LE STORIE DI MANUEL Letto 1218  |    Stampa articolo

La cornacchia

Foto © Acri In Rete
Manuel Francesco Arena
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La cornacchia all’origine era un uccellino elegante e dal piumaggio di tanti colori che variava dal rosso scuro fino ad arrivare all’azzurro con tonalità di giallo ocra. Con il suo canto armonioso, allietava i boschi e le campagne. Per gli animali e gli uomini era una vera e propria gioia ascoltarla. Col passare del tempo, questo suo motivo di essere variopinta ed allegra come pochi uccelli vi erano in natura, iniziò ad essere per sé motivo di vanità. Infatti non perdeva occasioni di mettersi in mostra ovunque. Ogni volta che intravedeva qualcuno, come un consumato teatrante, si posava sulla cima di una quercia, apriva le ali ed iniziava il suo dolce concerto capace di allietare chiunque. Persino i cacciatori con i loro fucili non osavano colpirla. Sparare ad un uccellino così grazioso lo ritenevano una sorta di sacrilegio, chi era mai quel matto che avrebbe avuto il coraggio di farlo? In tutto il grande bosco accadde che la cornacchia era diventata una celebrità e come spesso avviene in questi casi, finì per montarsi la testa. I suoi atteggiamenti cominciarono a dare fastidio agli altri volatili i quali non riuscivano più a sopportare la sua altezzosità. Chi mai si credeva di essere quella lì? Un bel giorno di primavera che aveva appena smesso di piovere, il merlo che era amichevole ed espansivo con tutti, la vide specchiarsi in una pozza d’acqua e decise di avvicinarla per salutarla. “Buongiorno signora cornacchia.” Le disse affabile il merlo. La cornacchia lo fissò piccata. “Come osi merlo disturbarmi mentre io osservo la mia leggiadra figura? Io non parlo con quelli come te. Ma ti sei visto? Tutto nero e con questo becco arancione... Io sarei stato al tuo posto proverei vergogna anche solo ad avvicinarmi ad pennuto elegante come me.” In quell'istante il merlo offeso scoppiò a piangere e volò via. Il Signore di passaggio da quel luogo, vedendolo lacrimare in volo chiamò quest’ultimo e gli chiese di dirgli cosa lo aveva rattristato. Dunque il merlo tra i singhiozzi raccontò il fatto ed il Signore ne fu molto dispiaciuto. Arrabbiato decise di trasformare la cornacchia nell’uccello grande e sgraziato come la conosciamo adesso e di dargli un colore scuro in modo che si ricordasse sempre del comportamento poco educato che aveva avuto con il merlo. Infine come se ciò non bastasse, decise anche di togliergli quel suo trillo ammirevole simile ad un violino Stradivari per dargli il tipico stonato gracchiare che fa “cra-cra-cra”. Da quel giorno nel gran bosco nessuno si fermò più ad ammirare la cornacchia.

PUBBLICATO 22/02/2025 | © Riproduzione Riservata





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