OPINIONE Letto 2071  |    Stampa articolo

La terra dei nostri nonni

Foto © Acri In Rete
Manuel Francesco Arena
condividi su Facebook


Del mio nonno paterno che si chiamava Francesco, io porto il mio secondo nome e ne ho ereditato il grande amore per la Sila. Se ne è andato che io avevo sette anni e lo ricordo sempre ben vestito e con il suo immancabile grande cappello nero. Zu’ Franciscu com’era conosciuto a Duglia, fece il pastore per un proprietario terriero del tempo nei latifondi della Sila Greca. Lassù passava tutte le estati, lontano dai suoi sei figli e da nonna Angela per governare gli animali.
Era una vita difficile in tempi difficili, fatta di gran sacrificio: si dormiva all’addiaccio o nei pagliai, si mungeva a mano e si faceva la ricotta in grossi calderoni alimentati da frasche e legni di quercia.
Epica nei racconti che ancora fanno i più anziani, resta la storia di quando inseguì un lupo per contendergli un agnello.
All’epoca infatti la Sila tutta pullulava di lupi che non di rado attaccavano le greggi e chi era addetto alla guardia, proprio non poteva permettersi di perdere una pecora poiché doveva darne conto al padrone, il quale se si accorgeva che un animale mancava, erano guai seri.
Nonno Francesco sebbene esile nel fisico, era coraggioso e forte come una quercia da giovane.
Non ci pensò due volte a darsi dietro al lupo riuscendone ad averne la meglio e salvando l’incolpevole agnellino dalle fauci della bestia feroce.
Non mi vergogno di essere il nipote di un pastore, anzi per me questo è un motivo di fierezza poiché l’epopea contadina del ‘900 contribuì a far grande Acri. La nostra montagna dava da mangiare all’epoca, pullulava di gente che lavoravano le sue fertili terre e badavano alle greggi.
Questi a forza di inimmaginabili sacrifici oggi, mettevano su le basi per costruire un futuro migliore da consegnare ai propri figli.
Purtroppo col passare del tempo la Sila Greca è caduta sempre di più nell’abbandono.
Qualcuno però ancora lassù è rimasto a coltivarla raccogliendo grano color oro, patate, fagioli e producendo buonissimi formaggi.
Purtroppo però tutto questo potrebbe finire perché a qualche benpensante è passata per la testa l’idea di collocare lì un parco eolico.
Se non ci fosse da piangere potevamo riderci su perché la cosa sembra un ossimoro solo immaginarla!
Quel che si deve capire ad Acri è che stavolta chinando la testa, perderemo luoghi di immensa bellezza naturalistica e parte della nostra storia.
Lì in quelle terre dove i nostri antenati hanno sgobbato e sudato legandoci pianti e gioie, risiede un tesoro fatto di purezza, boschi, biodiversità ed eccellenze culinarie.
Non possiamo permetterci di perdere la nostra pura montagna per come la conosciamo, ne va del futuro della nostra città perché se chi vuole vedere le “torri del vento” lì avrà ragione, perderemo il nostro tesoro chiamato Sila per sempre ed allora lagnarsi sarà troppo tardi oltreché inutile.
É soprattutto una questione di cuore perché i nostri nonni quella terra la hanno sempre difesa ed amata.
Svegliamoci ora perché la campanella sta per suonare irreversibilmente!

PUBBLICATO 28/09/2024 | © Riproduzione Riservata





Ultime Notizie

SPORT  |  LETTO 119  
Una vita da mediano
Lo confesso subito: il calcio moderno mi appassiona quanto una riunione di condominio convocata per approvare il bilancio. Lo guardo con la stessa partecipazione emotiva con la quale si guarda l’ammi ...
Leggi tutto

IL FATTO DELLA SETTIMANA  |  LETTO 485  
Dimensionamento scolastico. Excusatio non petita accusatio manifesta
Lo scorso diciotto giugno il Tar ha pubblicato la sentenza riguardo il ricorso del Comune contro la Regione per il dimensionamento scolastico. Come risaputo esso prevede per Acri l’accorpamento in un ...
Leggi tutto

NEWS  |  LETTO 530  
Smottamento di Gioia. Dopo oltre due anni ancora nessuna soluzione
Siamo costretti, nostro malgrado, a due anni e mezzo di distanza a segnalare l'assoluta mancanza di interessamento e azione da parte dell'amministrazione a guida Capalbo della messa ...
Leggi tutto

I RACCONTI DI MANUEL  |  LETTO 427  
Un normale pomeriggio di giugno
Era giunta l’estate. I gigli di San Giovanni erano fioriti nella macchia nel pieno del loro vigore. Con il loro colore arancio avevano tinteggiato il prato ai margini del bosco di castagne. Sigaretta ...
Leggi tutto

COMUNICATO STAMPA  |  LETTO 1171  
Dimensionamento scolastico: sentenza TAR Calabria n. 01066/2025. Brevi riflessioni dell'amministrazione comunale
In questa città alcuni gioiscono se l’ente comunale, per difendere in ogni sede gli interessi della collettività amministrata, non ottiene gli effetti desiderati. Invece di fare fronte comune si prefe ...
Leggi tutto