Testimonianza di un amore malato


Gaia Bafaro

Ci sono donne che vivono una fiaba accanto all'uomo amato e poi c'è chi si ritrova prigioniera di qualche orco cattivo.
La storia che voglio raccontare oggi è solo una delle tante testimonianze che ho ascoltato. Spesso la gente si avvicina a me per raccontarsi, forse perché in questi tempi, così frettolosi e superficiali,non si trova mai un momento per confrontarsi e soprattutto ascoltare. Una testimonianza di violenza da parte di un uomo nei confronti di una donna: la moglie. "Un cancro maligno", così definisce questa persona l'amore dimostratogli dal marito. Un male silenzioso che consuma, travolge, sconvolge la mente, l'anima, il corpo. Le parole che bruciano più del fuoco, restano marchiate nella mente di chi ascolta: "Pazza, brutta, guallarusa, coscinuta". L'umore diventa sempre più nero, si resta spesso da sola con la creatura nata dall'unione. Sola o in compagnia di chi non c'è o è lì solo per denigrarti. Le liti aumentano, la solitudine anche, il corpo si trasforma, diventa magro al limite, iniziano i problemi di salute. Mio marito dice di non avere abbastanza soldi per le visite e per la famiglia e parte per garantirci un futuro. Eppure si susseguono mesi senza notizie, senza soldi, senza riscaldamento. Ci staccano la corrente. Perché proprio a me? Perché non ho meritato un amore vero? Una famiglia unita? Perché mio figlio non ha un padre presente? Ricordo anche una minaccia nei confronti del bimbo prima di partire, mi è stato detto, con tutta la calma del mondo, che se lo avessi lasciato per un altro uomo avrebbe ucciso la nostra creatura. Questa paura mi ha incatenata, tormentata, ha impedito a me stessa di prendere una decisione, di divorziare. Intanto lui i nostri soldi li ha spesi in prostitute, al suo ritorno ho trovato i numeri sul cellulare, si trattava di giovani donne di colore. Quando è rientrato è stato ancora peggio, viveva in casa mia e mi chiedeva di andare a lavorare per portare i soldi a casa. Lui lavorava sempre il minimo, mi ripeteva che ero una fallita, una poco di buono perché avevo amici. I debiti ci hanno travolto, sono rimasti tutti a me. Nostro figlio era solo lo strumento per tenermi in pugno. Poi ho trovato la forza, dopo l'ennesima violenza di reagire. Dopo un ceffone nelle orecchie ho denunciato, ho avviato le pratiche del divorzio, prima che fosse troppo tardi. Prima che mi prendesse a pugni e sfregiasse il mio viso così come aveva fatto durante un nostro litigio con la cassetta delle lettere in ferro battuto. Ora io e il mio bambino siamo felici, tra mille difficoltà economiche, di salute e psicologiche lasciateci da questa storia ma amate e non più sole, grazie alla mia famiglia ed ad una persona speciale. Alcuni mi giudicano male perché apparente ho sfasciato una famiglia ma nessuno conosce il mio ex marito meglio di me e soprattutto nessuno merita di avere paura di vivere. Ad oggi cresco mio figlio da sola. Forse è meglio così. La vita, care donne, è una. Ridete, amatevi e rispettatevi. Se qualcosa non vi convince fuggite. Solo voi potete salvarvi. |
PUBBLICATO 22/12/2022 | © Riproduzione Riservata

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