La solidarietà, quindi, non è un'utopia!
Vincenzo Rizzuto
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Non molto tempo fa scrivevamo che ‘senza solidarietà si muore’, e parlavamo dei poveri neri di Rosarno e di altri derelitti emigranti, visti e descritti come la peste e come un grande pericolo per l’identità della nazione; così sostenevano alcuni nostri ministri e tanti altri benpensanti fratelli d’Italia, che si autoproclamavano difensori dei sacri valori della patria.
E in nome di questi sacri ‘valori’ ordinavano la chiusura dei porti e l’abbandono in mare di poveri cristi, in sfregio alle più elementari leggi internazionali e al sentimento di solidarietà umana fra i popoli, che affonda le proprie radici fin dai tempi di Ulisse. Costoro evidentemente avevano il ‘cerebro pieno di scurrili indigeste dicerie’, come dice l’immortale Omero di Tersite quando questi, lacchè del padrone di turno, Agamennone, si scaglia inopinatamente contro l’eroe Achille. Oggi, invece, che impazza il coronavirus costringendo l’intera umanità a starsene ‘serrata’ in casa per evitare la morte, quegli stessi ministri e benpensanti balbettano, non invocano più la gogna per gli emigranti, anzi li cercano per mandarli nei campi e nelle officine, in mezzo al coronavirus, dove nessun'altro vorrebbe rischiare la vita per produrre beni di sopravvivenza. Ma quei neri di Rosarno e di tante altre parti del mondo, insieme a tanti altri uomini di buona volontà come medici, infermieri, ricercatori e tanti altri lavoratori con altruismo e generosità si spendono in nome proprio di quell'umanità e solidarietà tanto misconosciute in alcune pieghe delle società opulenti ed 'evolute'. |
PUBBLICATO 06/04/2020 | © Riproduzione Riservata
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