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Troppo impegnati per riflettere?

Leonardo Marra
Foto © Acri In Rete
Silvio Berlusconi apre ufficialmente la campagna elettorale, e si concentra sull'avversario: "Il loro programma è solo carta straccia" dice, e fa a pezzettini, platealmente, dei fogli che ha davanti. Un Cavaliere da combattimento, che alza i toni del confronto davanti a sei, settemila sostenitori (secondo gli organizzatori) accorsi al Palalido di Milano per l'apertura ufficiale della campagna del Pdl. "La primavera è iniziata", dice, e auspica che ad aprile "ne inizi una di libertà".
( la Repubblica on-line 8 marzo 2008).

E’ inutile, nonostante i miei cinquant’anni, riesco ancora a stupirmi di ciò che accade.
Non sono mai stato un grande conoscitore della storia intesa come susseguirsi di vicende, ma gli eventi che hanno segnato il cammino dell’umanità, e le sue derive, hanno sempre scavato come tarli nella mia mente fino a farsi spazio e farmi comprendere, malgrado la mia resistenza atavica, come ci siano sempre corsi e ricorsi nelle vicissitudini umane.
Le situazioni si ripresentano periodicamente, non c’è mai nulla di nuovo sotto il sole, semmai cambiano le metodologie adottate per riportare in auge un vecchio percorso storico accantonato ed è incredibile, ma purtroppo comprensibile, come non si riesca a percepirne i segni premonitori, le dinamiche intrinseche che portano alla realizzazione di realtà assolutiste.
Abbiamo troppi problemi quotidiani da portare avanti che ci impediscono di riuscire ad afferrare il “senso della storia” che viviamo: il figlio all’Università, l’esigenza di sbarcare il lunario, di riuscire a procurarsi il necessario a far sopravvivere (ormai non si può più parlare di vivere) il resto della famiglia rimasta in casa senza dover rinunciare al riscaldamento, al telefono, all’acqua ed all’energia elettrica, ripiombando, così, agli inizi del secolo scorso con il lume a carburo ed il cesso fuori dall’uscio di casa.
Eh sì! Siamo troppo impegnati!
Siamo impegnati a centellinare gli euro che ci rimangono in tasca per non dire di no al piccolo che ci chiede gli spiccioli per il luna park, sapendo che quei dieci euro che gli diamo, per un giusto divertimento, sono dieci euro che vengono sottratti ad uno già striminzito bilancio familiare.
Siamo troppo impegnati a cercare di utilizzare di meno l’auto perché 20 euro ogni tre giorni significano 200 euro ogni mese, ma se si vive in periferia è dura arrivare in centro a piedi specialmente nei mesi invernali.
Siamo impegnati a cercare di ridurre il consumo di gas per il riscaldamento, perché 350 euro ogni due mesi per riscaldarsi solo 4 ore al giorno è diventata una spesa non più sostenibile.
Siamo impegnati a scorrere i cataloghi delle offerte speciali per sfamarci spendendo il meno possibile e chissenefrega se quello che mangiamo arriva dalla Cina o dall’Australia o da vattelappesca; come si fa a pensare all’economia nazionale quando il nostro bilancio familiare va a rotoli?!?
Siamo impegnati a cercare di non piangerci addosso tanto ormai siamo abituati alla sopportazione, alla rassegnazione (sigh!). Quanto amo i nostri “cugini” francesi che si incazzano quando li si mette alle strette, ma noi siamo italiani e l’italiano si lamenta, si arrabbia, mostra i denti, manifesta, sciopera, parla, discute, indìce tavole rotonde, riunioni al vertice, urla, si agita ma …. vota … ed al momento del voto ogni problema si dissolve, al momento del voto l’italiano si trasforma, dimentica le amarezze, le difficoltà, dà ragione all’ultimo fesso che ha incontrato per strada con il quale ha parlato, l’italiano ha la memoria corta, si agita fino all’entrata del seggio, quando è ancora convinto che con il suo voto riuscirà a dare la svolta definitiva, ma poco prima del voto viene assalito dai timori o magari dal senso di colpa nel “cambiare bandiera”, magari spera che sia la volta buona, che votando per il “suo” schieramento storico stavolta le cose cambieranno; e lo fa in buona fede, accantonando per un attimo, per il tempo necessario ad un battito di ciglia, le sue remore e nel frattempo appone quel segno sulla scheda elettorale, imbuca il foglio ed è pronto per ritornare alla carica dopo tre mesi con le sue parole, la sua rabbia, le sue conferenze, le sue riunioni al vertice e così via in una giostra senza fine.
Sì, perché l’italiano all’indomani delle elezioni si riscopre inerme davanti all’ottusità dei “nostri impiegati” (per dirla alla Beppe Grillo), davanti ad una classe dirigente sempre più insensibile ai bisogni ed al grido di aiuto che si leva dalla strada, davanti a persone sempre più avide di potere che non hanno la minima idea di cosa voglia dire soffrire e vivere con 1000 euro al mese, in mezzo a spazzatura, degrado e criminalità.
Ecco, di nuovo mi sono lasciato prendere la mano. Ero partito da un altro discorso, ma forse è vero: sto invecchiando, ed insieme a me anche le mie idee stanno diventando obsolete, altrimenti non mi spiego come ci possano essere persone (se ancora persone le si possa chiamare) che gioiscono, applaudono ed inneggiano ad un individuo che “sputando” sulle idee altrui, in preda ad una forsennata smania di protagonismo ed ad una inderogabile necessità di accumulare potere, si lascia andare a gesti plateali che rivelano, in tutta la sua drammaticità, la pochezza di idee e la mancanza perfino di una ideologia, se non quella del profitto personale, che ne ha caratterizzato l’ascesa al potere.
Stracciare un programma politico è lo stesso che strappare un libro di qualcuno che non la pensa come noi; equivale a tacitare le idee altrui, significa avere disprezzo ed odio per chi la pensa diversamente da noi. La liberta non è solo di “un popolo”, ma di tutti; e per dimostrarlo si dovrebbe cominciare ad avere più rispetto per gli avversari che non sono nemici da abbattere, da “annientare”, sono invece la rappresentazione di chi la pensa diversamente da noi e pertanto una ricchezza da valorizzare, da enfatizzare per mostrare, all’occorrenza, che le proprie idee sono migliori delle sue, ma senza violenza né verbale, né gestuale.
Voglio ricordare che la storia, quella di cui parlavo all’inizio, ci ha insegnato che si inizia sempre con il bruciare i libri e si finisce con il bruciare le persone o ridurle all’impotenza con il carcere e le decimazioni negli stadi.

PUBBLICATO 10/03/2008

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