L'eccellente restauratore


Padre Leonardo Petrone

In punta di piede e in silenzio entriamo nel laboratorio “Restauri” di Dio. Alla parete sono appesi i “sinali” che usa quando ripara. Sinale è una parola che odora di vecchiume. Era di moda fino a metà 1900, con l’entrata nel 2000 è quasi scomparsa, o meglio ha cambiato in “grembiule”. Si tratta di un semplice pezzo di stoffa con due tasche, da annodare alla vita per proteggere gonna e pantalone durante il lavoro. Quello della donna era di stoffa colorata, quello del maniscalco una ruvida pelle. Restauro, si sa che il tempo corrode e deturpa la vivacità dei colori, bisogna intervenire col restauro, riportare i colori allo stato di origine, bisogna risanare gli oggetti preziosi. L’arte del restauro richiede competenza e pazienza, l’opera d’arte deve ritornare alla bellezza originale. Sbadati come siamo, l’usura del tempo incide , diventiamo rottami, abbiamo bisogno di restauro. I Giapponesi primeggiano nel restauro, usano tecnica avanzata. Usano colla speciale e polvere d’oro. “Kintsugi”: gli sparsi cocci ritornano all’insieme. Siamo ridotti in pezzi da riparare, pur essendo nati capolavori. Riparatore eccellente è il Creatore: riporta l’uomo allo stato originale. La sua opera migliore deve brillare. L’agire disordinato ci riduce in pezzi deteriorati. Il Padre Creatore non perde tempo, indossa il sinale da lavoro e senza fretta si dedica al restauro umano, ci riporta allo stato iniziale, risanatura completa, le parti usurate tornano a brillare come all’inizio. Dio è bellezza ed ama la bellezza. Ci è lecito immaginarlo intento al restauro. Grazie alla sua competenza la Terra continua ad offrire il necessario ai miliardi che siamo. Anche i santi sono persone restaurate nel divino laboratorio, e tutti siamo in attesa di essere riparati. Un’antica leggenda afferma che in Paradiso si entra giovani e si continua a restare giovani, è questo il senso della vita. Non si entra in Paradiso zoppo o appoggiato al bastone. Si entra in buona salute e con passo deciso. Una vecchia preghiera aveva come ritornello “Noi ti consoleremo, Signore” . Quando la recitiamo forse Dio ride e sorride, Egli non necessita di consolazione, ne necessitiamo solo noi. Nella sua officina non ci sono mantici, incudine, martelli e tenaglie, ferri roventi; c’è il suo sorriso che ci vuole perfetti, sorridenti e vivi. Sono queste le persone che attende nel suo Regno. Lasciamoci restaurare dalla sua mano competente, danzeremo la vita e danzando entreremo da Lui. Dove mette mano il Signore? Nel cuore dell’uomo. E’ nel cuore che ama abitare. Il battito del cuore per Lui è dolce musica che non si stanca di ascoltare. Ma troppo spesso trova il cuore occupato, altre volte lo trova a pezzi, lo preferisce caldo e lo trova freddo, siccome ama la sua abitazione, non perde tempo, ripara restaurando. Cuore rotto significa poca vita e il poco è solo problema. Che genere di restauro necessita il cuore? Riprendere vita. Non affidare il tuo cuore a persona sbagliata, te lo riduce in briciole. Restauratore competente è solo Uno: il Creatore. Rimettilo a Lui, riprenderà il battito giusto. Le situazioni che necessitano intervento sono varie: cuore volubile, cuore indeciso, cuore scostante, cuore vuoto, cuore balcone, ama apparire più che essere cuore buono. Necessitiamo di cuore affidabile: che ami e sappia amare.
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PUBBLICATO 17/10/2022 | © Riproduzione Riservata

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