Il presepe


fra Piero Sirianni

Già a partire dal mese di novembre, ormai da qualche anno, ci troviamo immersi nelle luci natalizie: per le strade, sulle vetrine, nelle nostre case. Tuttavia, i giorni dell’Immacolata sono quelli che ci vedono maggiormente presi dalla preparazione degli addobbi.
L’albero di Natale riempie i nostri ambienti di innumerevoli luci, il presepe ci proietta in una dimensione diversa. Quest’ultimo ha una storia plurisecolare, risalente al Medioevo; ci affascina per la sua bellezza e per la creatività che in esso ognuno esprime (cimentandosi nella sua realizzazione). La sua archè è rintracciabile nella Rivelazione neo-testamentaria, la quale testimonia che «il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi» (Gv 1,14); esso mostra la presenza divina nella storia terrena, la sua scelta di kenosi, umiltà (direbbe Francesco d’Assisi: minorità) per condividere in tutto la condizione umana. Dice in merito il concilio Vaticano II: «Dio invisibile nel suo immenso amore parla agli uomini come ad amici e si intrattiene con essi, per invitarli e ammetterli alla comunione con sé» (Dei Verbum, 2) – per rimanere nell’Alleanza eterna di benedizione. Il presepe è molto vicino alla esperienza cristiana francescana: le fonti riportando un episodio della vita sanfrancescana (dell’anno 1223), nel quale l’uomo di Dio realizzò una rappresentazione della nascita del Salvatore nel piccolissimo paese di Greccio (RI); in essa, l’Assisiate contemplava i misteri del Signore Gesù nella loro pienezza: nello stesso luogo della natività volle celebrare l’Eucaristia – proprio a significare l’unico grande evento della salvezza. Il nome di Betlemme – riportatoci dai racconti del Vangelo – significa, infatti, “casa del pane”, il solo «pane della vita» (Gv 6,35). Nella esperienza cristiana di Francesco due grandi verità di fede rimangono centrali: «L’umiltà dell’incarnazione e la carità della passione aveva impresse così profondamente nella sua memoria, che difficilmente voleva pensare ad altro» (Fonti Francescane, 467). Cosa dice a noi ed alle generazioni attuali il presepe oggi? Esso ci parla di vita, di gioia, di armonia; ma ci rimanda anche alla globalità della vita di Dio, costituita dalla gloria del Padre e Creatore e dalla piccolezza e fragilità del Figlio avvolto in fasce che giace in una mangiatoia. Infatti, in alcune rappresentazioni artistiche, sullo sfondo della Natività si può scorgere il Calvario e, dunque, il grande mistero della croce. Tutto è grazia, l’amore gratuito della Trinità per ognuno di noi, la gioia e la pace che dalla vita divina vengono ad abitare in noi ed intorno a noi. Sforziamoci di rendere sempre più belle queste nostre tradizioni e di tramandarle ai posteri! |
PUBBLICATO 15/12/2021 | © Riproduzione Riservata

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