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La dodicesima notte: l’Epifania.

Foto © Acri In Rete
Gaia Bafaro
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Questa notte ci si prepara all’arrivo della Befana, quali sono le origini della sua festa e il significato che questa figura nasconde? Scopriamolo insieme.
Il termine “epifania” significa manifestazione della luce o manifestazione del divino e, anticamente, si riconduceva alla celebrazione della luce lunare e di Diana, la Dea connessa all’astro d’argento.
Il sei gennaio è la dodicesima notte dopo Natale, un periodo energeticamente particolare in cui creature magiche popolano questo mondo e la fantasia delle menti dell’uomo.
Dopo la rinascita del sole, avvenuta il 21 dicembre con il solstizio d’inverno, per assicurarsi il ritorno della vita e della fertilità era necessario anche il potere lunare e quindi, attraverso riti propiziatori, si cercava di invogliare la natura a ritornare nel pieno delle sue forze.
Alle origini, dunque, la Befana era la Dea della luna Diana o Selene, nel suo aspetto di vecchia in quanto divinità che attende di rinascere fanciulla a primavera.
Nell’antica Roma, in questo periodo, erano venerati il Dio Giano (Dio della fine e del nuovo inizio, il primo mese dell’anno “Gennaio”, prende il suo nome) e la Dea Strenia (da questa divinità portatrice di fecondità ha origine il termine Strenna/ regalo) ed era usanza scambiarsi delle statue di fanciulle e animali realizzati in diversi materiali: oro, argento e per i bambini anche pasta dolce, simbolo di buon auspicio.
Durante queste notti, si pensava che Diana e le sue seguaci cavalcassero la scopa e vagassero al di sopra dei campi per dispensare prosperità ma, nel Medioevo, queste figure vennero connesse alle Streghe che amano uscire durante le prime notti dell’anno, dispensando premi o castighi.
La tradizione pagana era troppo radicata nell’animo umano e la Chiesa non riuscì del tutto a cancellare le antiche festività e i vecchi costumi, si giunse così alla nascita della buona vecchietta che incarna l’aspetto positivo e negativo della natura: La Befana.
La Befana vola su una scopa ( simbolo fallico apportatore di vita) per premiare i buoni e lasciare nelle calze (simbolo di abbondanza simile alla cornucopia) dolci o carbone.
La cenere e il carbone, acquisiscono una funzione sacra di talismano, infatti , si era soliti spargere la cenere di queste dodici notti sacre nei campi per farli germogliare e se ne conservava un poco in un sacchetto per i momenti difficili dell’anno nuovo.
Tale usanza è molto praticata la notte dell’Epifania in Toscana o Friuli, dove vengono accesi dei fuochi per utilizzare in seguito le ceneri per il raccolto, per quanto riguarda Udine, dai fuochi si traggono auspici mentre,in varie parti del mondo si usa bruciare la Vecchia su di un rogo in quanto Strega responsabile della rinascita della fertilità che solo morendo può riacquistare il suo aspetto di fanciulla.
I dolciumi invece, erano spesso arance o frutta secca, doni della natura che all’interno della magica calza potevano rinascere con più semplicità.
Per quanto concerne la scopa, attributo tipico delle streghe, per comprendere il suo significato di fertilità e abbondanza e anche la sua funzione di scaccia guai, ci si deve proiettare nell’antichità, durante i riti in onore a Dioniso.
I suoi sacerdoti erano soliti usare un lungo e potente bastone chiamato “tirso”, questi aveva in cima una pigna che con i suoi semi recava vita, un simbolo chiaramente fallico, tanto che era utilizzato, durante i festeggiamenti, per toccare il ventre delle fanciulle e permettergli in futuro di concepire.
Quindi, la Befana, racchiude in sé l’immagine dell’antica sacerdotessa pagana, custode dei segreti della vita e del culto della foresta, regno del Dio solare e arboreo.
Ci sono diverse figure simili alla nostra vecchia Befana poiché in alcune zone del mondo l’Epifania non viene celebrata, ad esempio, ne ricordiamo alcune della Germania: Frau Berchta o Frau Holle che dispensano allo stesso modo doni o punizioni.
Infine, doveroso è parlare della magia della notte del cinque gennaio, durante la quale accadono cose meravigliose.
Secondo tradizione, in questa nottata gli animali acquisiscono il dono della parola e,se insoddisfatti, possono maledire il proprio padrone e la sua famiglia, ragion per cui è opportuno offrirgli più cibo del solito.
A Bisignano si narra di un tale che era scettico a riguardo di questa diceria sugli animali ma, vinto dalla curiosità, volle nascondersi dietro la mangiatoia dei suoi buoi, senza dargli molto cibo.
Allo scoccare della mezzanotte senti un animale dire: “mangiamu buonu ca dumani amu portare u patrunu allu cimiteru.”
Vinto dalla paura tornò a casa e morì sulla soglia della sua dimora.
Sempre durante questa notte si dice che le dalle fontane scorga olio e i torrenti diventino pieni di vino, ad Acri, un uomo si accorse la sera del cinque gennaio di essere rimasto senza acqua e andò a riempire i boccali ad una fonte vicino la sua abitazione.
Con sommo stupore la moglie il giorno dopo scoprì che i recipienti erano colmi d’olio.
La condizione necessaria per trovare queste magiche sorgenti è quella di accostarsi ai corsi d’acqua con la sincerità nel cuore senza voler trarre vantaggio dalla magia di questa notte.
Buona Epifania.

PUBBLICATO 05/01/2021 | © Riproduzione Riservata





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