Fondazione “V. Padula”: una grande responsabilità!
Michele Ferraro
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E’ ormai mia consuetudine seguire il percorso culturale della Fondazione “Vincenzo Padula”, com’è consuetudine fare dell’autoanalisi per capire se la Cultura rappresenta ancora un valore su cui investire o essere di essa un esecutore pedissequo!
Continuo a chiedermi su quale progetto stia realmente lavorando la fondazione ogni qualvolta si spende in iniziative, concrete e tangibili? Di certo anno dopo anno assistiamo ad un incremento delle iniziative grazie alla facoltosa capacità nel reperire i fondi, ma ciò non deve giustificare o tantomeno sollevarla dalle sue responsabilità in merito all’approccio, soprattutto con i giovani studenti, dove risulta ben lontano dall’educarli all’impiego del loro tempo libero volto a sensibilizzare partecipazione ed interesse. Quest’anno sono stati coinvolti nel progetto anche giovani artisti autoctoni chiamati a rendere più variegata la programmazione, al di là della bravura dei singoli, sicuramente indiscussa, si è assistito a qualcosa di poco costruttivo per l’immagine della Fondazione stessa, ebbene, ancora una volta qualcosa non ha funzionato! Anche per le tre giornate conclusive del “Premio” lo scenario rimane costante nel tempo, nonostante le tematiche affrontate ed i nomi in vista che di anno in anno si susseguono e ci meravigliano, risulta essere un cliché verosimile ad un salotto televisivo di cui siamo consapevolmente o inconsapevolmente assuefatti, senza tradursi in segnali cartierabili tanto da giustificarne l’impiego consistente delle risorse economiche destinate. Altro elemento significativo è la convivenza di un’altra potenziale fondazione a cui viene attribuito il nome di sessione “Vincenzo Talarico” e che fa da bastone a quell’incapacità di rendere autonome entrambe. Anche su questo tema dovremmo iniziare ad interrogarci anche perché se si considera attentamente la questione, noteremmo di sicuro un certo pasticcio. A ben vedere queste condizioni evidenziano un quadro meritevole di considerazione, in quanto tracciano lo spaccato del lungo impegno degli addetti ai lavori, in merito a quel personaggio rimasto ingiustamente marginale nella storia d’Italia. A quell’uomo che ha speso la propria vita usando la sua penna come strumento, quella penna di cui oggi non siamo ancora in grado di renderle giustizia. Noi comuni cittadini, fuori dalle mura di Palazzo Padula, percepiamo un fare autoreferenziale volto a rendere palpabile l’esistenza di un gotha sempre più arroccato carico di retoricume, in antitesi con i principi del Padula stesso. Di sicuro la fondazione sta curando le copiose pubblicazioni, per quanto concerne l’aspetto letterario ma, questa condizione non deve altrettanto giustificare o tantomeno sollevare dalle responsabilità su quanto accade per gli altri strumenti divulgativi, carenti di un progetto preciso e puntuale. Sappiamo bene, la legge vigente non prevede la presentazione di un bilancio pubblico ciò non toglie però alla fondazione la facoltà di utilizzare lo strumento trasparenza sui costi analitici delle attività, non perché sia dovuto ma come atto di generosità per sciogliere dubbi su un presunto fare clientelare. Pensare al domani è un atto dovuto per le nuove generazioni. Gli adulti si orientano dall’interno all’esterno, ossia dalle idee e dai sentimenti pienamente responsabili alla condotta conseguente, nel bambino avviene il contrario, egli passa dal comportamento alle idee. Egli si basa sui comportamenti che vede tenere intorno a sé per costruire, a partire da essi, le sue opinioni e la sua visione del mondo. Sarebbe opportuno avere il coraggio di guardare bene in faccia questa realtà ed affondare lo sguardo, attivando i neuroni necessari, per percepire quell’essenza utile all’ispirazione per sviluppare idee. Assuefatti dall’agire solo sul presente, rappresenta un fare in qualche misura restrittivo e limitante e se vogliamo molto vicino ad un comportamento adottato in politica. Pensare ad un progetto chiaro probabilmente consentirebbe di aprire spazi di riflessione per renderlo perfettibile e perfezionabile, condizione utile a delineare un valido punto di riferimento culturale volto al benessere dei beneficiari. Colgo l’occasione di porgere gli auguri di felice anno a tutti i cittadini acresi, nonché ai lettori di acrinrete. |
PUBBLICATO 12/01/2017 | © Riproduzione Riservata

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