Non è una guerra, è una pandemia
Assunta Viteritti
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Bisogna usare bene le parole, non siamo in guerra, la guerra è ben altro: violenza, uccisioni anche di massa, fame, distruzione, armi, razzie, questa nostra è una pandemia.
Uso banalmente Wikipedia: “Una pandemia (dal greco pan-demos, "tutto il popolo") è una malattiaepidemica che espandendosi rapidamente si diffonde in vaste aree geografiche su scala planetaria, coinvolgendo di conseguenza una percentuale significativa della popolazione mondiale. Tale situazione presuppone la mancanza di immunizzazione dell'uomo verso un patogeno altamente virulento”. Quasi tutti i paesi del mondo ne sono interessati, con gradazioni e progressioni diverse. Noi italiani ne siamo coinvolti in modo speciale. I primi in Europa, i secondi al mondo. Ora siamo in compagnia di moltissimi altri paesi: l’OMS ha dichiarato la pandemia. Abbiamo aperto le danze in europa con le restrizioni più serie e oggi danzano con noi molti altri paesi. Non eravamo pronti. Eppure molti lo avevano annunciato, scienziati e esperti erano pronti, i paesi, i governi e le popolazioni no. Gli aerei l’hanno portata in giro per il mondo, come già per altre epidemie finora, è un virus che ha girato in business class e nei voli low cost e poi una volta a terra si è servito di noi umani come veicolo, siamo un’ottima casa per i virus, lo siamo sempre stati. Non siamo immunizzati, questo virus viaggia velocemente tra noi e attraverso noi, tutti noi. Non sono immunizzati neanche quelli che non si ammaleranno e che rischiano di essere il veicolo più pericoloso per i più vulnerabili. E’ un virus che usa le nostre abitudini, il virus siamo noi. Viviamo un tempo eccezionale, un tempo di cui saremo testimoni nel futuro ma non dobbiamo stravolgere le nostre vite. Anche nei piccoli centri del sud, come Acri, bisogna mantenere comportamenti civili, attivi, sostenere i più piccoli nelle case, ringraziare quanti continuano a lavorare, per la salute e per i servizi, ringraziare gli insegnanti che si stanno attivando per mantenere impegnate e interessate le giornate dei ragazzi e delle ragazze, sostenere in tutti i modi le persone più anziane, che hanno magari conosciuto ben più gravi situazioni di penurie e gravità nella loro infanzia. Siamo tutti nelle nostre case, protetti, pieni di cose da fare, questo tempo ci sarà prezioso per il futuro. Scriviamo un diario, mandiamo mail, comunichiamo con gli amici, informiamoci, leggiamo, ascoltiamo musica, godiamo del bel tempo dalle finestre e dai balconi. Usciamo pochissimo (solo per la spesa) e prendiamoci cura di noi. Non siamo da soli, sono (siamo) in questa condizione milioni e milioni di persone nel mondo. Mai nel pianeta siamo stati tutti così coinvolti in situazioni simili, una strana globalizzazione che ci tiene tutti in casa e che ci fa fare le stesse cose. Ma sarà preziosa se metteremo in questo tempo riflessioni e azioni sane. Non sappiamo quando e come finirà, ma finirà e saremo nuovi. Tocca a noi“riempire di senso” questo inedito tempo quotidiano, abbiamo tante cose da fare…. Un’ultima annotazione. Così si esprime David Quammen, autore di un libro uscito nel 2014 e tradotto in Italia nel 2017: “Siamo tutti sulla stessa barca, non possiamo uscire da questa situazione, da questo dilemma: siamo parte della natura, di una natura che esiste su questo pianeta e solo su questo. Più distruggiamo gli ecosistemi, più smuoviamo i virus dai loro ospiti naturali e ci offriamo come un ospite alternativo. Siamo troppi, 7,7 miliardi di persone, e consumiamo risorse in modo troppo affamato, a volte troppo avido, il che ci rende una specie di buco nero al centro della galassia: tutto è attirato verso di noi. Compresi i virus”. Quammen, D., & Civalleri, L. (2017). Spillover: l'evoluzione delle pandemie. Adelphi. |
PUBBLICATO 18/03/2020 | © Riproduzione Riservata

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