.
Il Maestro Vigliaturo parla ai ragazzi col consueto tono pacato e paterno, forse rivede nei loro volti se stesso, prima che lasciasse la Calabria per trasferirsi in Piemonte.
Fuori dal museo una tiepida mattinata d’autunno ci accoglie come in un abbraccio, ognuno è alla ricerca della propria dimensione, tanti nuovi alunni e tante nuove storie da raccontare e da ascoltare.
Abbiamo tutti appreso qualcosa: non esiste l’altro, il diverso e l’estraneo ma siamo insieme cittadini del mondo che imparano a respirare lo spirito dei tempi.


PUBBLICATO 24/10/2018 | © Riproduzione Riservata



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