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Viaggio in Sicilia tra arte e legalità.La casa di Peppino Impastato e la sua vita

Foto © Acri In Rete
Angelo Liborio
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Ciao a tutti, sono Angelo della classe IIIC del Plesso via A.Moro dell’I.C. “B.F.M. Greco-San Giacomo”.
Venerdì 16 e sabato 17 maggio tutte classi terze del mio Istituto hanno partecipato al viaggio di istruzione in Sicilia per visitare Monreale, Cinisi e Palermo.
Cinisi è la città dove è nato e vissuto Giuseppe Impastato, anche se molti lo conoscono con il nome di Peppino. Abbiamo visitato la sua casa, dove le guide, con tanto e profondo trasporto, ci hanno spiegato la sua vita, la sua lotta contro la mafia, la sua immensa passione per la letteratura.



Egli visse in una famiglia mafiosa con a capo lo zio Cesare Manzella, che fu assassinato per far prendere il posto a un altro mafioso, Gaetano Badalamenti. Fu da quel momento che Peppino incominciò a interrogarsi sulla mafia.
Tempo dopo, come primo atto contro la mafia, insieme a degli amici, creò il circolo “Musica e cultura”, dove giovani della sua età potevano parlare di politica e di cultura, senza che orecchi indiscreti potessero arrivare a loro e ciò stava a dimostrare che una delle armi per combattere la mafia, la cui forza si basava sull’ignoranza del popolo, fosse la diffusione della cultura.
Nel ‘65 fondò il giornale “L’Idea Socialista”, che non ebbe grande successo, poiché, da quanto ci è stato spiegato, chi veniva visto con un giornale del genere in mano poteva finire in guai seri.
Nel  ‘77 decise di fondare una radio, chiamata “Radio aut”, che fu più efficace rispetto al giornale, in quanto poteva deridere e prendere in giro la mafia. Chiamava “maficipio” il Municipio, facendo intendere la corruzione politica, e Gaetano Badalamenti, il capo mafioso di Cinisi, “sindaco di Mafiopoli”. L’anno successivo decise di candidarsi a sindaco nella lista di “Democrazia Proletaria”, però per i mafiosi aveva raggiunto il limite delle sue possibilità di rivolta contro di loro e, la notte tra l’8 e il 9 maggio dello stesso anno, fu rapito da alcuni uomini, inviati da Badalamenti, che lo tramortirono con un sasso, gli legarono addosso 4 kg di tritolo e lo fecero saltare in aria sui binari della Palermo -Trapani. L’obiettivo era di farlo passare per un suicidio o un attentato fallito, e non per un martire contro la mafia: volevano cancellarlo dalla memoria collettiva.
 Per fortuna, il ricordo di Peppino non fu mai annullato, esso è vivo ancora oggi e dovrà esserlo per sempre. Grazie alla madre, Felicia Bartolotta, e al fratello Giovanni fu squarciato il muro dell’omertà e abbattuta l’imposizione del silenzio e, così, al suo funerale si presentarono centinaia di persone. Ancora oggi a Cinisi, ogni 9 maggio, Peppino viene celebrato come un MARTIRE contro la mafia. Lì, nell’abitazione di Peppino Impastato ci hanno spiegato che la “Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato” è nata proprio grazie a Felicia, che ha aperto la porta di casa raccontando la storia del figlio e, nello stesso tempo, ha portato avanti la causa contro Badalamenti per l’uccisione del suo Peppino, ripetendo che non sarebbe stata felice fin quando Peppino non avesse avuto giustizia.


Dopo 24 anni, esattamente l’11 aprile 2002, Gaetano Badalamenti fu riconosciuto colpevole e condannato all'ergastolo.  Fu scortato verso il carcere con la testa china, accompagnato dalla frase in siciliano di Felicia “Tu ammazzasti mi figghio”.
 Entrare nella casa di Peppino mi ha emozionato molto, perché io, le mie compagne e i miei compagni abbiamo avuto la possibilità di vivere sul campo l’argomento della legalità, trattato nelle classi in diverse modalità e con vari strumenti, come con la visione del film  del 2000 diretto da Marco Tullio Giordana,dedicato proprio alla vita e all'omicidio di Peppino, il cui titolo “I cento passi” fa riferimento ai cento passi di distanza tra casa sua e quella del boss.
Il mobile della casa che mi è piaciuto di più è la scrivania su cui poggia una macchina da scrivere, cioè la sua “arma” migliore, ma colpiscono anche i suoi tantissimi libri che ha letto in vita.


Peppino Impastato è un eroe, la cui storia deve essere tramandata da una generazione all’altra!
Ringrazio la Dirigente Scolastica e gli insegnanti, per aver considerato un valore aggiunto inserire nel programma del viaggio d’istruzione un’esperienza così coinvolgente.

PUBBLICATO 28/05/2025 | © Riproduzione Riservata





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