Il nichilismo del tempo e la fine della democrazia


Gaia Bafaro

Il nostro secolo è quello della morte di Dio. Affermare ciò non vuol dire non credere nella sua esistenza, in epoche passate, come ad esempio durante il Medioevo, la presenza di Dio era testimoniata dalla letteratura (si pensi alla Divina Commedia), dall’arte sacra e persino dall’amore nei confronti della donna-angelo.
In quel tempo, risultava impossibile pensare senza collocare Dio al centro del mondo, oggi, invece, possiamo dare un senso alla nostra realtà anche senza la parola “Dio”, questo perché alla divinità sono subentrati due nuovi idoli: denaro e tecnica. Per secoli la fede cristiana ha condizionato ottimisticamente l’interpretazione delle cose, infatti, per la fede il passato è male, il presente è redenzione e il futuro è sicurezza. Ebbene anche per la scienza si è seguito lo stesso schema: il passato è ignoranza; il presente è ricerca; il futuro è progresso. Diversi pensatori si basano su questa visione, ad esempio: Marx (passato/ingiustizia; presente/rivoluzione-riscatto; futuro/guarigione) e Freud (passato/malattia; presente/analisi; futuro/guarigione). L’Occidente è stato dunque pervaso da un forte senso religioso e da una dimensione ottimistica che, però, decade con la morte di Dio e lascia il posto al “non senso” che caratterizza il nostro tempo e sfocia nel nichilismo, così come lo definì Nietzsche. Alla luce di ciò il futuro non è più promessa ma si presenta minaccioso e demotivante portando al collasso dell’ottimismo cristiano. Tuttavia ci fu Platone che già prima della nostra epoca parlava della morte di Dio, affermando che quando egli abbandonò le sorti del mondo, gli uomini dovettero imparare a dominarsi da soli e per questo motivo nacque la politica. La politica è quindi essenziale e dovrebbe guidare le scelte verso un bene comune attraverso i sentieri della morale. Oggi è così? La risposta è ovviamente negativa perché la politica è economia che utilizza la tecnologia ed entrambe, prevedono solo efficienza e produzione senza pensare all’uomo. La tecnica ha come scopo il miglioramento di se stessa e rende l’uomo un mezzo di produzione. Kant diceva che l’uomo doveva essere il fine e non il mezzo ma questo non è mai stato vero, oggi meno che mai. Le condizioni economiche prendono il sopravvento fino a togliere all’umanità il ruolo di protagonista nella storia. A tal proposito bisognerebbe nettamente distinguere tra: Progresso (da intendersi come miglioramento qualitativo della condizione umana) e sviluppo (ovvero l’aumento quantitativo dei mezzi tecnici che non portano al miglioramento della condizione umana). Il filosofo Gunther Anders, nel 1956 parlava del ruolo degli uomini nella storia, definendoli co-storici nel senso che accompagnano una storia senza finalità, fino a rischiare di divenire a-storici (fuori dalla storia). Marx, invece, disse che gli uomini si riconosceranno solo per la loro funzione e non per quello che realmente sono, fino a divenire un tutt’uno con le materie prime della produzione e risulteranno invasi dalla tecnica. Possiamo dunque concludere che la tecnica ha portato alla fine della storia e della democrazia. Con il collasso della democrazia si va , inevitabilmente, incontro alla fine della storia poiché il suo scopo è quello di far valere gli uomini che sono stati ridotti in “cose” (si pensi alla rivoluzione degli schiavi in epoca romana, alla rivoluzione russa ecc…). Inoltre, la democrazia è possibile solo quando si chiede ai cittadini di scegliere tra cose comprensibili. La tecnica ci propone, invece, di scegliere tra cose ignote e sulle quali nella maggior parte dei casi si è ignoranti (es: vogliamo o no le centrali nucleari? Possiamo scegliere al meglio solo se siamo esperti del settore e quindi se si è fisici nucleari). Quindi come avvengono le scelte al mondo d’oggi? Principalmente su base irrazionale: appartengo a tale partito; mi piace dato personaggio e cosi dicendo, basando la scelta non su democrazia ma sulla retorica che ha come caratteristiche: persuasione e suggestione. Platone che ci ha lasciato 34 dialoghi, ne ha dedicati ben 14 contro retori e oratori che ingannano il popolo facendo leva sulle loro emozioni. La democrazia dunque non ci sarà mai nei tempi moderni perché la tecnologia ci chiede di scegliere a riguardo di problemi che vanno al di là della conoscenza media della popolazione. C’è forse una speranza e lo sottolineò persino Nietzsche quando affermava che: “l’uomo è un animale non ancora stabilizzato.” Ci auguriamo dunque che in questo processo di stabilizzazione l’uomo torni al centro dei fini politici, morali ed economici mettendo da parte i giochi del potere. |
PUBBLICATO 05/05/2021 | © Riproduzione Riservata

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