Una sconfitta che brucia


Franco Bifano

Sono passati sei anni dalla conquista della prima Coppa Italia per l’Acri, Oggi, dopo un girone giocato alla grande, si presenta la possibilità di fare il bis. L’impresa si prospetta però ardua, avendo come avversario il Locri. I reggini, infatti, dominano il campionato di eccellenza girone A. Una squadra tosta dunque, che ha vinto 12 partite su tredici. Sulla carta, gli amaranto sono favoriti. Solo sulla carta però, perché se è vero che rossoneri in campionato fanno fatica a trovare i giusti equilibri, in coppa invece hanno dimostrato di avere un passo diverso e più incisivo.
Esistono quindi, tutte le premesse perché la partita possa essere ad alta densità emotiva. Si può mancare all’appuntamento? Certo che no! Naturalmente, ci organizziamo per tempo. Tuttavia, Gli amici partiti con un po' di anticipo rispetto a noi, ci informano che l’autostrada del Mediterraneo - come pomposamente la chiamano - è interessata da cantieri che rallentano la circolazione (davvero? Strano, non succede mai). Questo ci costringe a partire un po' prima rispetto a quanto programmato. Riusciamo comunque a ritrovarci tutti allo stesso autogrill. Dopo un fugace quanto ottimo “spuntino” casareccio, via allo stadio! Nonostante l’apparente disinvoltura con la quale ci moviamo, non riusciamo a nascondere la tensione che va via via salendo. La coppa è già stata collocata a bordo campo. Per le “grandi orecchie”, ricorda molto da vicino la coppa dei campioni. La partita inizia con qualche minuto di ritardo. Pronti via è l’Acri su azione da calcio d’angolo, va subito sotto di un goal. Peccato, si poteva coprire meglio sul primo palo. I rossoneri, nonostante la gara incominci in salita, per tutto il primo tempo tengono bene il campo, al punto da sfiorare il pari su un delizioso calcio d’angolo di Zangaro. Purtroppo, il pallone a portiere battuto, colpisce il palo e rientra in capo. Forse, è il presagio di quello che succederà ad inizio della ripresa. Cinquantunesimo minuto, calcio di punizione per i rossoneri. Il pallone viene “pennellato” in area di rigore, deviazione di testa del difensore Bertini ed è il pareggio. Anzi no, il guardalinee resta fisso, immobile come uno stoccafisso, perché ravvisa un fallo in aera. Ma quando? Il colpo di testa di Bertini è stato pulito! C’è stata davvero qualche spinta in aera di rigore? E allora? Qualcuno ha il coraggio di affermare che durate l’esecuzione di palle inattive in aera non ci sono spinte o trattenute tra difensori e attaccanti? Suvvia, siamo seri! Eppure il goal viene annullato. Quando poi, con evidente ipocrisia, si sostiene che i guardalinee non possono condizionare il risultato. Da quel momento in poi, succede qualcosa di inaspettato. I rossoneri, piano piano cominciano a sbagliare anche le giocate più elementari, evidenziando forse una fragilità emotiva. Il Locri, squadra scaltra, ne approfitta e va a segno altre due volte. Inutile, in goal sul finale di Petrone. Intendiamoci, i reggini non hanno rubato nulla! Sono un gruppo forte che si difende bene e trova con disinvoltura la strada della rete. Resta innegabile però che il mancato pareggio dell’Acri (palo colpito e goal annullato) ha spianato la strada alla loro vittoria. Forse è anche per questo che la sconfitta brucia. P.S. Non capirò mai perché per arbitrare una finale di coppa tra una squadra regina e una cosentina, si scelga una terna arbitrale composta da due reggini (arbitro compreso) e un vibonese. Arbitri di Catanzaro, di Vibo o di altra Regione proprio no e? |
PUBBLICATO 24/12/2021 | © Riproduzione Riservata

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