Opinione Letto 2131  |    Stampa articolo

Verità storica e bugie di famiglia!

Maurizio Garotti
Foto © Acri In Rete
Egr. sig Arquati,
sono felice che lei abbia letto la mia tesi di laurea e non finirò mai di ringraziare mio cugino Gianluca per aver avuto l'intuito di metterla in rete.
Lei non è il primo che mi accusa di inesattezze e, addirittura, un gentiluomo di Acri voleva querelarmi. Ma è il primo a farlo in modo garbato e, soprattutto, lasciando intendere di conoscere documenti che proverebbero il contrario di ciò che io ho scritto; se così è (non ho motivo di dubitarne!) dovrebbe rendere pubbliche queste carte, così come pubblici e consultabili sono i documenti da me esaminati presso l'Archivio di Stato di Cosenza, precisamente nel fondo Prefettura Amministrazione podestarile di cui, nel mio scritto, trova tutti i riferimenti archivistici per far sì che chiunque possa rintracciare le stesse notizie.
Riguardo poi alla famiglia Giannone, mi sono occupato in modo esteso di Angelo Giannone che già dal 1924 con il favore del prefetto di Cosenza Agostino Guerresi, consolida il potere dei proprietari terrieri nella gestione della cosa pubblica essendo lui il prescelto per la carica di sub Commissario prefettizio presso il comune di Acri, con il preciso scopo di curare le imminenti elezioni amministrative, coadiuvato dalla sua squadra fascista, in favore di Filippo Sprovieri che sarà l'ultimo sindaco prima della riforma podestarile.
Lo stesso Giannone lo ritroviamo "fra gli 800 usurpatori di cui il vasto gruppo Sprovieri, Giannone Falcone Servidio, rappresenta un terzo dei 50 mila ettari usurpati oltre ai vasti fabbricati come l'ex convento di S. Domenico per il quale lo Sprovieri paga un canone di cinque lire annue o poco più (Archivio di Stato di Cosenza, fondo Prefettura. Amministrazione podestarile, b. 3, f. 2, sf. 1.2.). Così come il sindaco Sprovieri nel 1924 lasciò indifeso il comune di Acri presso la Corte di cassazione nella causa per il recupero dei territori usurpati: Comune di Acri contro Salvidio Falcone Giannone (tutti cognati di Sprovieri) causa che il comune aveva vinto sia in tribunale e sia in Corte d'Appello.

Per non parlare di Giannone nel 1929 commissario prefettizio prima e podestà poi, del comune di Santa Sofia d'Epiro; designazione questa non casuale in quanto il Giannone possedeva nel comune albanese diversi beni immobili che necessitavano della sua cura e, nel 1931 il Ministero dell'Agricoltura e delle Foreste eleva un verbale a carico del Podestà Giannone, per taglio di piante di farnia (quercia gentile) nel fondo vincolato Calamia allo scopo di tracciare il confine tra il comune di S. Sofia e quello di S. Demetrio; una debolezza, questa di tagliare alberi già riscontrata riguardo al bellissimo bosco Pietramorella, vicino alla contrada S. Giacomo, dove il ricavato era oggetto di commercio con Corigliano.

Lei dice una verità sig. Arquati: Angelo Giannone al momento di diventare podestà di Acri, non era più socio della società elettrica che forniva luce al comune, ma proprietario dell'impianto elettrico (turbina e relativo macchinario) era Gennaro Salvidio che, mi corregga se sbaglio, era cognato del Giannone.
Poi in una relazione stilata a seguito di un'ispezione eseguita tra il 17 e il 18 febbraio 1941 dall'ispettore provinciale dei Comuni, si legge: che riguardo all'illuminazione pubblica la ditta Salvidio/Giannone imponeva condizioni onerose, senza garantire continuità nel servizio.

Detto ciò non era mia intenzione ferire alcuno con questo mio lavoro, ma solo sfatare verità familiari che per troppo tempo si sono imposte ad Acri, le ripeto: se lei ha altre verità supportate da documenti le pubblichi pure, il webmaster di questo sito sarà felice di darle spazio.
cordialmente

PUBBLICATO 30/4/2005

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