Capaci di non dimenticare, in memoria al Giudice Giovanni Falcone


Simona Cozzetto

La strage di Capaci, uno degli eventi più tragici della storia italiana, avvenne il 23 maggio 1992. Quel giorno, un attentato mafioso provocò l’esplosione di un tratto dell’autostrada A29, vicino a Capaci, in Sicilia, causando la morte del giudice Giovanni Falcone, di sua moglie Francesca Morvillo e di tre agenti della scorta: Rocco Dicillo, Antonio Montinaro e Vito Schifani. Gli agenti erano appena arrivati all’aeroporto di Punta Raisi, provenienti da Roma Ciampino. L’attentato fu pianificato con precisione fin dalla sera dell’8 maggio, quando gli uomini di Cosa Nostra posizionarono, utilizzando uno skateboard, circa 500 kg di miscela esplosiva in un cunicolo di drenaggio adiacente all’autostrada A29, tra Palermo e Capaci. Per segnalare il momento giusto per azionare l’esplosione tramite radiocomando, fu inoltre posizionato un frigorifero sul bordo strada e disegnati dei segni con vernice rossa sull’asfalto. Alle 17:57 gli attentatori fecero esplodere il tratto dell’autostrada dove procedeva il corteo delle tre auto. L’attacco rappresentò un colpo durissimo nella lotta contro la mafia, segnando un momento di grande dolore ma anche una svolta nella mobilitazione civile e istituzionale contro la criminalità organizzata in Italia. Dai punti oscuri delle indagini all’eredità civile di Giovanni Falcone, ancora oggi la strage di Capaci resta un evento chiave per la storia del Paese. Gli eventi del passato lasciano tracce irrisorie e concrete, che oggi solcano un futuro incerto ancora per tanti punti di vista. La lotta alla criminalità vive silenziosamente e ogni piccola crepa che la giustizia prova a risanare, ci riporta a dei ricordi e a delle memorie remote.
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PUBBLICATO 24/05/2025 | © Riproduzione Riservata

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