E se ne vogliono andare...


Rosanna De Vincenti

Chi è rimasto è coraggioso,
oppure incosciente, chi è rimasto non guarda le strade ridotte a un colabrodo, i cani che "pascolano" come fossero un gregge, ma le pecore sono innocue, mentre i cani se li incontri da sola di notte soprattutto, fanno paura. Io amo il mio paese, ci sono nata, vi ho trascorso bei momenti, ma non posso dire che tutto va bene, mancano strutture aggregative, mancano centri sociali, propulsori di cultura e di crescita, i giovani vanno verso il vuoto la sera, non c'è nulla per loro se non bar che li lusingano ad iniziare a bere. Non si possono realizzare i sogni dei giovani ad Acri, non c'è niente, il palazzetto dello sport non è funzionante, uno dei tanti, ecco che inizia l'esodo verso mete che non solo offrono lavoro ma anche tanto altro. Non è rimasto nessuno ad Acri, solo anziani, che non hanno neanche loro nulla da fare se non stare seduti sulle panchine a prendere il sole. Se esci la sera "sopra l'orto" non trovi che quattro anime in pena come te, non incontri più l'amico forse perché è stato più furbo ed è partito per fare respirare il cervello. Non c'è niente ad Acri, perché dovrei convincere mio figlio a rimanere, in un posto che non lo fa crescere culturalmente, non è polemica sterile la mia solo una riflessione realistica di quello che è diventato il mio paese. Non ci si può ammalare ad Acri, non c'è più neanche l'ospedale, o meglio che sia funzionante, non si può neanche andare al centro storico, non esiste, i Picitti sono diventati un dormitorio per cani, le poche famiglie che vi abitano devono sempre fare i conti con le cose che non funzionano. Datemi un motivo per rimanere ad Acri, non ditemi l'amore per il luogo natio, non basta, le radici non bastano, ci vuole una rivoluzione mentale, culturale per far si' che Acri sia un posto bello nel quale vivere e rimanere. Capisco allora perché tutti se ne vogliono andare. |
PUBBLICATO 03/05/2023 | © Riproduzione Riservata

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