Illusioni d’agosto


Manuel Francesco Arena

Fra una settimana sarà ferragosto. Finalmente le tante agognate ferie! Ha appena lasciato la città del nord rimasta ormai vuota. I colleghi sono partiti: chi per le lontane Maldive, chi è andato nella fresca Islanda a vedere i Geyser e chi ad Ibiza per far fiesta toda la noce. Lui invece quando tutti gli chiedevano dove avesse prenotato, fieramente rispondeva che sarebbe tornato in Calabria. E dove se no? Poteva ignorare suo cuore? È arrivato in treno a Paola sul Tirreno. Poi ancora un altro breve viaggio su rotaia fino alla stazione di Castiglione ed infine su al paese in corriera. Arriva lì giusto per l’ora di pranzo. La mamma che ogni volta che torna ha l’impressione sia sempre più sciupato, gli ha preparato parmigiana di melanzane, polpette al sugo, una soppressata che sottovuoto ha conservato ancora la “lacrima”, insalata di pomodori dell’orto e l’immancabile vino casereccio. Un rosso forte e dal sapore tosto. Per suo padre che lo produce al piccolo vigneto di Santu Benadittu, quel vino tuttavia resta meglio di un Brunello di Montalcino DOCG. Sarà campanilismo o un modo di auto compiacersi quello del genitore, il quale coltiva quelle viti con sudore e sacrificio? Può lecitamente essere. Fatto sta che quel vino poi alla fin fine, sebbene un po' per il suo essere naturale spinga all’aceto, non è poi così male. Passano i giorni. Si va ogni tanto al mare per la tortuosa strada che fende in due il caratteristico borgo di San Demetrio Corone. Non cambia se la spiaggia è Thurio, Salici o Schiavonea, insomma una tra quelle frequentata sin da quando era bambino. Ai bagni al mare, di tanto in tanto, alterna giornate in montagna sulla Sila fatte di lunghe passeggiate e tramonti mozzafiato sul lago. In fondo lui resta pur sempre un lupo di montagna, quindi sull’Altopiano è nel suo habitat naturale. Come un metronomo, a scandire i giorni sono comunque le serate. Feste in piazza, mangiate con gli amici di una volta e schitarrate davanti ai falò cantando ad alta voce stonata il solito Fabrizio De Andrè che forse per sempre resterà il più gettonato: “Viaa del Campoo c’è unaa bambinaa, con le laabbraa coloor ruugiadaa…”. E’ bello questo tempo sospeso nell’estate. Sembra un sogno da cui nessuno vorrebbe più svegliarsi, ma che puntualmente nel culmine ogni anno svanisce come una finta promessa. Forse non saranno quelle fieste todas la noces di Ibiza tanto narrate da alcuni suoi colleghi fricchettoni, però egli si diverte così. Il paese è pieno di gente come una volta. C’è un’armonia continua e contagiosa. La gioventù migliore, quella partita al nord o all’estero per lavoro, è tornata a ricongiungersi con la famiglia ed i loro luoghi. A voler trovare le parole giuste per parlare di questo fenomeno, si possono citare le radici elastiche citate da Mauro Corona nel suo romanzo “Il canto delle Manère”. Queste, dice lo scrittore ertano, non sono altro che radici slungate al massimo, dove sfrega il vento della memoria che fa affiorare di tanto in tanto quella musica che ti riporta a casa. Che bello sarebbe se rimanesse sempre così questo posto che tanto ama! Ferragosto comunque arriva subito perché il tempo non conosce requie. Come sempre è un giorno di gioia infinita quello. Grigliate, bagordi, vino ed ancora canti, balli, baci ed amori fugaci fino a tarda sera. Purtroppo gli attimi fuggono senza tregua formando i minuti, le ore ed infine le settimane. Come un vento di primavera, proprio quelle due settimane di ferie sono già finite. Si è fatta già ora di partire, l’ora più triste per chi deve andar via. Stavolta il viaggio lo farà all’inverso. Un saluto alla mamma, al papà, ai nonni sempre più vecchi, agli amici, alla Sila, alla torre civica, a Sant’Angelo ed a chi resta. La valigia piena di malinconie, domande incompiute e risposte non chieste è pronta. La corriera, il treno e poi di nuovo il treno lo riporteranno a ritroso nella città che aveva lasciato per riprendere la vita di sempre. Il paese che ritroverà a Dio piacendo per pochi giorni a Natale, rimarrà invece laggiù a sonnecchiare nel silenzio di sempre tra le illusioni di un agosto quasi finito e la disillusioni di sempre. La transitorietà dell’autunno è ormai del resto vicina e tra poco, cambierà il colore delle foglie degli alberi senza che neppure essi stessi se ne accorgeranno.
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PUBBLICATO 09/08/2025 | © Riproduzione Riservata

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