Olocausto. La visita ai Campi di Birkenau e Auschwitz esperienza dura e indescrivibile


Francesco Fusaro

Tramite questo articolo vorrei farmi portavoce e testimone dell’avventura che io, ragazzo di Acri, altri 3 nostri corregionali (Christian, Vincenzo, Sofia) e ragazzi di tutta Italia, abbiamo vissuto all’inizio di febbraio grazie all’opportunità che ci è stata offerta dall’agenzia italiana per la gioventù.
Quando ho ricevuto la notizia di essere stato selezionato per partecipare al viaggio della memoria organizzato dal dipartimento per le politiche giovanili e il servizio civile universale insieme all’agenzia italiana per la gioventù, con la partecipazione personale del ministro per lo sport e la gioventù Andrea Abodi, per la visita di Cracovia e dei campi di concentramento Birkenau e Auschwitz, non avevo la minima idea dell’esperienza indescrivibile che avrei vissuto in quei giorni in Polonia. Il viaggio è durato dal 2 febbraio al 4 febbraio, nel primo giorno abbiamo visitato il museo della famosa fabbrica di Oskar Schindler, da cui è tratto il celebre film di Steven Spielberg “Schindler's List - La lista di Schindler”, fin da subito abbiamo toccato con mano l’atrocità della guerra, di come essa abbia distrutto il flusso della vita dei polacchi ma soprattutto dei polacchi ebrei. Il museo trasmette come fosse orribile vivere in una città controllata dai nazisti e come l’umanità stessa possa improvvisamente dimenticarsi che tutti sono umani e che non ci sono persone di serie A e di serie B. Ma proprio quando tutte le speranze stanno ormai scomparendo, ecco apparire una fievole luce di umanità rappresentata da Oskar Schindler, il quale tramite la sua attività imprenditoriale riesce a salvare la vita di migliaia di innocenti. Il secondo giorno abbiamo visitato il campo di Birkenau e Auschwitz, una delle esperienze più difficili da raccontare dal punto di vista emotivo... Inutile è raccontare quello che abbiamo visto in entrambi i campi di concentramento perché ogni mia descrizione sarebbe vana e non farebbe capire a voi lettori a pieno quello che ho visto camminando per quelle strade, posso solo darvi delle mie riflessioni: i campi di Auschwitz e Birkenau dovrebbero essere per ogni umano meta di pellegrinaggio, per evitare che errori simili possano riaccadere nel futuro. In un presente come il nostro dove i valori antifascisti e antinazisti vengono screditati e chi pubblica la denuncia di una svastica realizzata nel parco della propria città viene sminuito, accusato di essere un massone e non ascoltato da tutte le forze politiche, credo che portare a conoscenza di cosa si prova a visitare un pezzo di storia i quali sono Aushwitz e Birkenau sia fondamentale. Passeggiare tranquillamente per le vie del campo si ci sente colpevole di farlo, perché fino a ottanta anni prima la gente moriva per puro godimento del totalitarismo nazista con il compiacimento del fascismo, colpevole di essere umano e consapevole che una tragedia di questo tipo non può mai essere perdonata, riabilitata. Camminare nel campo a febbraio è molto faticoso per via delle bassissime temperature che si raggiungono in Polonia in quei giorni, ma la solennità di quel luogo non fa passare neanche per un istante nella propria mente, la possibilità di pronunciare la frase: “Mamma mia che freddo, si gela”, sarebbe enormemente irrispettoso per i milioni di morti in quel luogo, morti anche per il freddo. Quei luoghi sono l’inferno sceso in terra, tramite gli oggetti esposti traspare la malignità, il terrore, vissuto e consumato negli edifici del campo. Al termine della visita si ha l’impressione di essere divenuti dei testimoni. L’essere stato la dentro fa acquisire in automatico il ruolo di un “evangelista” il cui compito è quello di portare a tutti gli umani il significato di “umanità”, “libertà”, “uguaglianza”, “democrazia” eccetera. Tutte parole che ad Auschwitz e Birkenau sono state sospese e dimenticate. Il terzo e ultimo giorno abbiamo avuto un incontro con il ministro Abodi dove abbiamo fatto i saluti di rito e riflettuto insieme sulle giornate precedenti passate insieme. Durante l’incontro abbiamo avuto una chiamata inaspettata: si trattava della telefonata di Sami Modiano, sopravvissuto all’olocausto, lui stesso ci ha investito dell’incarico di testimone, ci ha spronato a utilizzare la memoria per salvare il futuro, evitare che la storia si ripeti nuovamente. Le parole di Sami hanno arricchito ancora di più le emozioni provate durante il viaggio. Rientrando in Italia tutti abbiamo preso coscienza di quello che abbiamo visto e del compito che ci è stato affidato dalla storia e da chi ha vissuto la storia in prima persona, per questo noi ragazzi calabresi abbiamo cercato di contattare tutte le testate giornalistiche che avevamo a nostra portata, vogliamo fin da subito iniziare con il nostro lavoro di spettatore e di redenzione dell’umanità. Un’esperienza indimenticabile, incredibile che porteremo tutti nel cuore, per sempre. Ne approfitto per ringraziare pubblicamente il dipartimento per le politiche giovanili e il servizio civile universale, l’agenzia italiana per la gioventù e il ministro Abodi per la realizzazione di questo viaggio. ![]() |
PUBBLICATO 08/02/2025 | © Riproduzione Riservata

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