Risate a crepapelle per la commedia ’A’mmuina ‘mmudicata della TAMM
Fulvio Scarlata
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Risate, colpi di scena, trovate spettacolari con il pubblico che diventa parte attiva della recita della vita in una infernale cavalcata da uno Shakespeare acrese alla commedia dell’arte fino alle più suggestive intuizioni pirandelliane: Pier Paolo Malito ripete l’esperimento della trasposizione di una delle più riuscite commedie teatrali del genio di Stratford , questa volta utilizzando non solo il dialetto locale, ma perfino con riferimenti a persone note al pubblico della realtà acrese. Così ’A’mmuina ‘mmudicata, liberamente tratta da “Molto rumore per nulla”, riesce a stupire e coinvolgere una sala mai così piena, tra le sette serate messe in campo dal Comitato pro centro storico, nell’ambito della Quarta rassegna di teatro dialettale.
Pareva un azzardo “Suonno ‘e mezz’agustu”, la trasposizione della Tamm di “Sogno di una notte di mezz’estate”, proposta dalla compagnia in passato. Invece l’esperimento funziona. E il progetto di rendere Shakespeare in dialetto calabrese continua nella trama che incrocia intrighi familiari e amori in cui Don Leonato (lo stesso Malito), la figlia Ero (Alessandra Pettinato) e la dama di compagnia Margarita (Maria Luchetta) se la vedono con don Pietro (Umile Servidio), il nipote innamorato Claudio (Francesco Gaccione) e gli intrighi di don Giuda (Antonio Palopoli) e del suo complice Borraccia (Angelo Aiello). Lo spettacolo inizia in mezzo al pubblico e la compagnia alla fine arriva perfino a catturare uno spettatore che, opportunamente travestito da donna, diventa parte della commedia a cui voleva assistere. Il ritmo è incalzante, le battute pronte perché non legate a un testo prefissato, ma a un canovaccio che lascia spazio alla libertà degli attori, con padre Francesco-padre Fedele che “vola” ad ogni sua entrata in scena, e il terrazzino dove si svolgono fatti e misfatti che “cammina” sul palcoscenico. Le vicende incalzano tra le movenze mimiche di un bravissimo Angelo Aiello e la scoppiettante interpretazione di Rosanna De Marco che nel ruolo di Beatrice vivacizza la trama con i suoi esilaranti dialoghi sull'amore con Benedetto (Luca Cirino). Dalla commedia dell’arte arriva la scelta di recitare indossando le maschere, ma sembra molto pirandelliano il gioco, proposto a più riprese, per il quale una volta tolta la maschera, non si viene riconosciuti, perdendo così la propria identità sulla scena e, sembra voler suggerire il regista, nella vita reale. “Crediamo in questo testo – spiega Malito, attore, autore, regista – per questo vogliamo alleggerire ulteriormente lo spettacolo, renderlo in un dialetto meno localizzato anche se spiccatamente calabrese per portarlo in giro. Magari con il sostegno delle istituzioni locali.” ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() Foto Giuseppe De Marco |
PUBBLICATO 11/05/2016 | © Riproduzione Riservata

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