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Cani randagi? No grazie!

Leonardo Marra
Foto © Acri In Rete
Perché ci si stupisce tanto? Non era difficile immaginare che prima o poi si sarebbe arrivati alla soluzione del "fai da te". Quando le istituzioni si rivelano impotenti davanti ai problemi, il cittadino avverte la (deprecabile?) necessità di ovviare a questi, sostituendosi alle autorità e perfino a Dio.
Così si arriva alle ronde (padane o no, armate o meno) che "vigilano" sulla tranquillità dei loro concittadini, passando per i "giustizieri della notte" i quali, partendo dal presupposto che la vita dell'uomo abbia maggior valore rispetto a quella di qualsiasi altro essere vivente, si arrogano il diritto di decidere sulla vita e la morte di una qualunque creatura.
Intendiamoci, checché si possa pensare, dire, sussurrare o gridare ai quattro venti come turpe vilipendio alla vita, l'accaduto alla "villetta del gazebo" e la sintomatologia di come ormai sia stato superato il livello di guardia. Il malessere diffuso di trovarsi in mezzo a torme di cani randagi che, incuranti della presenza umana (almeno inizialmente erano più discreti), bivaccano ininterrottamente in luoghi prima deputati alla presenza di bambini, sta tracimando in forme di intolleranza che difficilmente troverà qualche forma di dissenso nella popolazione acrese.
Sappiamo tutti quanto sia diventato problematico far sostare i bambini sui prati a causa delle zecche che potrebbero infestarli e per la paura delle patologie ad esse collegate e come sia davvero una impresa per temerari aggirarsi per le propaggini del paese di sera (parlo per esperienza diretta) senza ritrovarsi ad avere a che fare con queste torme di "amici dell'uomo" che di amichevole in molte circostanze dimostrano ben poco.
Non ditemi che non vi è capitato di assistere ad una zuffa tra quadrupedi che dimostravano l'amicizia verso i loro simili digrignando i denti e lacerandosi le carni a vicenda, tra l'espressione terrorizzata di quanti avessero la malaugurata sorte di trovarsi in mezzo a loro (anche questa è una esperienza diretta vissuta in una sera dell'estate scorsa in piazza Annunziata).
Per non parlare dei cassonetti dell'immondizia lasciati inopinatamente aperti e saccheggiati dai "nostri amici" tanto da ritrovarne il contenuto sparso in giro nel raggio di qualche decina di metri o degli stupendi affreschi naturalistici rappresentanti scapole di vitello disossate e sparse in giro per le aiuole della città, simbologia di un decadimento prenichilista (vedi il verde di piazza Annunziata costellato di resti animali spolpati e lasciati seccare al sole come monito della precarietà della vita).
Immagino che ognuno di questi episodi sia da imputare all'incuria degli uomini che mancando di ogni rispetto per il suo simile, dimostrando scarso interesse per l'ambiente e credendo di fare opera di bontà verso i gli amici a quattro zampe, prima li coccola, quando sono cuccioli, e poi li avvelena quando ingombranti, invadenti, malati e pericolosi, invadono il loro spazio vitale.
Ecco, fin qui il pensiero di un cittadino "medio" combattuto fra la constatazione dell'esecrabilità del gesto, dell'imbarbarimento che esso rappresenta ed il senso di solidarietà con lo stato d'animo esasperato di chi tale gesto ha compiuto.
Dalla mia modesta e probabilmente distorta visuale non riesco a condannare fino in fondo l'autore o gli autori di questi reati (magari sto commettendo anche io un reato facendo questa affermazione, in tal caso mi appello alla liberta di pensiero e di espressione) anche perché se dovessi scegliere tra la vita di mia figlia alle prese con uno di questi "amici" e quella di un cane randagio, optando per la prima, mi consolerei pensando di aver fatto un favore anche al secondo.
Tanto per concludere questo mio intervento, giorni fa sembra (sembra)siano stati visti degli operatori i quali sono riusciti ad afferrare un pericolosissimo cagnolino che più che una minaccia, era la mascotte dei ragazzi di Acri. Era un cagnolino fulvo chiaro che ogni mattina, alla fermata dell'autobus, accoglieva scodinzolante gli studenti pendolari e da questi riceveva una carezza ed una parola affettuosa. Per questa azzardata cattura un grazie di cuore va soprattutto a quello stupendo rappresentante della razza umana che precedentemente aveva "allungato" un calcio all'animale riducendolo praticamente in fin di vita. Immagino come quel valente ragazzo si senta orgoglioso dello stupendo gesto e dell'esempio di sprezzante noncuranza del pericolo mentre affrontava una bestia così pericolosa.
E intanto le torme di cani "pacifici" continuano a bivaccare al calvario, presso la rotonda del cimitero, lungo i viali o nelle varie piazze della città.
Un bravo a tutti gli attori, protagonisti e non. Chissà perché, ma ho la sensazione che di carcasse se ne conteranno parecchie.

P.S. Non sono mai riuscito a capire le persone che, preparando la carta dei diritti degli animali, varano leggi che difendono il diritto alla vita di questi ultimi, mandano in galera chi si macchia di un delitto contro di essi (molto più che se commesso contro un rappresentante della razza umana), pretendono di non avere discriminanti sulla vita e poi fanno discernimenti fra animale ed animale, distruggendo con esche avvelenate ratti, topi ed altri "infestanti" senza porsi il benché minimo problema morale e, quando invece ad infestare sono i cani, sottopongono la nostra intelligenza a mortificanti distinguo; be' io ho conosciuto una persona che aveva per amico un topolino, mentre temeva i cani per i quali nutriva una avversione profonda.
Perché dovrebbe avere torto lui?

PUBBLICATO 12/05/2008

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