OPINIONE Letto 3703  |    Stampa articolo

Acri nel cuore...

Foto © Acri In Rete
Angelo Gaccione
condividi su Facebook


Qualche giorno fa l’amico Vincenzo Rizzuto mi ha telefonato da Cosenza per lo scambio degli auguri per il nuovo anno, e siccome siamo entrambi di Acri, è stato quasi naturale dire qualcosa del luogo di cui parliamo la lingua.
Accennò sconfortato allo sfascio dell’Ospedale Civile di cui anch’io qualche volta ho scritto, e mi segnalò di aver mandato una sua indignazione alla testata locale “Acrinrete”.
Me la sono fatta subito mandare via email, ben sapendo quello che avrei potuto trovarvi. Che le giovani mamme acresi siano costrette a partorire in macchina o per strada può indignare chi ha conservato un briciolo di disgusto pubblico, ma non tutti. Lo stesso vale per l’obbligo di dover far nascere tutti gli acresi e le acresi a Cosenza, a Castrovillari, a Rossano, e via elencando, come se fossero dei profughi.
Davanti a tutto questo ce la si è cavata con una alzata di spalle, perché è questo il clima dell’intero Paese da almeno un quarantennio e Acri non poteva fare eccezione.
Rizzuto nella sua risentita protesta si è chiesto come sia stato possibile tanto disinteresse e tanta tolleranza in chi in quel luogo vive ed opera. Se “nell’ospedale cittadino infatti sono presenti addirittura attrezzature come Tac e Risonanza magnetica, costate un occhio alla collettività e lasciate inspiegabilmente inutilizzate” (sono parole sue), e nessuno ha mai aperto bocca, vuol dire che allo sfascio si è fatta l’abitudine. Non si vogliono chiamare per nome i responsabili per non guastarsela con chicchessia, si preferisce badare ai propri affari, chiudersi nel proprio miserabile universo familiare, fare finta che tutto vada bene. È un vizio tutto italiano questo, incarnato nell’antropologia della nazione, nel midollo individuale, fino a diventare costume collettivo. C’è un detto acrese che chiarisce in maniera molto efficace questo modo di essere e di non agire: “A rrobba comuni jettala a nnu vallunu”.
Traduco perché anche la lingua dialettale si sta liquefacendo come i reparti dell’Ospedale Civile di Acri: I beni che appartengono a tutti lasciali andare in malora. La resa espressiva non è efficace come la lingua dialettale, ma il significato è chiaro.
Per segnare una linea temporale, sono almeno quarant’anni che la socialità civile è morta in Acri.
È morta con la scomparsa delle sedi, i circoli, gli organi di stampa e i protagonisti dell’opposizione ai partiti di una stagione irripetibile.
È morta con la desertificazione giovanile della città dovuta all’emigrazione, è morta con la mancanza di un passaggio di testimone generazionale, è morta con il conformismo degli ambienti studenteschi, è morta con l’affermarsi di una cultura giovanile dello sballo, del menefreghismo, dell’assorbimento della spazzatura consumistica, del perbenismo piccolo borghese, dell’inconsapevolezza, del disamore verso i luoghi della propria appartenenza. È morta con lo spegnersi dello spirito ribelle, di ogni sussulto rivoluzionario in giovani senza passione.
Ma era morta già nelle vite “separate” di un ceto di professionisti che della città e delle sue sorti non si è mai curata.
Si è tenuto fuori, ha badato al proprio “particulare”, ha fatto combriccola, vita a sé, come nelle più squallide ed oscene consorterie.
La stessa collettività e territorio sono stati privati di tanti altri servizi indispensabili al vivere civile: sono stati chiusi il tribunale, la guardia di finanza, gli uffici Inps, l’Agenzia delle entrate, e per ultimo anche la Biblioteca comunale, voluta e aperta negli anni Cinquanta dal senatore Francesco Spezzano”, scrive Rizzuto. Se anche una Biblioteca chiude, in un paese che bandisce due o tre premi letterari all’anno, vuol dire che non c’è più nulla da fare. Non resta che una sola umana consolazione: quella che anche i responsabili dello sfascio, come gli indifferenti, arriveranno morti a Cosenza, a Castrovillari, a Rossano, al primo infarto che li coglierà.

PUBBLICATO 05/01/2023 | © Riproduzione Riservata





Ultime Notizie

POLITICA  |  LETTO 587  
Regionali. Ecco i candidati estranei al territorio che intercetteranno consensi
Oltre a Capalbo Pd ), Vigliaturo ( Udc ), Turano ( Sinistra Italiana ) e... ...
Leggi tutto

I PENSIERI DI PI GRECO  |  LETTO 478  
Sull'avvenire delle nostre scuole
Anche nel borgo fra le montagne la scuola riparte. Lasciamo stare la retorica, le frasi fatte e i copia e incolla. E' una partenza difficile per tutto quello che ci circonda. ...
Leggi tutto

NOTA STAMPA  |  LETTO 1202  
Buon anno scolastico
Agli studenti ai docenti, ai Dirigenti scolastici, al personale ATA e alle famiglie, desidero augurare, insieme al sindaco e all’amministrazione comunale, un buon inizio di anno ...
Leggi tutto

COMUNICATO STAMPA  |  LETTO 246  
Domenica in Accademia ritorna il pianista bulgaro Ivan Donchev
Dopo il successo del primo appuntamento, torna all’Accademia Amici della Musica di Acri il pianista bulgaro Ivan Donchev, protagonista dell’integrale delle 32 Sonate per pianoforte di Ludwig van Beeth ...
Leggi tutto

OPINIONE  |  LETTO 832  
Il bello della democrazia
In Calabria le elezioni sono ormai imminenti. In questi giorni la campagna elettorale entra nel vivo. Diversi (ma nemmeno tanto) i volti e solite promesse. La gente come sempre si divide. C’è chi cred ...
Leggi tutto