Francesco, un rivoluzionario


Franco Bifano

È calato il silenzio sul Vaticano e nei cuori di molti.
Papa Francesco, il pontefice venuto “dalla fine del mondo”, ha lasciato per l’ultima volta piazza San Pietro per il viaggio finale che lo ha portato alla Basilica di Santa Maria Maggiore. Se avesse potuto, anche oggi, avrebbe fatto sentire la sua voce contro i tanti che, ammantati di ipocrisia erano presenti in prima fila sul sagrato. Altro che “affetto, venerazione e stima” enunciati dal celebrante. Con lui se ne va un pezzo irripetibile della storia della Chiesa e forse dell’umanità. L’uomo che ha riportato la Chiesa dove Gesù l’aveva voluta: tra i poveri, gli ultimi e i dimenticati. Lo consideravano un radicale del Vangelo. Se questo significa vivere gli insegnamenti di Cristo con gesti concreti contro ogni ambiguità e vanità, allora lo è stato certamente. Ha praticato il Vangelo non solo a parole ma con l’esempio, portando quella Croce che portano i bambini e le famiglie nelle zone di guerra, gli emarginati nelle periferie dimenticate e i migranti sui barconi. Papa Francesco ha denunciato con coraggio non solo all'interno della Curia, la “mondanità” come il più grande male della Chiesa che fa crescere il clericalismo. Per questo si è attirato le ire di quei Cardinali e Vescovi che spesso sono più attenti agli onori e alla gloria che ai bisogni della gente. Bergoglio era un’altra cosa. Era un uomo distante anni luce da questo modo di vivere la fede. Era l'uomo della lavanda dei piedi ai carcerati, della carezza agli ammalati, del sorriso accogliente ai bambini. Ha insegnato che la Chiesa non deve essere una fortezza, ma deve aprirsi a tutti come un ospedale da campo; ha affermato con determinazione che nessuna guerra è giusta, e nessuna mai può essere chiamata santa. Francesco è stato un gigante in mezzo a molti nani. Una luce nella notte affollata da ciarlatani e demoni spacciatisi per leader. Ha parlato ai cuori, ha offerto ponti dove altri costruivano muri. Ha invocato la pace e trattative oneste nel perseguirla. Ha indicato nell’amore la via che avvicina a nostro Signore. Lascia un vuoto profondo, incolmabile. Se solo avesse potuto guidare ancora la Chiesa di Pietro per almeno altri dieci anni, forse avremmo visto molti mercanti essere allontanati dal Tempio e la Chiesa ritrovare quella umanità che profuma di Vangelo. Con lui perdiamo il Papa che ha dato molto fastidio a chi, contro gli insegnamenti di Cristo, ama il potere e utilizza la fede come uno strumento per compiere atti ignobili, per far carriera e affari, o tutte queste cose insieme. Un uomo che non ha mai avuto paura di mostrarsi fragile, di camminare a fatica e comunque riuscire a ridare speranza. Ci ha insegnato che la coerenza che nasce dal cuore può ancora essere rivoluzionaria. Forse, non smetterà mai di parlare a chi mostrerà di avere il coraggio di saperlo ascoltare veramente. |
PUBBLICATO 26/04/2025 | © Riproduzione Riservata

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