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La città degli eccessi: l’antica Sibari e la Hybris

Foto © Acri In Rete
Gaia Bafaro
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Esistono poche fonti che possano fornirci informazioni dettagliate sulla ricostruzione della storia dell’antica Sibari. Gli stessi storici Greci fornivano notizie contraddittorie sui sibariti e sulla nascita della città.
Ci sono infatti dei dubbi sulla data della fondazione, alcuni ritengono sia avvenuta nel 721- 720 a.C; altri nel 711-710 e c’è anche ci pensa che la costruzione di Sibari si attesti intorno al 709-708 a.C.
Ciò che sappiamo con certezza è che Sibari fu una delle città più fiorenti della Magna Grecia e che gli storici la descrissero come un luogo dove si viveva nel lusso, ci si abbandonava ad ogni tipo di piacere e si avevano relazioni con i popoli più all’avanguardia come gli Etruschi.
Questo portò ad utilizzare il termine “Sibarita” per indicare uomini ricchi e, come riporta Zenobio, anche per designare un uomo che viaggiava pomposamente nella madrepatria si utilizzava l’espressione: “un Sibarita per strada”.
L’abbigliamento dei cittadini era sfarzosissimo.
Si indossavano tuniche di lana tinte con porpora marina e abbellite con piume d’uccello, i bambini vestivano abiti color porpora e avevano i capelli intrecciati con fili d’oro mentre i cavalieri portavano corazze intarsiate ed erano coperti da mantelli color zafferano.
Aristotele raccontò che fu confezionata una veste da un certo Alcistene in occasione delle feste per Era Lacinia. Sull’abito erano ricamati animali, città e divinità e tanta era la magnificenza del manufatto che venne acquistato da Dionigi il Vecchio per 120 talenti.
Anche per quanto riguarda il cibo Sibari si distingueva, in particolare i cuochi e i pescatori di anguille non pagavano le tasse , i banchetti sontuosi erano frequenti e allietati da musica e danze.
Si pensa che i cittadini fossero ingordi e che adorassero il vino, tanto che le famiglie più nobili possedevano delle cantine vicino al mare dove conservavano il vino pervenuto dalle campagne tramite condotte in pietra.
Famosissima è la salsa di pesce chiamata “garum”, fatta con interiora e scarti di acciughe di cui Marziale ha fornito un’approfondita descrizione sulla preparazione.
I pesci venivano abbondantemente salati e posti al sole e continuamente rivoltati, da questo impasto si scolava il garòn. Certo è che gli storici non si risparmiarono quando dipinsero i Sibariti. Li descrissero come un popolo ozioso, per proteggersi dal sole estivo creavano per tutta la città delle tettoie, non amavano camminare a piedi, non andavano a caccia per non sforzarsi e ritenevano chi si dedicava alla guerra fosse sprezzante nei confronti della vita.
Per i Greci morire in battaglia difendendo la propria Patria era un onore, per i Sibariti, invece, non aveva importanza visto che venivano mandati a combattere al loro posto dei mercenari.
Anche a riguardo del sonno, tramandano le fonti, gli abitanti di Sibari erano esigenti, infatti, per non essere disturbati erano stati allontanati dalle abitazioni le botteghe degli artigiani e gli allevamenti degli animali mentre era molto di moda tra le famiglie adottare dei cagnolini maltesi.
Per quanto riguarda la sfera sentimentale, si prestava molta attenzione al corteggiamento e ai piaceri sessuali. Timone racconta come in estate le giovani fanciulle si riunissero all’ombra delle logge o degli alberi per imparare le tecniche della seduzione da un’istruttrice.
Erano esperte di carezze, lusinghe e posizioni sessuali tanto che si diceva di una fanciulla quando risultava propensa all’amore: “costei è discepola delle donne Sibarite”.
Si era molto liberi e persino le bambine di dodici anni potevano sposarsi,addirittura nelle case per aumentare il desiderio vi erano libri osceni noti tra le altre colonie come: “libri Sibaritici”. Le donne erano simili a pantere, dalla pelle profumatissima e dai movimenti sinuosi, per conquistare un uomo si rifacevano a tre semplici regole: “ Mostra, carestia e dubbio” che consistevano nell’accendere il desiderio mostrando il necessario e prestandosi ad atteggiamenti poco chiari.
Nelle altre città circolava la voce che nell’antica Sibari si stava così bene che si poteva morire solo per scelta.
Dediti alle cose materiali e terrene, non era un popolo particolarmente religioso, testimonianza è il fatto che durante le Olimpiadi in onore di Zeus, si svolgessero parallelamente dei giochi dove i partecipanti potevano vincere delle grosse somme di denaro. Molti templi furono sconsacrati e i Sibariti uccisero diversi supplici sugli altari delle divinità. La loro condotta però non poteva rimanere impunita, quindi , quando si inviarono a Delfi degli ambasciatori per conoscere la durata della prosperità della città, la Pizia rispose che Sibari sarebbe stata distrutta il giorno in cui avessero onorato un uomo più di un Dio. A tal proposito, una versione della leggenda narra che un padrone inseguì un servo per picchiarlo.
Lo schiavo si rifugiò in un tempio e il padrone lo raggiunse e lo percosse. Poco dopo, nuovamente il servo scappò per non essere picchiato, questa volta si rifugiò sulla tomba del padre del padrone e questi non lo picchiò per rispetto del defunto.
Poco dopo Sibari venne distrutta dai Crotoniati. Dettagli che tendono a sottolineare l’arroganza e la corruzione dei Sibariti ci vengono forniti anche nella descrizione storica dello scontro con Crotone.
La guerra tra le due potenze si svolse a causa di alcuni cittadini che scapparono dal tiranno Teli di Sibari che gli aveva confiscato ogni bene e per questo motivo i profughi avevano chiesto ausilio a Crotone. Questi si era rifiutata di restituire gli abitanti di Sibari e aveva mandato degli ambasciatori che però vennero uccisi causando l’inizio della guerra.
L’esito della battaglia vide vincitori gli abitanti di Crotone perché, secondo la leggenda, i Sibariti spinti dalla voluttuosità amavano addestrare alla danza i cavalli per essere allietati durante i banchetti.
Al suono degli auleti, alcuni musici sibariti ingaggiati dai Crotonesi fecero passare i cavalli dalla parte del nemico invece di portare i cavalieri alla carica. Ovviamente questa versione è romanzata ed è improbabile che tra frastuono e urla i cavalli potessero udire la musica. Coloro che riuscirono a sopravvivere alla guerra contro Crotone , crearono una nuova colonia ma anche questa venne distrutta ei fuggitivi divennero schiavi.
La potenza economica di Sibari era dovuta anche al loro carattere multietnico, infatti, cittadinanza e pari diritti erano concessi agli stranieri che ne accettassero le leggi in modo da favorire scambi commerciali con più popoli.
Questo aspetto, seppure favorevole dal punto di vista commerciale, fu uno dei motivi che determinò la distruzione della città poiché con la tolleranza nei confronti delle altre culture si indebolì quella propria di Sibari e si ottenne una grecità assediata da barbari.
I Sibariti, dunque, si erano macchiati di Hybris perdendo il senso civico a favore di altezzosità e corruzione e tradendo più di una volta i propri alleati. Nelle testimonianze degli antichi studiosi Sibari diventa un luogo degli eccessi dove tutto era fuori dell’ordinario addirittura si arrivò a dire che il fiume Crati trasportasse nella città focacce d’oro e aragoste. Quando ci si accinge a leggere gli storici del mondo antico bisogna tener presente che le fonti dalle quali traevano informazioni erano principalmente orali e venivano spesso arricchite con dettagli mitologici.
C’è anche da dire che spesso, la descrizione seguiva la scia dei vincitori e tendeva ad una narrazione di parte, sembra infatti inverosimile che una potenza come Sibari fosse dedita solo all’ozio, al ventre e ai piaceri della carne, altrimenti non si spiegherebbe come mai si trattasse in origine di una delle colone più potenti e benestanti. Anche sull’approccio alla guerra c’è qualche informazione incerta, come mai se realmente le armi venivano tanto disprezzata sulle effigi di alcune monete era rappresentato Ares? Infine, per quanto riguarda il rapporto con gli Dei, come è possibile che non vi fosse molto rispetto per le divinità se da Sibari sono emerse fonti che attestano l’orfismo? Si pensi al ritrovamento di laminette orfiche nelle tombe.
Dubbi, false testimonianze, leggende e verità si confondono fino ad avvolgere la storia di Sibari in uno spesso alone di mistero.
Ciò che è certo è che gli storici del tempo antico nel tentativo di suscitare disinteresse e disprezzo verso Sibari sono invece riusciti ad attirare lo sguardo attento e curioso degli storici e degli appassionati del nostro tempo.

PUBBLICATO 25/08/2021 | © Riproduzione Riservata





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